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Salute e benessere bambini

Attenzione agli sport da contatto: si rischiano danni permanenti al cervello

Published by
Valentina Colmi

Che gli sport ad alto contatto comportino dei rischi questo è risaputo. Non tutti i giocatori – penso per esempio al rugby dove si possono incontrare dei momenti ad alto rischio durante le azioni – indossano però un casco e i danni possono verificarsi già da molto giovani, provocando addirittura alcune forme di demenza. A dirlo è un editoriale pubblicato sulla rivista Nature, che mette in guardia le società sportive dai traumi che si possono riscontrare negli sport che “scuotono” il cervello.

Meglio evitare sport che “scuotono” il cervello

Valutando infatti i giocatori di football attraverso uno strumento chiamato MACE –  “Military Acute Concussion Evaluation” – usata per i traumi di guerra, per poi decidere di fare una una risonanza, si è scoperto che questa modalità in realtà non funziona.   Né la MACE né la TAC o la risonanza hanno mai rilevato traumi a lungo termine: uno studio recente sulla rivista Brain ha infatti individuato che le valutazioni psicologiche o strumentali utilizzate finora non sono sufficienti. 

Già qualche anno fa infatti i ricercatori dell’università di Boston avevano messo in guardia i giovani che praticano football fin da piccoli: i colpi ricevuti possono infatti non portare allo sviluppo completo del cervello e a soffrire di tauopatia, cioè una demenza di tipo “tau” per il nome della proteina tau che si accumula nel cervello. 

I pochi casi analizzati fino a quel momento non permettevano di comprendere una relazione tra i traumi cranici e conseguenze a lungo termine, ma sempre i ricercatori di Boston hanno poi considerato 177 cervelli donati alla scienza di giocatori di football con un’età media di 67 anni: è stato scoperto che c’erano segni di demenza nell’85% dei casi e sintomi cognitivi nel 95%.

Lo studio su Brain compie ancora un altro passo: secondo la ricerca non servono soltanto traumi provocati dallo sport, ma anche da lavori che sollecitano la testa, come chi lavora con un martello pneumatico. Analizzando infatti l’encefalo di queste persone morte per altre cause si è scoperto che le proteine accumulate nel cervello le avrebbero prima o poi fatte soffrire di demenza, cosa che nessun esame o risonanza avrebbe potuto rilevare prima.

Il concetto di encefalopatia post-traumatica sembra dunque essere andato incontro a una evoluzione — spiega a Il Corriere della Sera. it Orso Bugiani, direttore per anni del Dipartimento di Neuropatologia dell’Istituto Neurologico Besta di Milano di cui è stato anche Direttore Scientifico —  Dapprima si cercava di identificarne l’origine in un trauma contusivo ben preciso. Poi si è cominciato a pensare che fosse sufficiente un trauma concussivo anche lieve e fugace, sia unico sia ripetuto. Adesso abbiamo capito che basta praticare uno sport o un’attività che “scuote” il cervello per trovare lesioni cerebrali persone, anche giovanissime, che muoiono per altra causa come un incidente della strada in cui può verificarsi fra l’altro anche un trauma cerebrale, ma che sarebbe comunque troppo così recente per giustificare il quadro neuropatologico delle lesioni che si riscontrano in sede autoptica”.

Abbiamo quindi capito che uno sport o un’attività lavorativa che scuote il cervello possono determinare delle cause importanti, forse anche l’Alzheimer.

E voi unimamme cosa ne pensate? Intanto vi lasciamo con il post che parla dello sviluppo del cervello umano, dal feto all’età adulta. 

Valentina Colmi

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