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”Ricordando il bambino”: una mostra che parla della perdita di un figlio

Published by
Maria Sole Bosaia

Unimamme, in tante occasioni i temi della morte perinatale e degli aborti spontanei rimangono ancora un tabù, anche se non dovrebbe essere così.

Morte perinatale e aborto spontaneo: una mostra per parlarne

Secondo Sands, un’associazione di carità dedicata alla morte perinatale 15 bambini al giorno muoiono entro 4 settimane dalla nascita nel Regno Unito.

Di recente questo tasso si sta lentamente abbassando ma rimane ancora alto.

Nel 2015 1 bimbo su 350 piccoli nati nel Regno Unito è morto nel giro di 4 settimane dalla nascita e 1 su 3 è nato morto per le stesse motivazioni per cui la morte non è chiara o non è spiegabile.

A seguito di tutto è stato deciso di inaugurare una mostra: “Inizio di o fine della vita”  dedicata a questi argomenti all’interno di un progetto di ricerca dell’Università di  Sheffield.

La morte di un bambino è qualcosa che la maggior parte delle persone non riesce a comprendere,  qui nel Regno Unito è tristemente più comune di quanto si pensi. Alle persone non piace parlare della loro perdita precoce, è un soggetto che molti non sono sicuri di come trattare. Speriamo che la nostra mostra possa cambiare questo punto di vista, spesso i genitori beneficiano dal parlarne spiega il dottor Kate Reed.

Reed spiega che la mostra è stata curata dall’artista dei raggi X Hugh Turvey HonFRP, dall’artista del suono Justin Wiggan  e da Lee Simmons che si è occupato del design grafico dell’esposizione.

Per molti anni la pratica del post-mortem è stata affidata all’uso dei 5 sensi per determinare la causa della morte (ad esempio, odorando il corpo o toccando il corpo). Con lo sviluppo della tecnologia però la Risonanza Magnetica per Immagini (MRI) è divenuta cruciale, non solo durante la gravidanza ma anche in caso di morte perinatale, e quindi è usata sia “all’inizio” che “alla fine” della vita. Molti sostengono che le tecniche di MRI possono trasformare la pratica legata al post-mortem attraverso lo sviluppo di un’autopsia non invasiva, dove il corpo del bambino può essere esaminato senza dissezione, ossia dover procedere a tagliare il corpo per analizzarne gli organi.

Scopo della mostra è quello di rendere l’esperienza della perdita perinatale più visibile e di creare una collezione di lavori che sfidi i tabù, specialmente quelli relativi alla post mortem.

Questo include:

  • immagini visuali
  • oggetti fisici
  • installazioni uditive
  • ogni esplorazione sensibile di ciò che accade quando muore un bambino dal punto di vista dei genitori e dei professionisti

Il cuore della mostra però è la consapevolezza che la morte di un bambino è una perdita simultanea e la mancanza dello stato di una persona, aspetti che riguardano l’inizio e la fine della vita.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa mostra tenuta a Londra e di cui si parla sul sito dedicato alla mostra?

Voi vorreste qualcosa di simile anche in Italia? 

 

Noi vi lasciamo con un approfondimento sulla morte perinatale.

 

Maria Sole Bosaia

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