Care unimamme anche in questo nuovo anno 2018, si torna a parlare di influenza suina, con un numero in aumento dei contagi, e purtroppo per via di alcune complicazioni che hanno portato alla morte negli ultimi giorni di due uomini in Sardegna.
L’influenza suina, come viene impropriamente chiamata, o influenzavirus A, sottotipo H1N1, è la stessa di cui si parlò tanto una decina di anni fa, quando ci fu proprio una pandemia dovuto alle complicanze cardiache e respiratorie dei pazienti.
Oggi non siamo fortunatamente a quei livelli, ma i casi sono in aumento, soprattutto in alcune regioni.
Il virus è molto contagioso perché sopravvive a lungo sulle superfici: anche fino a 48 ore. Il contagio inoltre avviene, come per tutti i virus influenzali, anche in maniera diretta, con strette di mano o con starnuti e tosse.
Secondo le linee guida del Ministero della Salute la distanza di sicurezza da tenere è di minimo 50 cm (che può arrivare fino a 2 metri in caso di starnuti).
I soggetti più a rischio sono al solito i bambini, soprattutto sotto i 6 mesi o prematuri, e gli anziani, che hanno difese immunitarie meno forti. Ma tra questi occorre considerare anche le donne in gravidanza.
Uno dei primi effetti di questa situazione è che è drasticamente calato il consumo di carne di maiale, anche se l’influenza non si contrae mangiando carne. Si tratta quindi di una psicosi assolutamente immotivata, assicurano gli esperti, anche perché la carne viene cotta a temperature più elevate di 70°/80° e il virus non sopravvive.
Il virus ha un periodo di incubazione di 2-3 giorni, durante i quali è probabile non avere sintomi.
Parlando di sintomi, essi sono gli stessa dell’influenza stagionale:
Il contagio può avvenire sia alcuni giorni prima della manifestazione dei sintomi e può durare fino a 4-5 giorni dopo. I bambini possono essere contagiosi per più a lungo.
Per capire se si è stati contagiati è possibile fare dei prelievi: un tampone nasale o faringeo entro i primi 4-5 giorni dall’inzio dei sintomi.
Circa la cura, va detto che nella maggior parte dei pazienti non sono necessari farmaci specifici (antivirali), ma è fondamentale bere molto.
Per contrastare la febbre e ridurre il malessere si possono prendere dei farmaci da banco, come paracetamolo e ibuprofene, ma soprattutto in caso di bambini sempre meglio sentire il pediatra.
Se si riscontrano problemi come:
è necessario recarsi al Pronto Soccorso, sempre dopo aver sentito il medico.
Fondamentale in ogni caso è trasmettere ai bambini l’importanza di lavarsi le mani accuratamente con sapone e acqua calda.
Naturalmente il vaccino è l’arma di difesa più potente, come riportato anche dalla specialista in Malattie Infettive Gloria Taliani su Pagine mediche.
E voi unimamme, che ne pensate? Eravate al corrente di questa situazione?
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