La terza sezione civile della Cassazione ha stabilito un risarcimento pecuniario per una coppia. Il motivo? La nascita indesiderata di un figlio.
La coppia non voleva il bambino ma per un errore medico non c’è stato l’aborto voluto. L’episodio è avvenuto nel 2000.
La coppia aveva circa 40 anni, lui operaio specializzato, lei addetta alle pulizie. Durante una visita medica, nella quale alla donna viene diagnosticato un fibroma, quest’ultima scopre di essere rimasta incinta. Su consiglio dei medici marito e moglie decidono di interrompere la gravidanza. Nella scelta incide anche la situazione economica non eccellente dei coniugi, inoltre avevano già un figlio e ritenevano completa la famiglia.
La donna si sottopone al raschiamento ma fallisce e alla ventunesima settimana si accorge dell’errore. Ormai è troppo tardi e la bambina viene al mondo.
Per mantenere la famiglia, il padre ha dovuto il lavoro, incassare il Trattamento di Fine Rapporto e trasferirsi al Sud.
A questo punto la coppia decide di citare in giudizio l’azienda ospedaliera di Alessandria per un risarcimento danni data l'”erronea esecuzione di un intervento” di raschiamento dell’utero a cui la moglie era stata sottoposta per una “diagnosi errata di aborto interno”.
Non solo, l’uomo ha anche richiesto un “risarcimento dei danni da nascita indesiderata” perché nella sua famiglia monoreddito questa bambina ha comportato “ripercussioni sulla vita di relazione” e sconvolto “l’esistenza privata e lavorativa come era stata programmata“.
Tutti i ricorsi sono sempre stati rigettati, ma la Cassazione ha ora annullato la sentenza della Corte d’appello di Torino e ha stabilito un risarcimento.
La donna aveva già ottenuto 125 mila euro dopo essersi accordata con l’ospedale per la nascita indesiderata.
Anche il padre, per i giudici, è un soggetto “protetto” e va tutelato in caso di nascita indesiderata, dovuta ad errore diagnostico, anche se il figlio è sano. I giudici quindi hanno accolto il suo ricorso e stabilito che il risarcimento deve ricomprendere anche “il pregiudizio di carattere patrimoniale derivante dai doveri di mantenimento dei genitori nei confronti dei figli“.
La Suprema Corte ha infatti ritenuto carente di motivazione la sentenza nel punto in cui non ha tenuto in considerazione la chiara e manifesta intenzione, da parte dei coniugi, di abortire.
E voi unimamme che ne pensate di questa storia?
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