L’obbligo vaccinale non è indispensabile per avere alte coperture, come dimostrano i dati di quei Paesi dove non è obbligatorio vaccinarsi ma che hanno alti livelli di immunizzazione, perché le persone si vaccinano spontaneamente. In Italia invece è necessario. Lo afferma Roberto Burioni, il virologo diventato, suo malgrado, una star del web con i suoi interventi su Facebook a favore dei vaccini e contro la disinformazione antiscientifica.
Il prof. Burioni ha pubblicato il suo intervento sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, insieme ai colleghi Anna Odone e Carlo Signorelli. I tre studiosi si sono interrogati su necessità e efficacia dell’obbligo vaccinale, al fine di garantire coperture adeguate per assicurare la cosiddetta immunità di comunità o di gregge che impedisce la diffusione delle malattie infettive e protegge anche gli individui che non si possono vaccinare.
L’obiettivo, dunque, non è l’obbligo in sé, che inevitabilmente richiede strumenti coercitivi e invasivi nella vita delle persone. L’obiettivo è far sì che più persone possibili siano vaccinate in modo da proteggere la salute propria e quella della comunità. Se l’obbligo è stato introdotto in Italia con il decreto Lorenzin lo scopo è questo.
“L‘obbligo non è indispensabile per avere una copertura vaccinale alta: lo dimostrano tanti paesi dove, senza nessuna legge, quasi il 100% dei bambini viene vaccinato dai genitori responsabili. Da noi purtroppo no”, scrive Roberto Burioni sulla sua pagina Facebook, citando l’intervento pubblicato su Nature.
“In Italia le cose sembrano andare diversamente”, scrive Burioni confrontando la situazione delle coperture vaccinali nel nostro Paese con quelle degli altri Paesi europei che hanno alte coperture anche senza obbligo vaccinale.
A sostegno della tesi della necessità delle vaccinazioni obbligatorie in Italia, almeno nell’attuale momento storico, Burioni cita il caso della Regione Veneto, dove nel 2006 fu eliminato l’obbligo per i quattro vaccini base (tetano, difterite, poliomielite, epatite B) che sono stati sempre obbligatori in Italia. Il Veneto eliminò l’obbligo e allo stesso tempo avviò una massiccia e diffusa campagna di informazione per fare in modo che le persone si vaccinassero spontaneamente e vaccinassero altrettanto spontaneamente i propri figli. Purtroppo però è stata una politica sanitaria che si è rivelata fallimentare, perché le coperture vaccinali sono calate invece di aumentare: un calo del 5% contro il calo del 3,2% nel resto dell’Italia, dove l’obbligo era ancora in vigore.
In Veneto c’è anche un forte movimento no vax, come testimonia la massiccia campagna di disinformazione sugli effetti avversi da vaccino condotta da una nota associazione locale. Come se non bastasse, poi, una importante formazione politica della regione ha deciso di strizzare l’occhio ai movimenti no vax ai soli fini elettorali. La Regione Veneto aveva anche fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Lorenzin, insieme ad associazioni e movimenti no vax, sollevando una questione di incostituzionalità. Ricorso che è stato respinto dalla Consulta.
Fatte queste debite precisazioni, l’intervento di Roberto Burioni si inserisce in questo particolare contesto in cui la semplice raccomandazione alla vaccinazione non può bastare, in un Paese come l’Italia con scarsa cultura scientifica, alti tassi di analfabetismo funzionale, paranoia complottista e ampia diffusione di fake news a cui molti credono con facilità.
Si tratta di un problema culturale molto più ampio, che nel nostro Paese si estende anche ad altri settori oltre a quello sanitario e contro il quale servirà una lunga e approfondita campagna di educazione della popolazione. Un processo complesso e molto lungo, per il quale però sulle vaccinazioni non si poteva aspettare, anche e soprattutto a seguito dell’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità a inizio 2017 sull’esplosione dell’epidemia di morbillo in Italia, di cui abbiamo avuto i dati definitivi sull’intero 2017 in questi giorni.
Occorre dunque tenere conto di questo contesto per comprendere l’autorevole parere di Burioni sulla necessità dell’obbligo vaccinale in Italia.
“Come ho raccontato più volte – spiega il virologo – da quando c’è la legge (sull’obbligo vaccinale in Italia, ndr) la tendenza si è invertita e la copertura vaccinale sta aumentando dovunque, e in modo notevole“.
“Non sappiamo se questo sia dovuto alla legge – precisa comunque Burioni – alla presenza di campagne efficaci in rete (dopo anni di colpevole inattività da parte di chi doveva per mestiere comunicare: i dilettanti hanno fatto quello che i professionisti non hanno saputo fare il che dovrebbe portare a riconsiderare le capacità di questi “professionisti”), ad un cambiamento della pubblica opinione. Quello che è certo è che stiamo andando nella direzione giusta“.
“L’obbligo può essere utile: ma non dimentichiamo che è sostanzialmente un fallimento. Il fine ultimo è quello di rendere l’Italia uno di quei paesi virtuosi dove i genitori vaccinano spontaneamente i figli e dove l’obbligo non serve più“, conclude Burioni.
Nella corrispondenza inviata alla rivista Nature, Burioni, Odone e Signorelli spiegano che l’esperienza della vaccinazione obbligatoria in Italia può essere messa a confronto con quella della Francia, Paese in cui all’inizio dell’anno sono state introdotte le vaccinazioni obbligatorie per 11 malattie, e integrare in questo modo un altro studio della stessa rivista Nature che ha affrontato le modalità con cui l’obbligo vaccinale è stato introdotto in Francia.
Nell’intervento si spiega che le vaccinazioni obbligatorie introdotte in Italia sono 10 e che, a differenza della Francia, la copertura vaccinale in Italia era diminuita in modo allarmante nei 5 anni precedenti all’introduzione della legge sull’obbligo, con un calo del 5,3% per il vaccino contro il morbillo nel periodo 2011-15. In seguito l’Italia si è classificata al sesto posto nel mondo per casi di morbillo nel 2017, come da report dell’OMS.
Di fronte a questi dati preoccupanti si è proceduto ad introdurre subito la vaccinazione obbligatoria. Una misura che sembra funzionare, scrivono gli studiosi. Dai dati preliminari risulta che circa un terzo dei bambini nati tra il 2011 e il 2015 che prima non erano vaccinati, ora sono stati immunizzati. L’assunzione del vaccino contro la polio e il morbillo è aumentata rispettivamente tra l’1% e il 2,9% e ancora di più in alcune regioni.
Gli studiosi hanno concluso il loro intervento affermando che l’azione del governo, con l’introduzione dell’obbligo vaccinale, è stata giustificata dal punto di vista epidemiologico. Tuttavia, è ancora necessario un intervento proattivo per aumentare l’assunzione dei vaccini e promuovere la fiducia del pubblico.
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