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Salute e benessere bambini

“Sono morto da vaccini”: le immagini di bambini che fanno discutere (FOTO)

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valeria bellagamba

Come sappiamo la propaganda no vax usa molti mezzi, anche scorretti, per portare avanti la propria ideologia contraria ai vaccini e terrorizzare i genitori.

Abbiamo già visto il caso clamoroso in cui veniva usata addirittura la foto di una bimba russa con i segni delle ustioni sul capo e sul volto causate da un incendio indicandola come vittima di danni da vaccino.

Questa volta la campagna aggressiva di una associazione no vax italiana è finita in Francia, presa in prestito dagli antivaccinisti francesi e suscitando l’attenzione del celebre quotidiano francese Le Monde.

No vax italiani e la foto finita in Francia

Qualche settimana fa ha destato scalpore l’immagine forte usata in una campagna antivaccinista dall’associazione veneta Corvelva (Coordinamento regionale Veneto per la libertà delle vaccinazioni). L’immagine è in bianco e nero e ritrae un bambino di pochi mesi nudo, seduto e di spalle, con il capo reclinato. Sulla schiena la scritta: “Io sono un morto da vaccini di cui non verrai mai a conoscenza. Rinnegato e dimenticato”.  In fondo alla foto la citazione di Emiliano Rapposelli un bambino morto all’età di 15 mesi, nove giorni dopo la vaccinazione con trivalente (contro morbillo, parotite, rosolia), che secondo l’associazione sarebbe la causa del decesso del piccolo. La foto, ovviamente, non ritrae un bambino morto per colpa del vaccino, bensì è una di quelle foto che chiunque può acquistare da un archivio fotografico online di “stock”. Ci sono numerosi siti web che vendono foto simili per pochi euro. Queste foto vengono utilizzate di norma da giornali e blog a corredo dei loro articoli, per scopi editoriali, oppure vengono utilizzate per scopi commerciali e pubblicitari (quando è consentito dalla licenza di sfruttamento dell’immagine), per promuovere un prodotto o un servizio.

Comunque si tratta di una campagna forte che ha suscitato molte polemiche, per l’utilizzo strumentale dell’immagine e soprattutto per la scorrettezza dell’informazione: oggi infatti non esistono casi scientificamente dimostrati di morti da vaccino. Non con i vaccini di ultima generazione. Basti ricordare anche il recente rapporto dell’Aifa. Poi si potrà anche pensare che sia tutto falso e tutto un complotto, ma per dimostrarlo occorrono le prove. Prove che i no vax non sono in grado di fornire in concerto, scegliendo di puntare piuttosto sull’emotività e la suscettibilità dei genitori dei bambini in età da vaccino.

Il caso di Emiliano Rapposelli, come spiega NextQuotidiano, non è un caso di vittima del vaccino. Il piccolo è morto nel 2003 a pochi giorni dalla vaccinazione con il trivalente, ma la contiguità temporale dell’evento non implica necessariamente il nesso di causa-effetto, fondamentale per dimostrare il danno da vaccino.

Comunque, dopo una battaglia giudiziaria durata tre anni, nel 2006 la famiglia si è vista riconoscere dalla Commissione Medica Ospedaliera il risarcimento danni previsto dalla legge 210/92 per i danneggiati da vaccino e trasfusioni. La Commissione medica, tuttavia, non aveva imputato la morte del bambino direttamente al vaccino, piuttosto aveva individuato nel vaccino una “concausa” del decesso, poiché al momento della vaccinazione il bambino era già affetto da un’altra patologia. Inoltre, il piccolo era stato già sottoposto a vaccinazione esavalente senza avere nessuna reazione avversa. Una situazione complessa, che meriterebbe una trattazione a parte, ma che dimostra come certi casi si prestino facilmente a manipolazione e generalizzazione.

Cosa vuole dire Corvelva con questa foto e soprattutto con una scritta così forte? Il caso di Emiliano Rapposelli va trattato con tutta la cura, l’attenzione e il massimo rispetto che merita questa tragica storia, ma si tratta di un caso a sé stante, che non può essere usato per dire che i vaccini uccidono.

