Un’ostetrica ungherese è stata condannata al carcere per aver fatto partorire delle donne in casa. Una storia al limite dell’incredibile. Purtroppo è realtà ed è accaduto in Ungheria. Una storia che ha scatenato una sollevazione popolare con un appello lanciato da donne ungheresi per liberare Agnes e sottoscritto da medici e ostetriche in tutto il mondo.
Ungherese, nata nel 1952, Agnes è ostetrica, ginecologa e psicologa. È riconosciuta come una delle maggiori esperte di parto in casa a livello internazionale.
Agnes Gereb ha fondato il centro nascite Napvilág e ha fatto nascere in casa 3.500 bambini, tra le mamme ungheresi è amatissima.
La bravura e riconoscimenti, tuttavia, non sono stati sufficienti ad evitare all’ostetrica il carcere. Agnes, infatti, è stata arrestata, rinchiusa in un carcere di massima sicurezza e poi condannata. Il motivo? Aver fatto partorire donne in casa.
Le autorità ungheresi hanno di fatto criminalizzato il parto in casa (anche se le leggi non lo vietano) e reso obbligatorio il parto in ospedale, denunciano gli attivisti che si stanno battendo per la liberazione di Agnes. Una follia.
I guai giudiziari per Agnes Gereb sono iniziati nel 2010, nel giorno in cui venne arrestata “in flagranza”, mentre stava aiutando una donna a partorire. L’arresto è avvenuto con un blitz del polizia nel bel mezzo di un parto, la partoriente era appena entrata in travaglio quando sono arrivati gli agenti. Neomamma e bambino sono stati portati in ospedale, sani e salvi, Agnes Gereb è finita in manette e richiusa in carcere, un carcere di massima sicurezza.
L’ostetrica è stata sottoposta ad un duro interrogatorio e solo alcuni giorni dopo il suo arresto è stata portata davanti ad un tribunale dove le sono state formalizzate le accuse. La donna con le manette ai polsi e le catene alle caviglie è stata accusata di pratica negligente e, tra altre accuse, anche di omicidio preterintenzionale riguardo ad un precedente parto in casa in cui il bambino era morto dopo un travaglio difficile.
La vicenda giudiziaria di Agnes Gereb l’aveva portata ad una prima condanna a due anni di carcere, poi ridotti, quindi una serie di sentenze tra assoluzioni e condanne, fino alla pronuncia definitiva di una Corte d’Appello, il 9 gennaio scorso, che ha condannato l’ostetrica a 2 anni di carcere e alla interdizione dalla professione per 10 anni. Una sentenza molto dura che ha suscitato le proteste della popolazione ungherese e un coro di indignazione tra i professionisti della ginecologia ed ostetricia a livello mondiale.
Agnes Gareb ha dedicato tutta la sua vita a far nascere bambini e negli ultimi 30 anni si è fieramente battuta per il diritto delle donne ungheresi di partorire in casa. Il suo arresto, hanno detto gli attivisti, è stata la logica conseguenza della campagna di svilimento e criminalizzazione del parto in casa portata vanti dal governo ungherese.
La Costituzione dell’Ungheria riconosce ad una madre il diritto di partorire in casa, ma allo stesso tempo le impedisce di farlo sostenendo che non esistono le condizioni pratiche per garantire che un parto in casa sicuro. Una situazione creata dall’ANTSZ, l’autorità sanitaria pubblica ungherese, che si è rifiutata di rilasciare licenze a ostetriche indipendenti e dall’incapacità dei governi successivi di attuare i regolamenti che costringessero a farlo.
In questa situazione, le donne che vogliono partorire in casa in Ungheria sono lasciate a loro stesse, in una situazione non regolata dalla legge, mentre le ostetriche che offrono loro assistenza violano la legge. Come il caso di Agnes Gereb. Negli ultimi anni le azioni della polizia si sono inasprite e insieme alla Gereb altre ostetriche sono state incriminate.
Di fronte a tanta severità nel mantenere i parti in ospedale, tuttavia, non c’è l’intenzione di garantire la sicurezza di mamma e bambino, bensì una questione di denaro e potere. Una “cricca” di ostetrici, accusano gli attivisti, vuole mantenere il proprio potere e il potenziale di guadagno dalle nascite in ospedale. Ha spiegato Donal Kerry, portavoce della Hungarian Homebirth Community, al Guardian.
La sanità ungherese dovrebbe essere gratuita, ma di fatto i genitori pagano fino ad un mese di stipendio all’ostetrico che è obbligato ad essere presente ad ogni parto. Ecco perché l’ostetricia in ospedale è una delle attività più redditizie.
