Unimamme, condividiamo con voi la storia di una mamma che, con il suo parto, ha stabilito un record.
Stiamo parlando di Emma Wren Gibson che il 25 novembre scorso è venuta alla luce da un embrione era stato congelato 25 anni fa.
“Capite che ho solo 25 anni? Io e questo embrione saremmo potuto diventare migliori amiche” ha commentato mamma Tina.
Qualcuno ha commentato che questa nascita è “piuttosto eccitante considerando quanto a lungo è stato congelato questo embrione”.
Prima, a detenere il record di embrione congelato più a lungo era uno risalente a 20 anni fa.
“Noi ci riteniamo solo grati e benedetti. Lei è un prezioso regalo di Natale da Dio” ha dichiarato Tina “siamo molto grati”.
Il papà Benjamin si sente molto legato a questa bambina “dal momento in cui è nata, mi sono innamorata di lei”.
La storia di Emma è particolare, tutto è cominciato quando i Gibson l’hanno adottata insieme a 4 embrioni suoi frateli appartenenti alla stessa donatrice di ovuli.
Erano stati creati tramite la fecondazione in vitro da una coppia anonima che li aveva lasciati per chi non potesse concepire.
Questi embrioni erano “bambini neve”, rimasti sospesi nel freddo.
Sette anni fa i Gibson si sono sposati ma Benjamin ha scoperto di non poter concepire. Il neo papà aveva la fibrosi cistica, con questo problema l’infertilità è comune.
“Abbiamo deciso di adottare” ha ricordato Emma.
Durante una pausa dall’affidamento Emma e Ben si sono concessi una breve vacanza, è stato allora che il padre di Tina le ha suggerito una cosa.
“Ho letto una notizia, si chiama adozione degli embrioni, ti impiantano un embrione e puoi avere una gravidanza”.
Tina però non si è interessata subito.
Nel corso del viaggio la ragazza ha continuato a pensare a quello che le aveva detto il padre “continuavo a pensarci nella mia mente, ancora e ancora.”
Così ne ha parlato con il marito e anche lui ha iniziato a pensarci.
Tina però era già al corrente di molti dettagli, per esempio di come il National Embryo Donation Center si trovasse in Tennessee.
A quell’epoca però la giovane non era ancora pronta.
Infine nell’agosto scorso Tina ha deciso di inviare una richiesta al centro del Tennessee.
Così in dicembre ha fatto una simulazione di trasferimento che consiste in una serie di esami clinici per accertare che il suo utero fosse fisicamente in grado di ricevere l’impianto di un embrione.
Poi Tina e il marito hanno dovuto conquistare l’approvazione del centro, garantendo di avere un ambiente famigliare adatto all’adozione.
Il direttore ha commentato che raramente le famiglie che fanno richiesta non vengano approvate.
La coppia ha poi potuto scegliere tra 300 profili di donatori. “Ce n’erano tantissimi, non sapevamo quale scegliere” ha commentato Tina.
Il dottor Zaher Merhi, direttore del New Hope Fertility Center, sostiene che sapere quale embrione sia il più vecchio è impossibile, perché nessuno ha questi registri.
Alla fine Tina e il marito hanno adottato 3 embrioni dalla stessa coppia, ma solo uno ha attecchito.
Secondo le statistiche c’è il 75% di tasso di sopravvivenza tra gli embrioni scongelati.
Per quanto riguarda gli impianti il tasso è del 25-30%.
La piccola Emma è nato dopo un travaglio di 20 ore, stabilendo il record di embrione più “vecchio”.
Il dottor Jason Barritt, del e Southern California Reproductive Center, ritiene che ci siano degli embrioni che non hanno chances di impianto perché le coppie hanno già completato le loro famiglie.
“Rimangono congelati finché i pazienti non danno altre disposizioni”.
Questo vuol dire lasciarli congelati, donarli alla ricerca o donarli a coppie che non possono concepire.
L’ultima però è l’ipotesi meno battuta.
“Noi volevamo adottare, non sappiamo cosa abbia in serbo per noi la vita, potremmo decidere di adottare. Semplicemente abbiamo scelto questa strada. Credo che saremmo ugualmente eccitati se potessimo adottare” ha commentato Tina sulla CNN.
Tina aggiunge che proverebbe anche coi restanti embrioni sorelle e fratelli di Emma.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa incredibile storia?
Noi vi lasciamo con la tecnica che vale la pena di provare con la fecondazione in vitro.
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