In questi giorni sta facendo molto scalpore la notizia che riguarda Marica Ricutti, una donna di 39 anni madre di due figli di 10 e 5 anni (il secondo disabile) che lo scorso 21 novembre ha ricevuto la lettera di licenziamento “per giusta causa” dall’Ikea di Corsico, dove lavorava da 17 anni.
Secondo l’azienda il problema è che è venuto meno il rapporto di fiducia visto che la dipendente non si è comportata in maniera corretta: “Negli ultimi 8 mesi Ricutti ha lavorato meno di 7 giorni al mese. Nell’ultimo periodo, in più occasioni, si è autodeterminata l’orario di lavoro senza alcun preavviso nè comunicazione di sorta, mettendo in grave difficoltà i colleghi” come riporta La Stampa.
Perché la donna si sarebbe comportata in questo modo? La signora ha appunto un figlio disabile e non poteva presentarsi al lavoro alle 7 perché doveva portare il figlio più piccolo a fare terapia. Negli anni Marica è stata spostata in vari reparti dell’Ikea di Corsico, vicino Milano, e ha deciso di accettare l’ennesimo trasferimento nell’area food perché le avevano garantito che l’inizio del lavoro al mattino presto non sarebbe stato necessario se non nei week end, quando i bambini stanno con il papà, dato che la donna è separata.
“Parlai con i miei responsabili dicendo chiaramente che per me era impossibile rispettare quell’orario. Per prendere servizio alle 7 mi sarei dovuta avviare da casa un’ora prima e, poi, come avrei fatto ad accompagnare i bambini a scuola?” ha detto Marica intervistata dall’Huffington Post. Dopo le rassicurazioni verbali, Marica ha accettato il nuovo incarico, ma ben presto si è trovata la sorpresa:
“Mi sono vista riproporre un nuovo prospetto nel quale c’era questo turno con inizio alle 7 e veniva modificato anche il turno del martedì, giorno per me importantissimo perché devo accompagnare il mio bambino più piccolo a fare terapia. A quel punto, ho cercato un confronto, ricordando le parole che mi erano state date circa il fatto che non sarei stata impiegata nel turno che inizia alle 7 del mattino, almeno dal lunedì al venerdì. Accettai comunque, chiedendo di venirci incontro, per l’ennesima volta mi sono resa disponibile. Purtroppo, da parte dell’azienda c’è stata una chiusura netta”.
La donna nel frattempo si è rivolta ai sindacati e su loro consiglio ha comunicato all’azienda che si sarebbe attenuta ai vecchi turni, entrando per 3 volte alla 9 di mattina, come faceva prima: “Ho spiegato che non volevo essere privilegiata, che ero disponibile a lavorare in tutti gli altri turni, compreso quello di chiusura, che per me non è agevole finendo a tarda sera, ma che comunque lo avrei fatto. Il 21 novembre ho ricevuto la lettera di licenziamento. In tronco”.
Marica in 17 anni di lavoro non ha mai avuto un richiamo o una contestazione e adesso si ritrova disoccupata, anche se non ha intenzione di mollare, visto che intende impugnare il licenziamento. I suoi colleghi sono con lei e il prossimo 5 dicembre faranno sciopero. Dopo il grande clamore, Ikea ha deciso di fare una parziale marcia indietro: “In merito alla situazione di Marica Ricutti, Ikea Italia comunica che sta svolgendo tutti gli approfondimenti utili a chiarire compiutamente gli sviluppi della vicenda” perché “vuole valutare al meglio tutti i particolari e le dinamiche relative alla lavoratrice oggetto della vicenda” come si legge su Il Fatto Quotidiano.
Pare che Ikea da qualche anno a questa parte utilizzi un algoritmo che detta i turni dei dipendenti due volte al’anno: a settembre a marzo, sulla base di uno schema che comprende flusso di clienti, numero di dipendenti e esigenze di reparto. Peccato che non si abbia a che fare con dei numeri, ma con delle persone, che con un lavoro ci mantengono una famiglia.
E voi unimamme cosa ne pensate? Intanto vi lasciamo con il post che parla di un mobile ikea che ha ucciso un bambino.
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