Generalizzare, parlando di possibili e frequenti conseguenze gravi nell’uso dei vaccini, soprattutto senza fornire dati né riferimenti specifici, è fuorviante. È fare disinformazione se non vero e proprio terrorismo psicologico. Ricordiamoci che i vaccini hanno salvato e salvano vite tutti i giorni.

La questione non finisce qui. Qualche giorno fa, sempre Corvelva, è uscita con una nuova immagine della sua campagna anti vaccini, pubblicando ancora una volta una foto in bianco nero, sempre di stock. Un bambino appare sdraiato su un letto, nudo eccetto una copertina che lo copre appena, ha le braccia appoggiare accanto alla testa. Questa volta il volto del bambino è oscurato, pixellato si direbbe, ovvero reso irriconoscibile per via dei pixel sgranati. La scritta che compare è: “Io sono uno dei bimbi morti per SIDS (morte in culla) post vaccino esavalente, occultati dai rapporti ufficiali”. Anche in questo caso si mettono sotto accusa presunti dati occultati dalle istituzioni.

La foto fa una certa impressione, perché essendo il viso del bimbo oscurato sembra davvero che si possa trattare di uno dei bambini morti per SIDS di cui si vuole proteggere l’identità. Ma è abbastanza evidente che si tratta di una foto professionale, scattata in uno studio con il bebè quasi in posa e, non è un’immagine segreta che contenga chissà quali rivelazioni. È bene precisarlo perché da come l’immagine è stata pubblicata e presentata sembra che l’effetto voluto sia proprio quello di svelare chissà quale inganno.

Ma c’è di più, come ha svelato il debunker David Puente, la foto del bambino è stata usata violando le condizioni e i termini d’uso. Anche quando una foto viene acquistata da un sito web di immagini stock, che non prevedono royalties, il suo utilizzo può essere sottoposto a precise condizioni. Non sempre, infatti, se ne può fare un uso commerciale o pubblicitario e anche in questi casi possono esserci delle restrizioni d’uso ben precise da rispettare. Come è avvenuto in questo caso, in cui la foto è stata acquistata su Shutterstock.

La foto è stata caricata sul portale da un padre australiano, Brayden Howie, che ha scattato alcune foto a suo figlio a quattro gironi dalla nascita. Le foto si possono acquistare e utilizzare, ma il sito di Shutterstock, come ha messo in evidenza sempre David Puente, prevede delle condizioni di utilizzo delle immagini che a quanto pare Corvelva non ha rispettato.

  • LIMITAZIONI ALL’UTILIZZO DI CONTENUTI VISIVI

    NON PUÒ:

    1. Utilizzare un Contenuto visivo in modi diversi da quelli espressamente indicati nella licenza acquistata per tale Contenuto.

    2. Far apparire le persone presenti in un Contenuto visivo (i “Modelli”) in modi che una persona ragionevole possa ritenere offensivi, inclusa, a titolo non esaustivo, la rappresentazione di un Modello: a) in relazione a materiale pornografico, “video per adulti”, locali per adulti, servizi di escort o di appuntamenti e simili; b) in relazione a pubblicità di tabacco e prodotti correlati; c) in un contesto politico, come propaganda, pubblicità o sostegno a un partito politico, un candidato, un funzionario eletto, o in relazione a una specifica opinione o posizione politica; d) come affetto o in cura per disturbi fisici o mentali; e) coinvolto in attività criminali o immorali.

    3. Usare Contenuti visivi in contesti pornografici, diffamatori, ingannevoli o in maniera tale che possano essere considerati offensivi, osceni o illegali.

    4. Utilizzare Contenuti visivi contrassegnati come “Solo uso editoriale” per usi commerciali.

    5. Rivendere, ridistribuire, fornire l’accesso a, condividere o trasferire qualsiasi Contenuto visivo ad eccezione di quanto espressamente previsto nel presente documento. A titolo di esempio, le precedenti disposizioni vietano di visualizzare i Contenuti in forma oppure quale parte di “galleria” di contenuti in cui terzi possono cercare e da cui possono scegliere contenuti.

