La mononucleosi, soprannominata anche malattia del bacio, per la sua trasmissibilità attraverso la saliva, è una malattia infettiva e virale molto contagiosa.
Viene causata dall’herpes virus di Epstein- Bar (EBV). Il bersagio delle cellule del virus sono i linfociti B, il decorso è acuto, solitamente 4-6 settimane.
La denominazione della malattia è dovuta alla caratteristica presenza nel sangue, in livelli superiori alla norma, di cellule mononucleate normali (linfociti e monociti) e di cellule mononucleate specifiche.
La malattia è stata riconosciuta per la prima volta da E. Larey e Douglas H. Sprunt nel 1920 quando il virus di Epstein Bar non era ancora stato scoperto.
Una volta contratta l’infezione questa rimane latente nel corpo umano e può ricomparire periodicamente.
I sintomi caratteristici della mononucleosi sono:
Oltre a questi sintomi si protrebbe avvertire:
Solitamente questi sintomi passano dopo 2-3 settimane senza conseguenze, per gli adulti però la stanchezza può durare anche diversi mesi.
Solitamente negli adulti e nei giovani i sintomi insorgono dai 30 ai 60 giorni dopo l’esposizione.
Le manifestazioni della malattia sono dovute all’aumentata produzione delle cellule mononucleate (linfociti e monociti) sia alle sostanze prodotte per indurre il corpo a reagire all’infezione.
Per i i bambini i sintomi del contagio da mononucleosi si mostrano tra 10 e 15 giorni.
Nei bimbi più piccoli spesso l’infezione non presenta sintomi o solo fastidi molto lievi simili a quelli di una malattia molto banale o di un raffreddamento.
Il recupero avviene velocemente, nel caso degli adolescenti la guarigione potrebbe richiedere qualche settimana.
In alcuni casi viene consigliato di evitare la pratica di alcuni sport per circa un mese, solo in caso di ingrossamento della milza.
La diagnosi avviene solitamente attraverso esami del sangue. Il medico può sospettare la mononucleosi in seguito alla visita, all’osservazione dei sintomi e alla storia dei sintomi. Durante la visita il medico controlla se i linfonodi sono gonfi e vede se questi segni sono legati ai sintomi descritti dai pazienti.
Una diagnosi certa si può avere solo con la constatazione della presenza di linfociti caratteristici nel sangue (linfocitosi) associata a test anticorporali e sierologici (presenza di anticorpi eterofili circolanti e/o anticorpi diretti contro proteine specifiche di EBV).
Ecco quindi gli esami ematologici:
A questo bisogna aggiungere che le igG anti EA compaiono nella fase acuta della malattia e non sono più misurabili dopo 3-6 mesi. In molti soggetti il rilevamento di anticorpi è sinonimo di infezine attiva. Tuttavia il 20% dei soggetti sani può avere anticorpi anti EA per anni.
Gli anticorpi contro l’EBNA non sono riscontrabili nella fase acuta dell’infezione mentre si sviluppano invece gradatamente 2-4 mesi dopo l’insorgenza dei sintomi e rimangono per tutta la vita.
L’interpretazione degli anticorpi EBV e le diagnosi di infezioni EBV vengono schematizzate così:
La mononucleosi è una malattia che interessa soprattutto individui di età compresa tra i 15 e i 35 anni.
Le persone più a rischio sono gli adolescenti e i bambini, ma questo non vuol dire che gli adulti non ne siano esenti.
L’infezione si contrae più facilmente quando il nostro sistema immunitario è indebolito, per esempio dopo una malattia debilitante o dopo un periodo di stress.
Il contagio della mononucleosi avviene:
I bambini più piccoli possono venire infettati portando alla bocca i giochi contaminati, si stima infatti che il virus sopravviva su un oggetto per il tempo in cui questo rimane umido.
Il virus di Epstein – Bar si trasmette attraverso i liquidi corporei, in modo particolare la saliva, ma tecnicamente può diffondersi anche attraverso il sangue e lo sperma, tramite rapporti sessuali, trasfusioni e trapianto d’organi.
Non tutte le persone che trasmettono l’infezione hanno i sintomi della malattia, chi può contagiare senza mai aver avuto i sintomi si chiama “portatore sano”.
Il virus rimane inattivo dopo il contagio, ma nella maggior parte dei casi questo non causa complicazioni o sintomi.
Solo raramente e in specifiche condizioni possono manifestarsi nuovamente i sintomi per un breve periodo.
La mononucleosi è una malattia diffusa in tutto il mondo, il 50% degli individui che vivono nei Paesi industrializzati ne viene colpita entro l’adolescenza.
Potrebbe diffondersi solo in caso di alcune condizioni:
Non c’è bisogno di isolamento per il soggetto colpito, la maggior parte degli adulti ne sono immuni. Quindi è possibile tornare alle normali occupazioni quando ci si sente pronti a farlo.
Il rischio di contagio è ridotto con le normali norme igieniche, solo per qualche tempo è consigliabile evitare di condividere liquidi e posate.
