“Mi scoppia la testa“: queste sono le ultime parole di Denisse, la ragazzina di 14 anni morta pochi giorni fa per un aneurisma non diagnosticato.
La ragazza si è sentita male quasi subito dopo essere arrivata a scuola, alle 8.30, e trasportata in ambulanza ha poi trascorso tre ore e mezza al pronto soccorso in codice giallo, tenendola in osservazione. Ma la situazione all’Ospedale Sandro Pertini peggiora, tanto che la madre implorava i medici: “Vi prego fatele una Tac“. Solo dopo molte insistenze i medici hanno effettuato l’esame: prima dicevano alla mamma che si trattava solo di stress e che le ragazzina doveva solo riposare.
Quando hanno effettuato l’esame è emerso un aneurisma: da qui il trasporto d’urgenza all’Ospedale Bambino Gesù – il Pertini non ha infatti la neurochirurgia – dove Denise è stata sottoposta ad un intervento chirurgico per cercare di far defluire il sangue.
Secondo quanto riporta Quotidiano.net: “in tarda serata, è stata ricoverata nella terapia intensiva. Il giorno seguente i medici hanno tentato il risveglio cerebrale e dopo 24 ore sono state avviate le procedure di accertamento di morte cerebrale. La ragazzina è deceduta il pomeriggio del 6 novembre”.
Il legale della famiglia Giuseppe Rombolà dichiara: “Siamo in presenza di una tragedia che ha colpito una ragazza assolutamente sana fino a quel momento. Lotteremo affinché vengano accertate tutte le responsabilità”.
La mamma di Denisse, che fa la maestra, probabilmente se lo sentiva che qualcosa non andava, non poteva trattarsi di semplice stress. Una madre lo sa: “Apro gli occhi e rivedo quelle scene in ospedale, chiudo gli occhi e risento quelle parole: sua figlia è stressata, la deve far riposare. Un incubo. Le toccavano la pancia come se stessero impastando la pizza. Mi chiedevano se aveva il ciclo, che cosa aveva mangiato. […] La mia bambina aveva gli occhi di chi era già in coma. Le pupille che si muovevano da destra a sinistra senza mai guardare dritto. Era rigida, non ha più parlato. Vomitava saliva che era muco giallo denso, non cibo. Imploravo che si muovessero, che le facessero una tac. Lei non si svegliava” ha dichiarato a Il Messaggero.
La donna ora vuole solo giustizia: “Voglio che chi non ha saputo riconoscere quei parametri non lavori più in un pronto soccorso, che cambi mestiere”.
Ovviamente questo non le ridarà indietro sua figlia, ma ha bisogno che i responsabili siano puniti: “Denisse non ha fatto neanche in tempo a spiccare il volo. […] Era geniale per il disegno e il computer, suonava il violino e il pianoforte. Mi diceva: ‘Amore, la vita è il dono più grande”.
Una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare se i medici – qualche volta – imparassero ad ascoltare le parole di una madre e a non prenderle solo per eccessivo zelo.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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