Unimamme, oggi vi raccontiamo una vicenda in cui la protagonista è una giovanissima ragazza.
Qualche mese fa una quattordicenne che frequentava l’istituto superiore di Cassino ha risposto a una traccia di un tema che chiedeva: “Scrivi una lettera a tua madre confessandole ciò che non hai il coraggio di scriverle”.
La giovane ha colto l’occasione per mettere nero su bianco qualcosa di inconfessabile.
“Sono stata stuprata da papà, la prima volta fu in un giorno in cui non mi sentivo molto bene e non sono andata a scuola”, ha scritto.
Le violenze sarebbero andate avanti per 7 mesi nella casa in un piccolo centro della provincia di Frosinone.
Il responsabile, il padre, era un agente della polizia penitenziaria che era stato sospeso dal servizio per ludopatia e alcolismo.
Secondo quanto sostengono i testimoni l’uomo potrebbe aver molestato anche la figlia maggiore, che ora ha 28 anni.
Proprio lei ha riferito al giudice di aver parlato con la sorella minore.
“Giulia (nome di fantasia) mi raccontò, in quell’occasione, di aver subito il primo approccio dal padre un giorno di maggio, giorno in cui era rimasta a casa, da sola insieme al padre che, infilatosi nel suo letto, consumò con lei il primo rapporto”.
La stessa madre delle ragazze aveva iniziato a nutrire dei dubbi nei confronti del marito e aveva consigliato di non stare a casa da sola con l’uomo per più di 5 minuti.
Attestata dalle forze dell’ordine “l’indola subdola e manipolatrice” dell’uomo, che aveva convinto la figlia che fosse normale avere rapporti sessuali con lui”, il padre della ragazzina è stato allontanato dalla casa famigliare con l’obbligo di braccialetto elettronico, come si legge su Repubblica.
Il sospettato però non ha retto all’accusa di pedofilia e, mentre era in attesa dell’esame probatorio, si è tolto la vita senza lasciare nessun biglietto.
Il cinquantaquattrenne ha guidato fino alla chiesa di San Tommaso a Roccasecca e si è impiccato a una grata.
“Non compete a noi valutare i processi involutivi delle persone. Quando gli agenti vengono assunti passano attraverso visite mediche e psichiatriche, poi quello che scatta nella mente delle persone non è dato saperlo” ha commentato il Sindacato della Polizia Penitenziaria di Seppe in una nota pubblicata sull‘Huffington Post.
Unimamme, l’unico aspetto positivo di questa storia è il ruolo svolto dalla scuola nel segnalare questa situazione, dimostando sensibilità e ascolto verso l’adolescente.
La scuola, soprattutto durante l’adolescenza, può essere un vero rifugio sicuro per i ragazzi in difficoltà.
Voi cosa ne pensate unimamme?
Noi vi lasciamo con la storia di un papà che ha denunciato il figlio dopo aver controllato il suo telefonino.
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