Dopo la strage nella scuola di Parkland la preoccupazione dei genitori americani per la sicurezza dei figli è altissima.
Mentre i ragazzi sopravvissuti alla sparatoria invocano un maggiore controllo delle armi e il loro Presidente risponde con l’ottusa proposta di armare i professori, anche i bambini più piccoli sono costretti a confrontarsi con una minacciosa realtà molto più grande di loro.
Tanto che in alcune scuole, oltre alle comuni esercitazioni per capire cosa fare e come comportarsi in caso di incendio, ci si prepare anche a un eventuale assalto armato.
Ecco il racconto di una mamma:
“Io e mio figlio che frequenta il 5° anno stavamo conversando mentre lo accompagnavo a scuola.
Come educatrice volevo assicurarmi che lui e i suoi compagni prendessero sul serio le esercitazioni a scuola e non usassero il tempo per socializzare o fare gli stupidotti.
Io: voi ragazzi avete già provato l‘esercitazione di isolamento in classe?
Dez: intendi l’esercitazione in caso di tiratore attivo?
Io: sì
Dez: sì, l’abbiamo provata.
Io: dai raccontami cosa dovresti fare
Dez: l’insegnante dovrebbe chiudere a chiave la porta e mettere i fogli neri sulle finestre.
Io e altri tre bambini dovremmo spingere il tavolo contro la porta.
Dopo la classe dovrebbe stare dietro di noi sulla parete alle spalle
Io: la classe dovrebbe stare dietro di voi?
Dez: dietro di me e altrei 3 bambini. Noi stiamo davanti e gli altri compagni dietro di noi
Internamente ho contato da o a 100 molto velocemente. Mio figlio è uno dei due soli bambini neri su una classe di 23. Sono passata subito a: “perché mio figlio nero è stato messo in prima linea? (giusto per essere realistici). Quindi ho chiesto prima di esprimere verbalmente il mio pensiero.
Io: perché sei stato scelto per stare davanti agli altri se un uomo armato dovesse fare irruzione nella tua scuola?
Dez: non sono stato scelto. Mi sono offerto volontario per spingere il tavolo e proteggere i miei amici
Io: (sentendo una nausea immediata) Dez perché dovresti offrirti volontario per una cosa simile?
Dez: se dovesse accadere preferirei essere quello che muore proteggendo i miei amici piuttosto che trovarmi con un’intera classe sterminata ed essere l’unico sopravvissuto.
Oh Mio Dio, mi ci è voluta tutta la forza per non crollare. Ho ancora un bozzolo in gola. 10 anni e questo dovrebbe essere il nostro processo di pensiero in America.
Questa conversazione, condivisa dalla mamma Tanai Benard su Facebook, è diventata virale ottenendo 370 533 mila Like e 174. 876 condivisioni.
Unimamme, voi cosa ne pensate delle parole di questo bimbo?
Cosa ne pensate di queste esercitazioni? E se una situazione simile dovesse verificarsi in Italia?
Noi vi lasciamo con i commoventi messaggi di due fratelli durante la sparatoria e la protesta e appello a Trump di una mamma la cui figlia è stata trucidata nella scuola di Parkland.
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