Un tema complesso che si presta facilmente a polemiche è quello della sepoltura dei bambini abortiti. Chiamate anche sepolture fetali, sono al centro di un dibattito, a seguito un recente provvedimento adottato dalla Regione Veneto.
Il 20 dicembre scorso, Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato un emendamento alla legge regionale n. 18 del 4 marzo 2010, “Norme in materia funeraria”, per consentire la sepoltura di tutti i bambini non nati, indipendentemente dalla loro età gestazionale.
A seguito di questo provvedimento, in Veneto anche i feti abortiti, spontaneamente o volontariamente, sotto le 20 settimane potranno ricevere una sepoltura. L’emendamento alla legge regionale, prevede l’obbligo di sepoltura per i feti anche sotto le 20 settimane. Se i genitori o i parenti non fossero interessati, se ne occuperà l’azienda sanitaria.
La legge nazionale, invece, prevede l’iscrizione all’anagrafe e il diritto alla cerimonia funebre e alla sepoltura solo per i feti di 28 settimane (7 mesi) di gestazione. Si può comunque chiedere la sepoltura dopo 20 settimane.
Prima di questo periodo, invece, i feti abortiti sono trattati come rifiuti ospedalieri speciali, come un arto amputato ad esempio, e vengono eliminati attraverso la termodistruzione.
Comunque ciò che molte famiglie non sanno è che il Dpr 285/1990 permette di dare sepoltura anche ai feti sotto le 20 settimane di gestazione, purché la richiesta sia presentata entro 24 ore dall’espulsione o dall’estrazione.
Tutto rimane però nelle mani delle prassi regionali, e non sempre vengono applicate in modo coerente.
Per questi motivi alcune Regioni hanno deciso di darsi un regolamento sulle sepolture fetali.
Nello specifico, la Regione Lombardia che segue la normativa nazionale, a seguito del Dpr 285/1990.
“Per i prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle venti alle ventotto settimane complete e per i feti che abbiano presumibilmente compiuto ventotto settimane di età intrauterina, nonché per i prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle venti settimane, la direzione sanitaria informa i genitori della possibilità di richiedere la sepoltura” (comma 1 bis dell’art. 11 del Regolamento regionale 9 novembre 2004 n. 6). Quindi le autorità ospedaliere devono informare i genitori della possibilità di chiedere la sepoltura.
“In mancanza della richiesta di sepoltura, si provvede in analogia a quanto disposto per le parti anatomiche riconoscibili” (comma 1 quater dell’art. 11 del Regolamento regionale 9 novembre 2004 n. 6). Quindi si prevede comunque la sepoltura del feto, anche se non tutti i comuni applicano questa norma in modo uniforme.
Analoga normativa è stata adottata dalla Regione Marche, che con il Regolamento regionale 16 novembre 2015 n. 7 ha modificato il Regolamento 9 febbraio 2009 n. 3 (Attività funebri e cimiteriali ai sensi dell’articolo 11 della legge regionale 1° febbraio 2005, n. 3), aggiungendo l’art. 7 bis (Autorizzazione alla inumazione e tumulazione dei feti e prodotti abortivi). La nuova norma di legge prevede i seguenti articoli:
“1. L’ASUR, le Aziende ospedaliere indicate all’articolo 2, comma 1, lettera b), della legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 (Riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale) e le strutture sanitarie private accreditate predispongono opuscoli informativi sulla possibilità di richiedere, nei limiti e con le modalità previste dalla normativa statale e regionale, la sepoltura del feto o del prodotto abortivo e sulle disposizioni applicate in mancanza di tale richiesta. L’opuscolo, unitamente alla richiesta di consenso formale, è consegnato ai genitori, ai parenti o a chi per essi, al momento del ricovero presso la struttura sanitaria.
2. Per la sepoltura al cimitero non è obbligatorio indicare sull’eventuale lapide il cognome di uno o di entrambi i genitori ma è possibile anche usare un nome di fantasia a cui, nella relativa sezione del registro cimiteriale, corrisponderà l’effettiva appartenenza anagrafica del prodotto del concepimento“.
La normativa della Regione Marche prevede per la prima volta l’importanza dell’informazione scritta sulla possibilità di sepoltura fetale.
Una spiegazione delle norme nazionali e regionali sul sito web della Onlus CiaoLapo. che da anni si occupa delle famiglie che vivono un lutto per un bambino nato morto o un aborto spontaneo.
L’emendamento approvato dalla Regione Veneto va oltre, introducendo l’obbligo per le autorità sanitarie di informare le famiglie sulla possibilità di procedere alla tumulazione o cremazione dei feti abortiti, che sarà garantita per tutti i feti anche sotto le 20 settimane di gestazione. Tutte le persone che accedono all’aborto dovranno essere informate sulla possibilità di sepoltura con “opuscoli informativi o altro materiale appositamente redatto“.
La sepoltura potrà essere chiesta non solo dai genitori, ma anche dal singolo genitore e dai parenti fino al secondo grado. La norma prevede comunque la sepoltura dei feti di qualunque età: se i genitori o i parenti non fossero interessati vi provvederà l’azienda sanitaria.
