Un’altra bruttissima storia di licenziamento dal lavoro di una mamma di un bambino disabile. Dopo il discusso caso Ikea, un altro episodio si è verificato questa volta presso un’azienda della provincia di Mantova. La mamma licenziata era regolarmente in congedo per assistere il figlio affetto da una grave malattia genetica.
Si trovava in congedo regolare, concesso dall’azienda, per assistere il figlioletto di 3 anni affetto da SMA, atrofia muscolare spinale, una malattia genetica grave. La donna, Veronica Piras, è stata tuttavia licenziata. La donna e il marito Viktor hanno avuto il 22 dicembre di tre anni fa un figlio Nikolas, purtroppo nato con l’atrofia muscolare spinale, quindi bisognoso di continua assistenza. Il bambino vive collegato alle macchine fin dalla nascita; ha bisogno di respiratore e sondino gastrico.
Ci si può immaginare facilmente quanto sia difficile per la mamma continuare ad andare a lavorare, ma avere allo stesso tempo bisogno del lavoro per sostenere le spese di cura e di assistenza al figlioletto. Eppure, già ai tempi della gravidanza Veronica Piras aveva avuto grossi problemi con la sua azienda, la Consulmarketing, una ditta milanese, per la quale la donna rilevava i prezzi per le indagini di mercato nei supermercati di diverse province della Lombardia e anche in Trentino. L’azienda le aveva chiesto di posticipare il congedo obbligatorio e solo di fronte al certificato medico che attestava la gravidanza a rischio, le ha concesso la maternità nei termini chiesti dalla donna. Scaduto il periodo di cinque mesi di congedo obbligatorio (due prima e tre dopo il parto), Veronica ha chiesto all’azienda di poter restare a casa per tre anni al 30% dello stipendio (che era di 800 euro netti al mese), un congedo consentito dalla legge e che la donna ha chiesto con la formula del congedo parentale per i genitori di figli con grave disabilità.
Il congedo è stato concesso, sarebbe scaduto a marzo del 2018, ma lo scorso giugno è arrivato il fulmine a ciel sereno: Veronica ha ricevuto una email in cui l’azienda le chiedeva di restituire il materiale necessario alla rilevazione del prezzi, “come già richiesto nella lettera di licenziamento del 19 maggio”, spiegava l’azienda, lettera che tuttavia la donna sostiene di non aver mai ricevuto. Un licenziamento a sorpresa, senza comunicazione scritta, assolutamente illegittimo. Veronica Piras ha lavorato per 10 anni per la Consulmarketing, prima con contratto Co.co.co e poi dal 2013 assunta a tempo indeterminato. Ora Veronica non ha più nemmeno i 250 euro al mese che riceveva durante il congedo a stipendio ridotto. Una cifra talmente bassa per l’azienda, ma importante per la donna, che lascia interdetti.
La donna ha contattato i sindacati e il prossimo 13 dicembre il caso verrà discusso in aula, davanti al giudice del lavoro. Ci si augura che sia un equivoco o un errore dell’azienda perché altrimenti è un fatto gravissimo. Veronica però ha commentato:
“Non mi stupisco del licenziamento, l’azienda per cui ho lavorato dieci anni della mia vita è capace di queste cose”
Del caso di è occupata la Gazzetta di Mantova.
Come commentate unimamme?
Nel frattempo, riguardo al caso della mamma licenziata da Ikea oggi i lavoratori hanno protestato a sostegno della donna.
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La malattia genetica SMA
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