Unimamme, oggi vogliamo condividere con voi il messaggio di una mamma che non si sente perfetta e che non vuole essere considerata una cattiva mamma perché sua figlia piange.
Si tratta di un pensiero che magari condividerete in tante e per questo è importante parlarne.
Ecco cosa ha scritto questa mamma:
“Non sono una cattiva mamma perché la mia bambina piange. Non sono una cattiva mamma perché rispondo al pianto di mia figlia
Non sono una cattiva mamma perché qualche volta non riesco a far smettere di piangere mia figlia.
I bambini piangono. Non per manipolare, non per punire, non per giudicare, non per essere difficili, non per rendere triste la tua vita.
Mi causa dolore fisico sentire piangere la mia bambina. Il pianto della mia bambina mi fa male se lei non è tra le mie braccia e non la posso confortare.
Il suo pianto porta un enorme stress e ansia, aumentando la mia pressione del sangue, rendendomi impossibile pensare ad altro oltre a calmarla e aiutarla.
Ma lei non lo fa di proposito per causarmi dolore e mettermi a disagio. Lei non è una bimba viziata perché piange.
I bambini piangono perché è l’unico modo che hanno per comunicare. Sono nuovi di zecca per quanto riguarda la cosa del comunicare.
I bambini piangono per il loro stress e disagio, non per causare stress e disagio negli altri.
Ero solita pensare che i bambini non piangessero mai se i genitori se i genitori erano reattivi e facevano attenzione ai segnali lanciati dai loro bambini prima che iniziassero a piangere.
Ma ora so che, semplicemente, qualche volta i bambini piangono.
Quando sono malati, se gli fa male la pancia, quando hanno avuto una brutta giornata, se sono spaventati, se stanno sviluppando una nuova capacità, per ogni numero di ragioni diverse.
Un po’ come quando piango io.
Non lo prendo come un giudizio personale verso di me come mamma se la mia bambina piange di più.
Non lo vedo come se la mia bambina fosse rotta o difficile.
Per un breve momento nel tempo, prima di pensare che i bambini non piangerebbero se i genitori fossero abbastanza bravi, pensavo che piangessero per manipolare e controllare i genitori.
Il che, a meno che non sia insegnato diversamente, vuol dire che proverebbero a prendere il sopravvento e a dominare.
Senza programmi e limiti e persino ignorando i pianti dei bambini, i bambini crescerebbero per essere viziati e, alla fine, adulti viziati manipolativi.
Perché credo che questo sia complicato e pieno di un bagaglio della mia infanzia e condizionamento sociale. Mi avevano avvertita che se avessi preso in braccio mia figlia ogni volta che avesse pianto le avrei insegnato che era lei al comando.
C’erano delle cautele che se lei non fosse stata in orario o che se l’avessi lasciata piangere qualche volta sarebbe cresciuta indisciplicata, difficile, manipolativa e incapace di auto tranquillizzarsi.
Sì, lo credevo perfino con mio figlio neonato 19 anni fa.
Ho cercato di indirizzare gli avvertimenti. Ero rivolta ad essere sicura di non essere manipolata o controllata da mia figlia con il suo pianto.
Ci ho creduto finché non l’ho fatto più.
Perché?
Perché non rispondendo al pianto di mia figlia mi sentivo sbagliata. Mi causava dolore fisico.
Mi portava ansia. Mi rendeva disperatamente desiderosa di andare da lei. Non potevo lasciare piangere mia figlia.
Quindi ho risposto.
Qualche volta questo voleva dire solo confortare e tenerli in braccio mentre piangono.
Se non posso calmarli provate con il seno o un cambio di pannolino.
Perfino questo è meglio di non rispondere.
ll minimo che posso fare è stare con loro quando sono sconvolti.
Ora so che posso rispondere alla chiamata dei miei figli per aiuto o per le espressioni di disagio ogni volta.
Non la rovinerò.
Di fatto la scienza e le esperienze personali hanno provato che era vero l’opposto.
So anche che il pianto di mia figlia non è un segno del mio fallimento, e che va bene che qualcun altro le risponda se io ho bisogno di una pausa.
Va perfino bene per me lasciarla piangere un momento mentre mi riprendo e faccio un profondo respiro quando mi sento sopraffatta dal suo pianto – questo non vuol dire ignorarla o trascurarla, vuol dire dare a me stessa ciò di cui ho bisogno per occuparsi di lei.
Va bene che qualche volta io non riesca a tranquillizzare la mia bambina e che tutto quello che posso fare sia semplicemente tenerla in braccio mentre piange.
Va anche bene che io qualche volta pianga perché lei piange.
Non è un fallimento, è l’essere genitori.”
Il messaggio di questa mamma, pubblicato sulla pagina Facebook: The Leaky Boob, (La tetta che perde) ha ricevuto 1,9 mila Like e 672 condivisioni diventando quindi virale.
Molte altre mamme hanno commentato mostrando di condividere gli stessi timori di questa mamma, a ogni modo tante hanno espresso solidarietà o distribuito consigli e aggiunto riflessioni.
Unimamme, voi vi siete mai sentite come la mamma che si è sfogata in questo post?
Avete mai provato a seguire con ostinazione consigli e manuali sulla maternità solo per scoprire che non andavano bene per voi e i vostri figli?
Vi siete mai sentite giudicare da estranei e parenti per il modo in cui gestivate la maternità?
Noi vi lasciamo con la confessione diventata poi virale di una mamma che sostiene di essere la mamma più cattiva del mondo.
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