    6. Utilizzare un Contenuto visivo in modo tale da violare il marchio di fabbrica o altri diritti di proprietà intellettuale di terzi, o da dare luogo a un reclamo per pubblicità ingannevole o concorrenza sleale.

    7. Utilizzare qualsiasi Contenuto visivo (intero o parziale) come marchio aziendale, logotipo o altra indicazione di origine o parte di essa.

    8. Usare fotogrammi derivanti dai Video se non per pubblicizzare, promuovere e commercializzare contestualmente i lavori derivati dall’uso di tale Video.

    9. Dichiarare il falso, espressamente o per deduzione ragionevole, usando i Contenuti visivi in modo tale da far credere che siano opera dell’utente o di una persona diversa dal titolare dei diritti d’autore di tali Contenuti visivi.

Si è venuto a sapere, poi, dallo stesso padre, contattato da Puente, che il bambino ritratto nella foto oggi ha cinque anni ed è perfettamente sano e vaccinato. Nel frattempo, Brayden Howie ha chiesto a Corvelva di cessare l’utilizzo improprio dell’immagine.

La questione ha assunto una dimensione “internazionale” a seguito dell’utilizzo delle stesse immagini con gli stessi messaggi all’estero. La campagna di Corvelva, infatti, è piaciuta molto anche ad alcune associazioni antivacciniste francesi a cui l’associazione veneta ha inviato la foto con l’impaginato (vedi lettera e delle limitazioni all’uso segnalate sopra), come spiegano loro stessi, e come è riportato in un articolo di NextQuotidiano, per avviare una campagna in Francia.

Screenshot da NextQuotidiano

Così le foto in bianco e nero dei bambini presunti morti da vaccino con le didascalie di denuncia in bella evidenza sono finite su un giornale francese, mentre lo spazio sul web glielo ha dato Corvelva, molto più organizzata e strutturata dei francesi. La vicenda ha suscitato l’attenzione dei media e il caso è finito sul quotidiano francese Le Monde, che ha trattato direttamente la campagna di Corvelva giudicandola ingannevole.

Come se non bastasse le foto in bianco nero con le scritte di denuncia sui bambini uccisi dal vaccino e occultati sono uscite anche in versione inglese. In questo caso, a fondo immagine oltre al logo dell’associazione antivaccinista c’è anche quello del discusso film Vaxxed.

Le due foto che vi abbiamo riportato sopra non sono le uniche di Shutterstock utilizzate da Corvelva per la sua campagna no vax, ce ne sono altre, sempre di neonati che dormono placidamente, sempre con il volto oscurato e con la scritta in sovraimpressione in cui si dice che sono danneggiati da vaccino. Anche in questo caso si tratta di un utilizzo improprio delle foto, stando alla licenza di Shutterstock. Potete seguire tutta la vicenda sul lungo post pubblicato da David Puente che via abbiamo linkato sopra.

Nel frattempo, in merito all’uso improprio delle immagini, Corvelva ha risposto con un post sulla sua pagina Facebook usando un paragone raffinato, quello con la famosa pipa che non è una pipa del celebre quadro del pittore surrealista René Magritte.

“Ceci n’est pas une pipe” mira a negare qualcosa che si nega da solo e cioè che la rappresentazione di una pipa non è una pipa reale ma solo un dipinta in modo tale da evocare in noi l’immagine di un oggetto, una pipa.

Per arrivare a capire quest’opera, il vero senso della sua ricerca, è necessario osservarla da posizioni diverse: da lontano si vedrà unicamente la pipa, l’oggetto pipa e non il dipinto. Se invece ci si avvicina avviene l’esatto contrario. Solo la scritta prende importanza, la pipa diviene immagine dipinta, insieme di colori, finta, chiaramente non è una pipa.

