Unimamme, tutti dovrebbero essere liberi, ma purtroppo ci sono alcune zone del mondo in cui tante persone e bambini non lo sono.
Nel Sud Sudan c’è in atto un’atroce guerra civile che fa scorrere sangue ormai dal 2013. Si tratta di una catastrofe umanitaria dalle proporzioni inimmaginabili con migliaia di morti e almeno 4 milioni di sfollati. E a farne le spese più di altri, come sempre in questi casi, sono i più deboli, cioè i bambini.
Ora finalmente arriva una buona notizia che restituisce un po’ di speranza. Infatti l’Onu, al termine della prima fase della missione Minuss, è riuscita a liberare 311 bambini soldato, tra cui 87 bambine.
I bambini sono tutti di età tra i 10 e i 16 anni.
L’obiettivo finale è quello di ridare la libertà e l’infanzia negata ad almeno 700 bambini soldato che operano nella regione di Yambio.
Il capo della missione Minuss , David Shearer, spiega: “I bambini non dovrebbero portare fucili e uccidersi tra loro, ma dovrebbero giocare e divertirsi con gli amici, protetti e accuditi dagli adulti attorno a loro. Le bambine che abbiamo liberato hanno subito quasi tutte anche violenze sessuali e per questo motivo è necessario che ricevano l’adeguato sostegno per poter tornare alle loro comunità senza essere stigmatizzate“.
Questa liberazione è la prima da un anno e costituisce la prima fase di un processo che dovrebbe permettere di liberare almeno 700 bambini soldato nei prossimi giorni. In totale 563 bambini sono stati liberati dal Movimento popolare di liberazione nazionale del Sudan (SSNLM) e 137 dal movimento di liberazione del Suda-Opposizione (SPLA-IO).
Circa la forte presenza di bambine, è la prima volta, ha dichiarato Sherarer. Queste bambini arruolate hanno subito torture, tra cui anche abusi sessuali.
Il processo per la liberazione è durato più di 6 mesi.
I bambini che potranno rientreranno in famiglia, dove però continueranno ad essere seguiti e supportati. Per questo l’Onu prevede che serviranno molti fondi.
Purtroppo a fronte di questi bambini liberati, ce ne sono secondo le stime dell’ONU ancora 19 mila ancora arruolati con i gruppi armati.».
La missione, che ha visto anche la collaborazione di Unicef e organizzazioni locali fondamentali per la negoziazione della liberazione di questi bimbi, ora si occuperà anche della fase di sostegno economico e psicologico e sulle operazione per un difficilissimo ritorno ad una normalità che molto probabilmente questi bambini non hanno mai vissuto.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa storia?
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