In Ungheria l’ostetricia è a livelli di eccellenza, poiché praticata da medici di preparazione e abilità elevate, e i tassi di mortalità sono bassi. Allo stesso tempo, però, i parti in ospedali sono tutti incentrati sul medico e sono ad alto livello di intervento, con le induzioni e le episiotomie che sono la regola. In questo modo le donne non si sentono padrone del proprio corpo e scelgono il parto in casa.
In questo contesto, Agnes Gereb per moltissime donne ungheresi è una vera eroina. Dei due casi di bambini morti durante il parto in casa di cui è accusata Gereb, uno ha riguardato un caso di distocia di spalla e l’altro un parto gemellare, con un gemello che ha sofferto di mancanza di ossigeno durante il parto ed è morto sette mesi dopo. Solo per il primo caso i genitori del bambino hanno accusato l’ostetrica. Tutti comunque stanno dalla parte di Agnes, quando è stata arrestata, 600 persone sono scese in strada a manifestare, mentre due giorni dopo 2.000 persone hanno formato una catena umana di protesta dal tribunale municipale al Parlamento.
Ora la Corte di Appello ungherese ha condannato in via definitiva Agnes Gereb, dopo l’assoluzione in primo grado. Non ci sono altri gradi di giudizio. Ma i sostenitori dell’ostetrica non si fermano qui, sono pronti a dare battaglia, con manifestazioni, proteste, azioni eclatanti e il coinvolgimento della comunità internazionale, tra cui anche il movimento Human Rights in Childbirth (Diritti umani nella nascita).
Sia la Confederazione Internazionale delle ostetriche (Icm) che la Federazione Internazionale di ginecologia e ostetricia (Figo) hanno scritto al presidente ungherese, e insieme rappresentano circa 1 milione e mezzo di ginecologi e ostetriche.
La prima condanna a carico di Agnes Gereb è arrivata nel febbraio del 2012 per la morte dei due neonati e per condotta pericolosa. L’ostetrica ha trascorso i tre mesi prima del processo in carcere prima della concessione degli arresti domiciliari. In seguito gli avvocati della donna hanno chiesto due revisioni del processo sulla base di nuove evidenze scientifiche che scagionavano l’ostetrica dall’aver commesso errori che avrebbero causato la morte dei due neonati.
Ad aprile 2017 un nuovo processo ha riformato la sentenza precedente, condannando Gereb per reati meno gravi, come la condotta pericolosa, e ha modificato la pena del carcere di due anni con una condanna a 5 anni di libertà vigilata e ha ridotto l’interdizione della professione da 10 a 8 anni.
Una decisione che, tuttavia, è stata appellata dalla pubblica accusa e che alla fine ha portato all’ultima sentenza che ha ristabilito la condanna a due anni di carcere e il divieto di praticare la professione di ostetrica per 10 anni.
In un’intervista Agnes Geber ha affermato:
“La chiave per la sicurezza è la libertà di scelta basata su informazioni reali. Questo è necessario affinché le donne e le famiglie affrontino la nascita in sicurezza. In ogni caso la nascita è un tentativo. È nell’interesse della società non aggiungere umiliazioni e traumi. Le donne che scelgono di partorire in casa svolgono un ruolo non secondario nella umanizzazione del parto nell’ambito delle istituzioni. Se il mio lavoro ha contribuito in qualunque modo ad avvicinarsi a un sistema più giusto e personale, allora c’è stato un certo profitto, un contributo positivo in questo lungo e difficile periodo, questa caccia alle streghe”.
Gli attacchi contro Agnes Gereb non sono nuovi, risalgono indietro nel tempo, fin dagli inizi della sua carriera. Nel 1978, ad esempio, le fu sospesa la licenza medica per aver permesso ai compagni delle donne di assistere al parto. Non fu l’unica sospensione della licenza per Agnes Greb, altre ne seguirono per la sua pratica orientata alla donna e il desiderio di aiutare le persone, sia che decidessero di partorire in casa o in ospedale, ha portato ad altre sospensioni, perquisizioni e arresti.
Per chiedere la liberazione di Agnes è stato rivolto un appello al presidente dell’Ungheria János Áder, a cui tutti possono aderire, inviando la lettera all’ufficio del presidente, anche con un modello di testo già predisposto.
Dear President János Áder
I strongly object to the Hungarian court verdict of 9th Jan against Dr Ágnes Geréb who has only ever acted in the interests of Hungarian midwifery and the rights of birthing mothers. I believe that you as a European Union Head of State should do everything possible to help Dr. Geréb avoid imprisonment and secure the right to work again after more than a decade of persistent abuse and mistreatment by the Hungarian State systems.
Sincerely yours,
………………….
Esiste anche un pagina Facebook a sostegno di Agnes Gereb: Free Gereb Agnes.
Che ne pensate unimamme? Condividerete l’appello e invierete la lettera?
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