Una norma che ha suscitato polemiche e le critiche della Cgil che considera “grave, oltre che sbagliata” la sepoltura di tutti i feti di qualunque età, a prescindere dalla volontà delle donne che hanno scelto o subito un’interruzione di gravidanza.
“Nel caso in cui i genitori del bambino in piena coscienza non siano interessati alla sepoltura, sarà l’ulss a farsi carico del seppellimento, inumazione, tumulazione presso apposite aree cimiteriali già esistenti. Già oggi viene fatto per i bambini scomparsi tra le venti e le ventotto settimane, con questo emendamento sarà previsto per tutti dalle 28 settimane in giù, non escludendo nessuno ed evitando, come accade oggi, che i bambini sotto le 20 settimane di vita vengano gettati come rifiuti speciali“. Ha spiegato il consigliere di Forza Italia Massimiliano Barison.
Secondo la Cgil, invece, “questa norma interviene in un ambito delicatissimo senza tenere in alcuna considerazione la sensibilità e la volontà delle donne coinvolte. Questo vale sia per coloro che scelgono di accedere alla interruzione volontaria di gravidanza, che per le donne che subiscono aborti spontanei“, sottolinea il sindacato.
Sulla questione è intervenuta anche Claudia Ravaldi, della Onlus CiaoLapo, con un duro post su Facebook:
“…Sono 12 anni che mi occupo di lutto perinatale in tutta Italia, ho fatto 200 corsi di formazione aperti a tutti. Tuttavia ai corsi non ho mai visto, mai, a nessuna formazione, a nessun congresso, e mai mai li ho visti al babyloss, politici, o rappresentanti dei sindacati.
Che si ricordano del lutto perinatale solo quando qualche giunta fa una legge per regolamentare le sepolture fetali e loro sentono il bisogno di protestare. Mi viene allora una curiosità: ma di che parlano, questi difensori dei diritti (non si sa di chi)?La matrice di tutte le violenze è l’ignoranza, anche nel 2017.
E l’unico rimedio all’ignoranza, anche nel 2017, è studiare, in generale nella vita e comunque prima di scrivere cose a caso.Detto questo:
Grazie al gruppo di lavoro che ha permesso alla regione Veneto di fare un altro passo avanti nell’applicazione dignitosa della legge italiana sulle sepolture fetali (quella famosa legge vigente da quasi 40 anni che nessuno sa e per cui migliaia di famiglie ricevono informazioni sbagliate sul destino del corpo dei loro bambini).Grazie per avere ascoltato le istanze dei genitori in lutto.
E grazie anche a chi con i suoi beceri comportamenti, dimostra di ignorare 160.000 donne italiane ogni anno. 160.000 cittadine, peraltro votanti. Lasciate sole nel loro dolore ignorato per questioni di comodo ideologico: lasciate sole per “difenderne”, così dicono, apparentemente, 70.000.
Perché difenderle tutte e 230.000 evidentemente ai cari politici, sindacati e compagnia sembra impossibile. Forse è un concetto troppo progressista?
Sorpresa! È possibile stare accanto alle donne, a tutte le donne, senza classificarle in base alle loro esperienze di vita in “degne” di sostegno o “indegne” di attenzione.
Con CiaoLapo lo facciamo da sempre occupandoci di tutte allo stesso modo e del rispetto di ogni storia che ascoltiamo (e son migliaia…. non una, o dieci o cento, sono migliaia).
Chi fa politica sulla pelle delle donne e o dei loro feti abortiti, volontariamente o meno, discriminando il diritto all’aborto ma anche il diritto al lutto altrettanto legittimo fa politica per se stesso, non per i cittadini e le loro legittime richieste che evidentemente non conosce a fondo. Che sia a destra, al centro, a sinistra, che sia uomo o donna, chi fa politica così con imperdonabile superficialità fa una politica schifosa e indegna dei cittadini che vorrebbe rappresentare.
Invece di twittare, o sparare sui giornali, venite a parlare con le madri in lutto. Abbiate coraggio di guardare il dolore negli occhi, o di tenere in mano un nato morto, prima di dire stronzate.
Che magari, voi, avete seppellito il Vostro gatto senza pensarci mezzo secondo (perché il fufy di turno va sepolto in campagna sotto l’albero secolare) ma trovate scandaloso che una madre voglia seppellire suo figlio anziché buttarlo nei rifiuti ospedalieri.
Questo desiderio, vi sorprenderà, è frequente nelle signore con aborto spontaneo e anche nelle signore che scelgono l’interruzione terapeutica.
Non mi pare che per affermare un diritto per gli uni si debbano calpestare i diritti degli altri.
Un paese veramente libero, civile e colto dovrebbe tenere conto e rappresentare tutte le esigenze, di tutti i cittadini. Soprattutto quando sono già normate per legge.
E invece, sempre sulla pelle delle donne, bisogna twittare“
La vicenda dell’approvazione della nuova norma della Regione Veneto su Oggi Treviso.
E voi che ne pensate unimamme? Siete come noi d’accordo con Claudia Ravaldi?
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