L’accostamento tra lettura ed osservazione è il vero conflitto, la contraddizione tra logica e creatività, tra leggere e vedere crea la vera magia in quest’opera.
L’unione di una pipa ed una scritta fa scaturire una netta separazione tra ciò che è disegno e ciò che è reale, il primo non potrà mai eguagliare l’altro.

Così è avvenuto anche per la campagna Corvelva, la foto acquistata su Shutterstock non potrà mai eguagliare la foto di un bambino morto o danneggiato e se il punto di osservazione sarà distante allora vedrete sempre e solo un bambino sano.

La negazione del testo “io sono un bambino morto…” al contrario dell’opera di René non sta nella forma ma nella sostanza essendo già inserita in una negazione intrinseca: non esistono danneggiati, non esistono morti da vaccino. Affermare che invece esistono mediante una scritta attiva nell’utente quel conflitto voluto tra lettura e visione, un contrappasso inevitabile.

In poche parole, Corvelva si difende affermando che l’immagine utilizzata è di fatto solo una rappresentazione figurativa di un bambino morto o danneggiato da vaccino, anche perché non avrebbero potuto utilizzare le vere foto, drammatiche e scioccanti, di bambini che, a detta loro, hanno subito gravi danni o sono morti a causa delle vaccinazioni. Allora perché cancellare il volto dei bambini sgranando i pixel come se avessero pubblicato veramente le foto di presunte vittime? Un’altra circostanza che non torna.

Corvelva sostiene che quello che conta non è tanto la “forma” riferita alla foto utilizzata, che sia un bambino realmente morto per il vaccino oppure no, quanto la “sostanza” delle morti da SIDS (morte in culla) che a detta loro sarebbero state provocate dal vaccino esavalente Infanrix Hexa, prodotto dalla GlaxoSmithKline e che l’azienda stessa avrebbe fatto di tutto per nascondere.

“L’affanno personale sale – scrive Corvelva – quando ci si accorge che che questa religione vaccinale ha la stessa ottusaggine della santa inquisizione; se gli autori Puliyel e Sathyamala avessero scoperto un occultamento di decessi infantili legati ad un qualsiasi altro trattamento sanitario le cose sarebbero cambiate e Le Monde, per citarne uno, avrebbe aperto il suo giornale con ben altri titoli”.

Universomamma si è occupato più volte del dramma delle morti in culla o sindrome della morte improvvisa del lattante (Sudden Infant Death Syndrome – SIDS) e non esiste alcuna evidenza scientifica che il responsabile sia il vaccino. Lo hanno confermato diversi studi scientifici, dimostrando inoltre che l’incidenza della SIDS è la stessa sia nei bambini vaccinati che in quelli non vaccinati. Anzi, ulteriori studi hanno dimostrato che la vaccinazione diminuisce il rischio di SIDS. Ma torneremo su questo argomento con un articolo più approfondito.

La circostanza che ha indotto molti a credere che il vaccino sia responsabile delle morti in culla è che queste si verificano solitamente tra i 2 e i 12 mesi di età, ovvero in concomitanza con le prime vaccinazioni. Ma la vicinanza temporale tra vaccino e SIDS non implica un rapporto di causa-effetto. Ecco perché sostenere che il vaccino provochi le morti in culla non solo è sbagliato, ma non aiuta i bambini vittime di questa terribile sindrome e le loro famiglie.

Il dramma dei bambini vittime di gravi malattie genetiche o autoimmuni o di morte precoce merita tutto il rispetto possibile, la massima considerazione e l’attenzione della medicina e della scienza. Ma trovare a tutti i costi un colpevole, senza evidenze scientifiche, alimentare confusione, paura e disinformazione, non aiuta nessuno, né le vittime e le loro famiglie né tanti genitori comprensibilmente spaventati.

Che ne pensate unimamme?

Vi ricordiamo il nostro articolo: Vaccinazioni obbligatorie: no della Consulta ai ricorsi contro il decreto

valeria bellagamba

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