Sono sempre più diffusi di disagi mentali dei bambini, ma non adeguatamente trattati. Anche da piccoli i bambini rischiano di essere vittime di psicosi, depressioni e diverse patologie mentali che spesso non vengono diagnosticate. Eppure ci sono e colpiscono i nostri figli alle volte senza che ce ne accorgiamo, perché non ci sfiora nemmeno il pensiero che i bambini possano soffrire di malattie mentali e tendiamo ad attribuire i loro problemi a cause di altra natura.
Purtroppo in Italia le strutture adeguate scarseggiano e anche per i farmaci mancano adeguate sperimentazioni o indicazioni terapeutiche su misura per i bambini. Un problema molto serio sul quale gli esperti hanno lanciato l’allarme.
Non ci si pensa, eppure anche i bambini soffrono di patologie mentali, anche gravi. Casi che in un primo momento passano del tutto inosservati, salvo aggravarsi con il tempo, fino ad avere esiti drammatici. Sono in aumento i casi di suicidio anche tra i bambini e i casi di disturbi psichici cronici perché non trattati in tempo. Un quadro allarmante.
Secondo diversi studi, in Italia 1 milione e mezzo di bambini è affetto da patologie mentali. Tra loro, solo al 20% viene diagnosticato un disturbo mentale. La stragrande maggioranza, dunque, passa inosservata, con tutte le conseguenze che ne possono derivare. Le malattie mentali non curate rischiano di peggiorare e purtroppo i bambini rischiano di essere ingiustamente colpevolizzati per comportamenti scambiati per capricci o mancanza di disciplina, quando invece si tratta di vere e proprie malattie. Così disagio mentale si aggiungono incomprensione, isolamento ed esclusione. Un vero e proprio dramma sul quale gli esperti cercano di richiamare l’attenzione delle famiglie.
Tra le malattie mentali che colpiscono i bambini e i ragazzi in Italia ci sono:
Si parla anche di epilessia e autismo che, tuttavia, sono patologie ben precise e più facilmente diagnosticabili e piuttosto che patologie mentali, sono la prima un disturbo neurologico e l’altro un disturbo del neurosviluppo. Purtroppo esistono casi di psicosi molto precoci, diagnosticate anche a bambini sotto i 12 anni.
Il problema oltre alle scarse diagnosi di questi problemi sta anche nella mancanza di strutture e farmaci adeguati. In Italia sono pochissimi gli ospedali specializzati nel trattamento di disturbi psichiatrici infantili. Uno di questi è l’Ospedale Bambino Gesù, centro di eccellenza, che tuttavia con il suo reparto di neuropsichiatria infantile, e gli otto posti letto di cui dispone, serve tutto il centro-sud Italia. I posti letto aumenteranno, ma sono ancora pochi per coprire tutte le necessità. In tutta Italia i posti letto per minori con malattie psichiatriche sono solo 79. Un problema molto serio, sia perché bambini e ragazzi rischiano di non essere curati adeguatamente sia perché rischiano di finire nei reparti dedicati agli adulti, che non sono assolutamente adatti a loro. Un bambino con un disturbo mentale curato insieme agli adulti corre il pericolo di venire traumatizzato.
Purtroppo, però, questa è la situazione nel nostro Paese. Così succede che bambine di soli 8 anni malate di anoressia debbano essere trattati in centri specializzati rivolti alle ragazze più grandi. Perché in Italia non esiste nessun centro specializzato per bambini affetti da questo disturbo dell’alimentazione che è sempre più diffuso.
L’altro grave problema è che non solo per questi minori non ci sono ospedali adatti, ma spesso i centri specializzati nella cura del disturbo di cui soffrono hanno liste di attesa molto lunghe. Il bambino, così, corre il rischio di non essere curato nel modo giusto, in un ambiente adatto, e anche di essere curato in ritardo.
In attesa di provvedimenti concreti da parte delle autorità, la situazione diventa drammatica e sempre più minori sono a rischio suicidio. I numeri sono impressionanti. A Roma nel 2013 ci sono statti 14 tentativi di suicidio tra minorenni, un numero che è balzato a 120 tentativi nel 2016. La situazione pertanto non consente rinvii né esitazioni, va affrontata subito.
Stefano Vicari, responsabile del reparto di neuropsichiatria infantile del Bambino Gesù, afferma che “nell’80 per cento dei casi è la depressione che spinge questi bambini a togliersi la vita. Soltanto il 20 per cento di loro ha problemi psichiatrici di natura diversa”. Le motivazioni che spingono questi bambini a gesti tanto estremi possono essere diverse: alcuni bambini e ragazzi sono vittime di bullismo o non riescono a superare i primi fallimenti della vita, come un brutto voto a scuola o un amore finito. Anche i problemi in famiglia possono essere una causa scatenante, come ripetute tensioni o un violento litigio. Problemi che possono fungere da detonatore su una condizione psichica fragile del bambino o ragazzo. A Roma un bambino di 10 anni si è gettato sotto un treno della metropolitana dopo una accesa lite in famiglia. Per fortuna è stato salvato e ora gli specialisti stanno cercando di capire cosa lo abbia portato a compiere un gesto così estremo. La lite familiare di per sé non è sufficiente, evidentemente il bambino soffriva già di un disagio mentale pregresso.
La patologia psichiatrica nei bambini esiste ed è “concreta”, spiega il professor Vicari, tuttavia si tende a sottovalutarla, con il rischio che non venga diagnosticata né curata. Quando i disturbi mentali non vengono individuati, i bambini se li portano fino all’età adulta e a quel punto la guarigione “è impossibile da perseguire”.
L’esistenza della malattia psichiatrica nei bambini, del resto, è visibile con la diagnostica per neuroimmagini, le cui scansioni mostrano chiaramente un’alterazione della morfologia e del funzionamento del cervello.
“Ogni malattia psichiatrica – continua Vicari – si manifesta per l’interazione di fattori biologici predisponenti e fattori ambientali favorenti. E ci sono bambini che nascono geneticamente programmati per sviluppare la malattia”.
L’altro problema è la mancanza di farmaci per curare i disturbi psichiatrici adatti ai bambini. La sperimentazione non è sufficiente, così può capitare che ai bambini vengano somministrati farmaci “off label”, ovvero senza un’adeguata sperimentazione sui minori e senza conoscere i rischi che questi farmaci possono provocare, spiega il professor Pietro Panei dell’Istituto Superiore di Sanità.
Un problema molto serio, che si inserisce peraltro nelle accese polemiche sulla somministrazione di psicofarmaci ai bambini. C’è chi mette sotto accusa i medici, sostenendo che questo tipo di farmaci non sono assolutamente adatti a individui che sono ancora nell’età dello sviluppo. Le polemiche riguardano soprattutto il Ritalin che viene dato ai bambini e ragazzi affetti da disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), i cosiddetti bambini iperattivi. Esistono opposte scuole di pensiero in merito, ma non si tratta di una questione ideologica, come sottolinea il professor Vicari. Il problema è solo medico e alle volte, purtroppo, i disturbi psichiatrici nei bambini non si curano con la sola psicoterapia, ma sono necessari i farmaci. Il problema è quello di superare i pregiudizi e soprattutto gli interventi finora insufficienti, per mettere a punto terapie adatte ai minori, con farmaci sperimentati e sicuri, su misura per loro e per il loro fisico in via di sviluppo. Non curarli è il problema serio.
Di questo argomento si è occupata un’inchiesta del settimanale L’Espresso.
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