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Disturbi del comportamento a scuola: riconoscerli e gestirli in modo efficace

Published by
Maria Sole Bosaia

Unimamme, oggi vi parliamo dei disturbi specifici del comportamento, un argomento che merita di essere approfondito.

Disturbi del comportamento: un esperto fa chiarezza

L’esperto Gianluca Daffi, docente di Interventi psicoeducativi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presso la Libera Università di Bolzano, e collaboratore degli Spedali Civili di Brescia e del centro studi Erickson di Trento, divide i disturbi specifici del comportamento in 2 specie:

  • ADHD: deficit di attenzione e iperattività che si divide in un versante iperattivo e uno disattento, i disattenti non creano disagio alla classe, l’iperattivo invece non sta mai fermo
  • disturbo oppositivo provocatorio: è quello che crea più disagio, nega sempre qualsiasi tipo di responsabilità. I bambini che ne sono affetti dicono spesso: “è colpa tua“, “ce l’hai con me“, ecc… fino ad opporsi a qualsiasi tipo di richiesta proveniente dal mondo adulto. La richiesta può essere: “alzati per cancellare la lavagna” oppure “fai i compiti”.

Entrambi questi disturbi tendono ad essere presenti insieme, quindi accade spesso che questi bambini, quando vengono richiamati, inizino una serie di polemiche e dibattiti che non hanno fine.

Dal punto di vista dell’adulto è importante che questi:

  • sia in grado di comprendere se questo alunno ha un disturbo o una difficoltà, i bimbi che hanno davvero dei disturbi hanno una risposta neurofisiologica particolare, la parte prefrontale del loro cervello, che funziona male, causa l’incapacità di gestire anche la minima frustrazione legata alle richieste che provengono dall’esterno.
  • bisogna lavorare sulle gratificazioni e non sulle punizioni, se non gratificate il bimbo quando si comporta bene e immediatamente, non imparerà mai.
  • bisogna lavorare sulle ricompense: mettere in fila una serie di azioni per ottenere un risultato. Per esempio una ricompensa può essere il tempo guadagnato. L’insegnante può dire all’alunno: ” su un’ora di lezione ti lascio 15 minuti per fare un’attività che a te piace“. Questo toglie l’adulto da una dinamica conflittuale in cui il bambino tende a metterlo. L’adulto quindi manda il segnale che se il bimbo si comporta male pagherà un costo su cui però non può recriminare perché non è l’adulto che toglie qualcosa, ma è il bimbo che ha messo in fila le sue azioni per uno scopo

Solitamente i bimbi con un disturbo del comportamento che imparano il sistema delle ricompense tendono a migliorare.

Le strategie che vengono utilizzate dagli adulti non devono avere come obiettivo quello di trasformare un bambino con disturbo in uno senza disturbo, questo non accadrà mai. L’obiettivo è quello di trasformare un alunno ingestibile in un alunno gestibile, ma difficilmente.

Unimamme, voi cosa ne pensate dei consigli di quest’esperto, riportati su Rai Scuola che ha creato un’area dedicata all’inclusione scolastica?

Noi vi lasciamo con un approfondimento su ADHD e la mediterranea saggezza.

 

Maria Sole Bosaia

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