Vi mostriamo una foto (qui sopra) di due cervelli di dimensioni diverse. Si tratta dei cervelli di due bambini di tre anni ed è evidente che il cervello a sinistra è molto più grande di quello a destra e presenta meno aree scure e sfocate.
Il motivo della differenza è scioccante e deve far riflettere.
Le dimensioni del cervello possono essere molto diverse anche nei bambini della stessa età, dunque si presume bambini con lo stesso livello di sviluppo. Le differenze possono dipendere da patologie, ma anche da altri problemi esterni.
Nell’immagine che vi mostriamo sopra il cervello di sinistra è molto più grande di quello a destra più piccolo, che presenta macchie scure e aree sfocate, quasi assenti nel primo.
I cervelli appartengono a due bambini di tre anni e le differenze sono consistenti.
Al cervello sulla destra mancano delle aree fondamentali, presenti invece in quello a sinistra. Si tratta di mancanze che incidono sulle capacità del bambino con il cervello più piccolo:
Inoltre il bambino con il cervello più piccolo avrà maggiori probabilità di restare disoccupato e dipendente dai servizi sociali, e potrà sviluppare problemi mentali o altri gravi problemi di salute.
Queste dimensioni diverse del cervello nei due bambini di tre anni non dipendono tuttavia da una malattia, ma da come sono stati trattati da piccoli. Una scoperta sconcertante.
La grande differenza nelle dimensioni e nello sviluppo di questi due cervelli, infatti, non dipende da una malattia o da un incidente, ma dal modo in cui i due bambini sono stati trattati dalla madre.
Il bambino con il cervello più grande e sviluppato è stato amato dalla madre, che è stata sempre presente e sensibile alle sue esigenze.
Il bambino con il cervello più piccolo, invece, è stato trascurato e abusato.
Proprio la differenza di trattamento spiega perché il cervello di un bambino si sviluppa in modo completo e l’altro no.
Oggi i neurologi sono in grado di comprendere esattamente in che modo l’interazione di un bambino con la madre determina come, e anche se, il suo cervello cresce correttamente.
Il professor Allan Schore della Univesrità della California di Los Angeles UCLA, che ha studiato la letteratura scientifica, ha affermato che la crescita delle cellule cerebrali è una “conseguenza dell’interazione del bambino con il suo principale caregiver (di solito la madre)”.
La crescita del cervello del bambino “richiede letteralmente una interazione positiva tra la madre e il bambino. Lo sviluppo dei circuiti cerebrali dipende da questo“.
Sono cruciali i primi due anni di vita del bambino, ha spiegato il professor Schore. Se in questo periodo il bambino non viene trattato adeguatamente, i geni che coinvolti nel funzionamento del cervello, compresa l’intelligenza, non possono funzionare, addirittura possono anche non svilupparsi. La natura e l’educazione non possono essere separarti, ha sottolineato Schore, e i geni del bambino saranno profondamente influenzati dal modo in cui il bambino viene trattato.
Le evidenze scientifiche mostrano in modo chiaro che il modo in cui il bambino viene trattato nei primi due anni di vita determina se da adulto avrà un cervello funzionante. Questo perché l’atteggiamento della madre verso il figlio piccolo influenza le reazioni chimiche essenziali alla formazione delle cellule del cervello e delle connessioni tra di loro.
I danni causati dalla trascuratezza o da altre forme di abuso si manifestano in modo graduale: più grave è la trascuratezza, maggiore è il danno.
Circa l’80% delle cellule cerebrali che una persona avrà per sempre è prodotto durante i primi due anni dopo la nascita. Se il processo di costruzione delle cellule cerebrali e delle connessioni tra di loro va storto, i deficit saranno permanenti.
Questa scoperta ha due importanti implicazioni a livello sociale:
Niente, però, è perduto e per evitare queste conseguenze negative si possono prevenire con un intervento precoce. Si tratta di mettere in atto delle politiche sociali di aiuto alle madri a rischio, con una situazione di povertà o disagio sociale. Con l’assistenza di personale specializzato, che insegni e aiuti le madri a prendersi cura in modo adeguato dei figli piccoli, con visite regolari, si può fare tanto.
Delle politiche in questo senso messe in atto in zone difficili hanno dato risultati eccezionali, con la netta riduzione dei tassi di criminalità e abbandono scolastico.
Lo studio in esame è stato pubblicato in origine dal quotidiano britannico The Telegraph e ora si può leggere su Yahoo, ma l’autore è Bruce Perry nella sua ricerca sul trauma infantile.
Che ne pensate unimamme? Vi aspettavate simili conseguenze nel modo di trattare i bambini?
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