Il testo è infatti il racconto drammatico di un bambino di 7 anni e mezzo di nome Mario.
Mario è un bambino che è rimasto con la mamma perché probabilmente il papà è andato via.
Mario dapprima racconta la sua felicità per una semplice palla, “è un giorno felice” dice. Infatti con la palla può sognare di diventare un calciatore e giocare con gli altri bambini. Sul più bello però la mamma lo chiama perché devono partire, devono raggiungere il papà. E qui inizia il viaggio…sul barcone.
Di seguito la parte del testo che merita di essere letta e ascoltata:
“Quattro giorni su sta barca e intorno ancora solo mare
Ma ti pare giusto uno va in vacanza per la prima volta
E quelli lì davanti son capaci di sbagliare rotta
Che poi a chiamarla barca ci vuole un bel coraggio
Stare in tre seduti in mezzo metro di spazio
E come me gli altro duecento tutti intenti a pregare
Ed io vorrei soltanto alzarmi e palleggiare, ah
Ma se soltanto sposto anche di un centimetro il piede
Questo davanti si sveglia ed inizia a dire che ha sete Io pure ho sete, fame, sonno, mi fa male la schiena
Ma non c’è mica bisogno di fare tutta sta scena
E poi c’è questo di fianco che ha chiuso gli occhi e non li apre più
E’ da due giorni che dorme, che pare non respiri
Non ho mai visto nessuno dormire così tanto
Ho chiesto a mamma e ha detto che era proprio stanco … boh
Tre giorni fa ne hanno buttati una ventina in mare
Mamma dice che volevano nuotare Io li sentivo gridare e non sembravano allegri
Ma almeno adesso ho un po’ di spazio per i piedi
E‘ il sesto giorno e adesso dorme pure mamma
Un tipo magro qualche fila più in là grida che vede la Madonna
E questa barca adesso puzza di benzina e di morte
E mamma ha detto di non farci caso e di essere forte
Di fare il bravo bambino e star seduto qua
Che mamma adesso s’addormenta e raggiunge papà
Però piangeva e si sforzava di sorridere
Forse era proprio tanto stanca pure lei
E c’è un silenzio tutto intorno che mi mette paura
S‘è fatta notte, ho freddo e in cielo non c’è neanche la luna
La gente grida, chiede aiuto, ma nessuno risponde
Mi guardo intorno e neanche a dirlo
Vedo sempre e solo onde, dopo onde e ancora onde
E allora onde evitare di addormentarmi
Come gli altri ed essere buttato in mare
Mi unisco al coro della barca e inizio a piangere e a gridare
Non ho forza chiudo gli occhi e non so neanche nuotare
Stiamo tutti bene,
Stiamo tutti bene Stiamo tutti bene,
Stiamo tutti bene Stiamo tutti bene,
Stiamo tutti bene Stiamo tutti bene”
Alla fine si prova un magone, è inutile.
Ci piace che Sanremo possa essere un canale per parlare di bambini e di bambini meno fortunati, come i migranti.
Speriamo che questa canzone faccia riflettere tante persone.
Segue il video pubblicato sulla pagina facebook di Mirko.
E voi unimamme che ne pensate? Siete d’accordo con noi?
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