Il medico deve essere contattato per una conferma della diagnosi, ma nel frattempo si raccomanda riposo e dieta sana.
Si consiglia invece di andare al pronto soccorso:
Dopo il contagio la malattia si manifesta in un periodo tra le 3 e le 6 settimane successive.
La fase acuta dura 15 giorni, mentre il completo ristabilimento varia da persona a persona. Per alcuni mesi bastano poche settimane e per altre mesi.
La stanchezza però può durante ancora delle settimane e, qualche volta, dei mesi.
Dopo la guarigione, come accennato, l’infezione rimane allo stato latente e può ripresentarsi.
Le complicanze della mononucleosi sono rare, ma esistono.
Le done con sintomi relativi alla mononucleosi devono rivolgersi subito al medico, perché a volte si tratta del citomegalovirus.
Se invece si tratta di accertata mononucleosi non c’è pericolo per il feto.
Non c’è nessuna terapia specifica per la mononucleosi infettiva, sappiate che gli antibiotici non servono a nulla se si tratta di combattere infezioni virali.
La vera terapia è quella di riposare e di reintegrare i liquidi persi. Evitate l’alcol perché il fegato è già indebilito dall’infezione.
Non sottovalutate la raccomandazione del riposo che è una parte fondamentale della guarigione dalla mononucleosi. Quando sopraggiungono i primi segnali di ripresa bisognerebbe riprendere le attività quotidiane.
Così si evita di ridurre il rischio di manifestare per i mesi successivi affaticamento e stanchezza.
Raramente i pazienti sperimentano ricadute croniche negli anni che seguono. Nonostante questo alcuni pazienti continuano ad accusare stanchezza e difficoltà di concentrazione per mesi.
Antidolorifici e paracetamolo possono aiutare a ridurre dolore e febbre, evitate di somministrare aspirina agl adolescenti e ai bambini perché collegata alla Sindrome di Reye, una complicanza rara ma potenzialmente letale.
Nello specifico:
Un breve ciclo di cortisonici può essere prescritto se:
Poi ci sono anche le:
Ricordatevi comunque che la scelta del farmaco e della posologia deve essere indicata dal medico.
Quando la mononucleosi esordisce con nausea, vomito e febbre, la dieta deve avere queste caratteristiche:
La frammentazione della dieta è importante per non sovraffaticare l’apparato digerente. L’obiettivo si può ottenere aggiungendo spuntini o enfatizzando l’importanza nutrizionale dei pasti secondari.
Si possono sposare i cibi che costituiscono:
nei vari spuntini della giornata.
Quindi la digeribilità deve riguardare:
Le caratteristiche che devono avere i cibi:
I cibi dovrebbero essere ricchi d’acqua e di potassio, tra gli alimenti ricchi d’acqua ricordiamo:
Frutta e verdura mantengono lo stato di idratazione e contribuiscono a formire molto potassio e antiossidanti utili per rafforzare il sistema immunitario.
In aggiunta ai cibi già elencati, si raccomanda, in particolare:
Gli omega 3 sono molecole antiinfiammatorie, può accadere che la mononucleosi ne aumenti la richiesta metabolica.
La dieta specifica deve contenere:
I probiotici sono utili in caso di diarrea:
Recidive possono verificarsi quando calano le difese immunitarie quindi potrebbero essere utili piante con proprietà adattogene ed antivirali, affiancate da un’alimentazione equilibrata, che può essere eventualmente integrata con integratori specifici:
Ecco un elenco di medicinali e integratori utili contro la mononucleosi:
Nella fase acuta, in particolare:
In presenza di faringite:
In caso di sintomi epatici:
Non esiste vaccino in grado di prevenire questo tipo di infezioni, ribadiamo che il contagio si diffonde con la saliva, se siete infetti non diffondete il virus e quindi evitate di baciare qualcuno, non condividete alimenti, piatti, bicchieri e posate almeno fino ad alcuni giorni dalla fine della febbre e, se possibile, anche per più tempo.
Per prevenire invece il riattivarsi del virus è importante mantenere l’efficienza del sistema immunitario, questo si ottiene con uno stile di vita attivo, quindi vanno banditi gli eccessi e stress. Invece è indicato seguire una sana alimentazione.
Unimamme, voi eravate al corrente di tutte le informazioni riguardanti questa malattia che si possono trovare su Farmaco e Cura?
L’avete avuta? E i vostri figli?
Nel parlerete con loro?
Noi vi lasciamo con un approfondimento sullo sport in gravidanza.
Le donne di casa Klum si prestano come testimonial per Intimissimi: da nonna Erna a…
Come scegliere i nomi per gemelli: una guida pratica per i genitori che stanno per…
Che Pia Fico Balotelli abbia preso dal padre Mario, attualmente attaccante del Genoa? La sua…
Introduzione al mondo delle notizie per i bambini: come fare a mostrare loro il mondo,…
In base al tipo di lavoro che fate (o allo stato della gravidanza) potreste dovere…
Seggiolino in auto obbligatorio per i bambini: ecco cosa dice il Codice della Strada (e…