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Gravidanza e rischi per il feto: i papà contano più delle mamme

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valeria bellagamba
Papà e neonato (iStock)

Quando i figli vengono concepiti in età avanzata riguardo ai rischi per il feto si pensa sempre alla madre. Una gravidanza in tarda età aumenta soprattutto il rischio che il bambino possa sviluppare la sindrome di Down, insieme ad altri rischi. Raramente si pensa al padre. Eppure, secondo uno studio recente i rischi maggiori per la salute del bambino vengono proprio dalla parte del padre.

Rischi per il feto vengono soprattutto dal padre

Fare figli in tarda età è rischioso, per le possibili conseguenze sul feto, non solo per le donne, ma anche per gli uomini. Con il passare del tempo la qualità dei gameti e del materiale genetico peggiora e questo vale non solo per le donne, ma anche per gli uomini. Anzi nel caso degli uomini di più. E’ quello che ha scoperto un recente studio scientifico, azzerando i pregiudizi molto diffusi sulle gravidanze tardive.

Per quanto riguarda la sindrome di Down, i rischi dovuti all’età avanzata sono all’incirca gli stessi dalla madre a dal padre. Tuttavia, uno studio recente ha dimostrato che quando si tratta di difetti ereditari, i maggiori rischi vengono dai padri piuttosto che dalle madri.

Le mutazioni nel DNA si accumulano quattro volte più velocemente negli spermatozoi che negli ovuli.

Se i cambiamenti nella struttura dei geni sono dei passaggi indispensabili per l’evoluzione degli individui, tuttavia c’è anche il lato negativo degli effetti avversi, che possono avere serie implicazioni mediche e dare luogo a diverse malattie o disturbi.

Il grado di mutazione dei geni ha implicazioni fondamentali per la genetica medica e per la biologia evolutiva. Importante è anche determinare il contributo maschile e femminile in queste mutazioni.

Ora, uno studio condotto in Islanda e uscito sulla prestigiosa rivista Nature, cui accennavamo sopra, ha stabilito il diverso grado di mutazioni genetiche negli uomini e nelle donne, come mai era stato fatto finora.

Lo studio è stato condotto dal professor Hákon Jónsson e dai numerosi colleghi e ha preso in esame una gran quantità di campioni di materiale genetico provenienti da donne e uomini. È stato così possibile accertare con accuratezza la grande differenza che c’è tra le mutazioni genetiche femminili e quelle maschili, tra quelle negli ovuli e quelle negli spermatozoi.

Lo studio si è basato sull’analisi di tutte le sequenze del genoma nucleare da un ampio database con i dati di migliaia di islandesi e ha dimostrato che le mutazioni genetiche si accumulano in percentuali molto diverse negli spermatozoi e negli ovuli.

I dati presi in esame appartengono a oltre 1.500 famiglie di tre generazioni, comprendenti ciascuna una coppia i loro genitori e almeno un figlio. Questa composizione familiare ha permesso ai ricercatori di individuare se le mutazioni genetiche provenivano dal padre o dalla madre.

In tutti gli individui sono state identificate oltre 100.000 mutazioni indipendenti ed è stato possibile risalire al genitore per metà di esse. Le percentuali di mutazione sono aumentate costantemente con l’età dei genitori, ma l’aumento medio annuo per i padri è stato quattro volte più grande rispetto alle madri. La conclusione è evidente: geneticamente parlando, le donne sono il sesso conservatore mentre gli uomini sono quelli che prendono il rischio.

Questo significa, allora, che nel trasmettere mutazioni genetiche, rischi e malattie al feto, i padri contribuiscono più delle madri.

La spiegazione è presto data. Le mutazioni genetiche si verificano con maggiore probabilità quando le cellule si dividono. Stando alle diverse modalità di sviluppo di spermatozoi e ovuli, i primi oltre ad essere molto più numerosi dei secondi sono originate da cellule che si dividono continuamente durante la vita. Gli ovuli, invece, si formano gradualmente nel feto, attraverso poche divisioni, dando luogo ad una fornitura di base che viene gradualmente esaurita nel corso della vita fertile di una donna.

Del resto il numero di spermatozoi in una sola eiaculazione è mezzo milione di volte più grande del numero complessivo di ovuli maturi che le ovaie di una donna producono durante la sua vita.

Gli spermatozoi, come dimostrato dallo studio islandese, trasmettono al feto più mutazioni genetiche degli ovuli. Ecco perché i rischi per il feto di difetti congeniti vengono principalmente dai padri rispetto alle madri.

Un’altra ricerca, inoltre, ha stabilito che l’età paterna contribuisce di più di quella materna nell’incidenza di certi disturbi psichiatrici, come la schizofrenia e l’autismo. Questi disturbi,a quanto risulta, hanno una base genetica, quindi il maggior carico di mutazioni portate dagli spermatozoi potrebbe essere un fattore causale.

Una conclusione è chiara: gli effetti dell’età sul feto devono essere studiati su entrambi i sessi e non solo sulle madri.

Dello studio sulle mutazioni genetiche si è occupata la National Public Radio (NPR) statunitense, nella rubrica scientifica.

Che ne pensate di questi risultati unimamme?

Vi ricordiamo il nostro articolo: Possibili danni al cervello del feto se a bere prima del concepimento sono i futuri papà

valeria bellagamba

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