Papa Francesco ha fato visita alle mamme detenute che vivono insieme ai loro figli presso la Casa di Leda.
In occasione del Venerdì della Misericordia Papa Francesco ha voluto rendere omaggio alle abitanti della Casa di Leda che ospita madri detenute per reati minori che possono vivere in un ambiente sereno insieme ai loro bambini piccoli.
Si tratta di una realtà rara nel panorama italiano, a cui il Papa ha deciso di dare risalto con la sua inaspettata presenza.
L’iniziativa è partita circa un anno fa come servizio indirizzato ad assicurare il benessere dei bambini e sostenere le mamme che devono scontare una pena grazie all’aiuto di Pronto Intervento Disagio Società Cooperativa Sociale Onlus, associazione Ain Karim, insieme a Associazione di volontariato A Roma Insieme che la gestisce.
In Italia ci sono circa 4500 bambini che hanno una mamma in carcere e sono proprio loro, nonostante la loro innocenza, a pagare forse il prezzo più alto per gli errori degli adulti.
La Casa di Leda è un luogo dove le scelte educative delle mamme vengono rispettate attraverso modalità di adattamento alla realtà.
Sui bambini vi è un intervento a livello di scolarizzazione, alimentazione e, successivamente, di preparazione di entrambi: mamma e bambino, all’uscita delle casa.
Le donne ospiti della casa di Leda sono autrici di reati minori come traffico di droga, scippi, prosituzione, reati che vanno visti anche nella prospettiva di aumento del benessere economico della loro famiglia.
Il Papa ha portato alle mamme detenute e ai loro bambini un regali e un uovo pasquale per i più piccoli.
Come accennato, la Casa di Leda è una sorta di “fiore all’occhiello”, un progetto di cui difficilmente i politici possono vantarsi e che è stato visto con iniziale sospetto anche dalle persone che vivono all’Eur, dove si trova l’abitazione.
Poste Italiane assicura la sostenibilità dell’iniziativa il cui progetto è stato avanzato dalla cooperativa Cecilia Onlus.
Per ringraziarlo della sua visita gli abitanti della Casa di Leda hanno indirizzato una lettera al Papa pubblicata sull’Osservatore Romano.
Ecco qualche stralcio di questa intensa missiva.
“Santità, Padre caro, siamo gli invisibili.
Noi siamo alcuni delle migliaia di bambine e bambini figli di genitori reclusi nelle carceri italiane che viviamo con loro in carcere o andiamo a trovarli.
Noi siamo solo impronte lasciate su sudici e freddi pavimenti, dove arriviamo dopo viaggi estenuanti per incontrare o conoscere per la prima volta il nostro genitore o per crescervi nella violenza e nell’abbandono.
Il Papa ha visitato nel pomeriggio del 2 marzo a Roma una casa protetta per mamme detenute con figli minori e ha ricevuto una lettera che pubblichiamo per intero.
“Santità, Padre caro, siamo gli invisibili.
Noi siamo alcuni delle migliaia di bambine e bambini figli di genitori reclusi nelle carceri italiane che viviamo con loro in carcere o andiamo a trovarli.
Noi siamo solo impronte lasciate su sudici e freddi pavimenti, dove arriviamo dopo viaggi estenuanti per incontrare o conoscere per la prima volta il nostro genitore o per crescervi nella violenza e nell’abbandono.
Per difendere la dignità dei nostri genitori detenuti ci raccontano bugie facendoci credere di entrare in un collegio o in un posto di lavoro, «in un luogo dove si costruiscono torri, navi e aerei». Ma noi lo sappiamo che in questi luoghi non volano gli aerei e non c’è il mare. I nostri genitori davanti ai nostri occhi hanno vergogna dei loro sbagli, dei loro errori. Le nostre madri davanti ai nostri occhi hanno vergogna persino di pronunciare la parola “carcere”.
Per raggiungere i nostri genitori in squallide e irraggiungibili carceri sperdute nelle campagne desolate e male collegate, noi paghiamo con estenuanti viaggi in treno, con la moneta delle emozioni e delle paure. Paure che popolano i nostri incubi notturni e paure che crescono via via che ci avviciniamo al carcere.
Per un abbraccio attraversiamo l’Italia su treni affollati, con le nostre mamme cariche di pacchi e di fratellini sulle braccia. Partiamo dalla Sicilia per raggiungere Milano, da Venezia per Palermo. Arriviamo stanchi e siamo costretti ad ore di attesa sotto la pioggia e al freddo, o sotto al sole cocente.
Veniamo perquisiti, violentati nella nostra intimità dalle mani di adulti sconosciuti, che ci tolgono i peluche, i poveri giocattoli che sono i nostri amici, per aprirli, controllarli, a volte ci tolgono anche le mutandine per assicurarsi che le nostre mamme non vi abbiano nascosto droghe.
Siamo figli della complessità, della povertà, dell’ignoranza. Su di noi è impresso lo stigma sociale.
Noi bambini dipendiamo da voi adulti, se ci abbandonate noi siamo la paura, se ci riconoscete noi siamo l’amore. Ma noi vogliamo crescere, imparare, ascoltare e soprattutto noi vogliamo cambiare il nostro destino infame e quello dei nostri genitori.
Oggi Lei, padre santo, ci copre del suo immenso amore, ci conforta con le sue carezze, ci accoglie amorevolmente nell’immensa casa di Dio.”
Unimamme, cosa ne pensate di questa iniziativa del Papa?
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