Alfie è infatti nell’Alder Hey Children’s Hospital da quasi un anno, è in coma farmacologico e soffre di una forma di crisi epilettiche o spasmi.
Purtroppo i medici non sono riusciti a dare una diagnosi della malattia che lo ha colpito ma si oppongono a un trasferimento presso un altro ospedale. Non solo, come nel caso di Charlie Gard, si sono appellati alla Corte inglese perché sono convinti che sia nel “migliore interesse” del bambino non continuare più a curarlo e che sia meglio lasciarlo morire.
Secondo l’avvocato l’ospedale avrebbe tradito la fiducia, perché non ha permesso di svolgere la procedura di mediazione e trovare una soluzione concordata. L’ospedale ha infatti comunicato ai genitori di Alfie di aver deciso di rivolgersi al tribunale per chiedere l’autorizzazione a staccare le macchine al piccolo.
In merito ai primi due punti, l’avvocato si sofferma sul fatto che non essendoci ancora una diagnosi (c’è solo una patologia sospettata di tipo neurologico grave) è lecito domandarsi su quali basi l’ospedale affermi che non ci sono più speranze per Alfie. Inoltre, occorre ricordarlo, i medici dell’ospedale, poco tempo dopo il ricovero avvenuto a dicembre 2016, avevano già detto ai genitori di prepararsi al peggio, cosa che poi però non è accaduta.
Parlando di assenza di speranza e di qualità di vita “inesistente”, a smentire ci sono diversi video pubblicati dai genitori sulla pagina Facebook di Alfie’s Army che mostrano Alfie che apre gli occhi, alza le braccia, sbadiglia, si tiene il ciuccio, insomma fa tutta una serie di cose che dimostrano che non si è di fronte a un “vegetale” e che la speranza non è nulla.
La battaglia è quindi aperta, e noi speriamo fortemente che si riesca a trasferire il piccolo Alfie in un ospedale italiano che si è già dichiarato pronto ad accoglierlo.
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