Violenza sulle donne: una futura mamma sfregiata con il fuoco dal suo compagno mentre era incinta di 7 mesi e mezzo è riuscita a sopravvivere, così come la sua bambina nata prematura.
L’ultimo caso di cronaca di un carabiniere che ha ucciso le sue due figlie e ferito gravemente la moglie prima di suicidarci, ci fa riflettere ancora una volta sulla parola “femminicidio” (ecco quanto costa il silenzio).
Quanto le donne vengono protette, tutelate nei confronti di un uomo che le aveva già minacciate, le aveva perseguitate, aveva messo loro paura?
Perché, nonostante un esposto, il carabiniere non è stato controllato?
Si è sempre molto bravi a parlare del dopo, del “non doveva succedere”, ma la verità è che c’è ancora tanta strada da fare. Non si tratta di una tragedia, perché le tragedie – come ha scritto Michela Murgia – le scrive il destino, non la mano di un uomo.
Era già mamma di due bambini ed era incinta di 7 mesi e mezzo di una bambina dal suo compagno, il 34enne Laquinn Phillips.
Quest’ultimo ha dato fuoco all’appartamento di Drea perché non voleva il bambino.
Drea ha raccontato di essere scappata dall’appartamento, nuda e in fiamme, in stato di choc chiedendo ad un passante il cellulare per chiamare soccorsi.
“Quel giorno ho solo chiesto a Dio di non farmi morire“ ha detto ai paramedici come riporta il sito wusa9.com. “Ho detto ai medici di dare alla mia bambina una possibilità di vivere, per questo non avevo abortito“.
La bambina, Aaliyah Journey, è sopravvissuta.
Drea invece aveva ustioni sul 70% del corpo, era in condizioni critiche.
E’ stata in terapia intensiva per due mesi prima di vedere la bimba.
Drea ha subito 11 operazioni e dovrà farne altre. Tutto, da quell’8 settembre, è diventato una battaglia: per esempio per vestirsi impiega un’ora e prendersi cura delle sue cicatrici è un lavoro a tempo pieno, visto che deve lavarle, metterci una pomata e cambiare le garze.
Drea adesso cammina, ma trascina una gamba e non può usare del tutto una mano. Va in terapia due volte a settimana.
“Nessuno si aspettava che sopravvivessi. E’ stupefacente per me pensare di riuscire a fare quello che faccio”.
Nonostante la sua vita sia una serie di appuntamenti tra medici e terapia, è comunque grata: “Dio mi ha salvata, ha risparmiato la mia vita” ha detto. E nonostante ciò che le ha fatto, non odia il suo ex compagno: “Odiarlo sarebbe come odiare mia figlia, perché lei le assomiglia molto“.
“Sono grata. Ho uno sguardo diverso sulla vita e sono felice di essere qui. E come dico, voglio aiutare più persone possibili. Mi sembra che il mio lavoro sia compiuto”.
Oggi infatti Drea è impegnata per aiutare donne a fuggire situazioni di violenza domestica.
“Non è mai troppo tardi per andare via perché una tragedia può accadere ogni giorno” aggiunge.
“Siamo noi che scegliamo di ignorare i segnali” spiega Drea, riferendosi anche a se stessa.
“Non pensavo che le cose sarebbero andate così avanti che potevo perdere la vita“.
“Se un uomo vi mette le mani addosso o vi fa violenza verbale pensando che sia amore, non lo è. L’amore non vi butta giù, l’amore non vi fa male”
“Ho avuto una seconda possibilità forse per salvare qualcun’altro. E se è solo una persona, sento che è ciò che farò“.
Ciò che è successo a Drea ha toccato tutta la famiglia: la mamma ha lanciato una raccolta fondi per sostenere la figlia e i nipoti, mentre Adrian, il figlio più grande, 15enne, ha iniziato un movimento chiamato “Dea Strong” per aumentare la consapevolezza sulla violenza domestica.
Il compagno è in prigione.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di femminicidio: le vittime della violenza sono ancora troppe.
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