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Da noi niente alunni disabili o in condizione economica svantaggiata”: il triste vanto di alcuni licei italiani (FOTO)

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Valentina Colmi

La scuola dovrebbe essere un luogo di inclusione e di aggregazione, in cui gli alunni imparano a vivere in società. Evidentemente non è così, anzi sottolineano le differenze. Differenze che in molti casi non derivano dal merito ma dalla fortuna di essere nati sotto delle ottime stelle. Si tratta dei figli delle famiglie benestanti, che appunto non hanno fatto nulla per essere capitati in quella vita, se non per sorte. Una vita che spesso è già segnata dalle scuole che frequentavano i loro genitori o che deve essere all’insegna del prestigio in cui il diverso o lo straniero non sono visti come un valore o un arricchimento, ma come un fastidio. Per questo fanno discutere le schede di autovalutazione che si trovano sul sito collegato al  Miur “Scuola in chiaro”, dove appunto gli istituti possono presentarsi a chi sta cercando la propria strada dopo la scuola media.

Le scuole superiori che si vantano di non avere alunni disabili e stranieri

Prendiamo per esempio l’Ennio Quirino Visconti, uno dei licei classici più importanti e antichi di Roma, dove si legge nel rapporto di autovalutazione: “Le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alto borghese, per lo più residenti in centro, ma anche provenienti da quartieri diversi, richiamati dalla fama del liceo. Tutti, tranne un paio, gli studenti sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. La percentuale di alunni svantaggiati per condizione familiare è pressoché inesistente, mentre si riscontra un leggero incremento dei casi di DSA. Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento”. Certo, perché se uno è diversamente abile rallenta la classe o peggio ancora se viene da un altro ambiente sociale, potrebbe inquinare quello altolocato dei figli alto borghesi.

Continuiamo l’elenco con il Liceo D’Oria, un altro prestigioso liceo classico della città: “Il contesto socio-economico e culturale complessivamente di medio- alto livello e l’assenza di gruppi di studenti con caratteristiche particolari dal punto di vista della provenienza culturale ( come, ad esempio nomadi o studenti provenienti da zone particolarmente svantaggiate)costituiscono un background favorevole alla collaborazione ed al dialogo fra scuola e famiglia, nonché all’analisi, con apporti reciproci, delle specifiche esigenze formative, nell’ottica di una didattica davvero personalizzata”.  Inoltre,Non particolarmente rilevante è l’incidenza degli studenti con cittadinanza non italiana, anche se, percentualmente, il numero è in progressivo aumento negli ultimi anni”. 

Anche il liceo classico Parini di Milano, altra scuola storica però statale, è orgoglioso per il fatto che se la cantino e suonino tra ricchi: Il contesto socio-economico di provenienza degli studenti è medio-alto. Scarsamente significativa l’incidenza di alunni con cittadinanza non italiana (11). Non risultano alunni provenienti da zone particolarmente svantaggiate o di condizione socio-economica e culturale non elevata. Gli studenti del Liceo Classico in genere hanno, per tradizione, una provenienza socio-economica e culturale più elevata rispetto alla media. Questo è particolarmente avvertito nella nostra scuola. A partire da tale situazione favorevole, la scuola ha il compito (obbligo) di contribuire a elevare il livello culturale dei suoi allievi”.

Ma la ciliegina sulla torta è data dalla scuola Giuliana Falconieri, liceo classico paritario di Roma: “Gli studenti del nostro Istituto appartengono prevalentemente alla medio-alta borghesia romana. L’incidenza degli studenti con cittadinanza non italiana è relativamente molto bassa e si tratta per lo più di figli di personale delle ambasciate e/o dei consolati, particolarmente presenti nel quartiere Parioli”. Certo, negli anni qualcuno di altri quartieri ha provato a iscriversi: “Non sono presenti né studenti nomadi né provenienti da zone particolarmente svantaggiate; negli anni sono stati iscritti figli di portieri e/o custodi di edifici del quartiere” e questo ha portato delle difficoltà, visto che i ricchi hanno dovuto condividere il loro tempo con il popolo: “la presenza seppur minima di alunni provenienti da famiglie di portieri o di custodi comporta difficoltà di convivenza dati gli stili di vita molto diversi”.

E voi unimamme cosa ne pensate? Intanto vi lasciamo con il post che parla di mantenere un figlio? Un lusso per ricchi. 

Valentina Colmi

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