Ottime notizie per l’Italia sul calo della mortalità infantile. Secondo un recente studio della John Hopkins Univesrsity il nostro Paese, insieme alla Spagna, è quello in cui maggiore è stato il calo della mortalità nei neonati. Vanno male invece gli Stati Uniti, che nonostante il calo fanno registrare il dato più basso.
Benessere e sviluppo hanno portato nei decenni del dopoguerra un deciso calo della mortalità infantile nei Paesi occidentali e in quelli con economie simili come il Giappone. Le migliori condizioni di vita riguardo ad alimentazione, igiene, riscaldamento, protezione sociale, sanità pubblica e vaccinazioni hanno avuto un effetto straordinario sulla salute che ci ha fatto fare molti passi in avanti, quasi cancellando quella mortalità infantile che in tempi non tanto lontani era considerata quasi un appuntamento inevitabile con il destino. Si mettevano al mondo molti figli perché non si era di sicuri di quanti sarebbero arrivati all’età adulta. Pensiamo solo ad epidemie come il vaiolo che nei secoli passati potevano sterminare quasi tutti i figli di una stessa famiglia.
Della mortalità infantile si sono occupati moltissimi studi scientifici, uno recente condotto dall’americana Johns Hopkins University ha analizzato i dati sulla mortalità infantile in 20 Paesi dell’Ocse nel periodo compreso tra il 1961 e il 2010. I Paesi prsi in esame sono: Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Giappone, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera.
La ricerca ha preso in esame la mortalità di bambini e ragazzi dalla nascita ai 19 anni, mettendo a confronto i vari Paesi. Dai dati emergono buone notizie per l’Italia. Infatti, il nostro Paese insieme alla Spagna è quello che ha fatto registrare il calo più importante nella mortalità infantile nel primo anno di vita.
Nella fascia di età da 0 a 1 anno la Spagna e l’Italia hanno registrato il calo più consistente di morti infantili, nel periodo che va dal 1961 al 2010. In questi 50 anni i morti sotto l’anno di età sono diminuiti del 5,7% all’anno in Spagna e del 5,6% all’anno in Italia, portando il tasso di mortalità a meno di tre bambini morti ogni mille nati vivi. Un’ottima notizia per l’Italia.
Buono anche il dato sulla mortalità da 1 a 19 anni. Qui l’Italia ha avuto un calo del 3,4% in 50 anni, seconda solo al Giappone con meno 3,5%.
Il tasso di mortalità infantile più basso in assoluto dal 1961 al 2010 è quello della Svezia.
Lo studio, invece, rileva la grave situazione degli Stati Uniti che registrano i dati peggiori rispetto agli altri Paesi Ocse, pur avendo visto calare il numero di morti tra bambini e ragazzi.
Negli Usa i morti tra bambini e ragazzi sono diminuiti in 50 anni sotto l’anno di età solo del 3,1% e tra 1 e i 19 anni del 2%. Se negli Stati Uniti ci fossero stati gli stessi livelli degli altri Paesi, i morti tra bambini e ragazzi sarebbero statti 600mila di meno., hanno affermato gli autori dello studio.
Tra le cause principali della mortalità infantile negli Usa ci sono la nascita prematura e la morte in culla (SIDS). Mentre le maggiori cause di morte tra gli adolescenti sono gli incidenti stradali e le armi da fuoco, in quest’ultimo caso con rischio 82 volte superiore alla media dei Paesi.
I dati sulla mortalità dal 1961 al 2010 presi in esame dai ricercatori provengono dal Human Mortality Database e dal Mortality Database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo studio della Johns Hopkins University è stato pubblicato su Health Affairs e ne hanno parlato AnsaSalute, Skytg24 e CNN.
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