A tutte le mamme capita di sentirsi esauste, soprattutto se il marito o compagno non contribuisce equamente alla spartizioni dei doveri famigliari.
Ecco cosa scrive Celeste.
“Caro marito.
Ho. Bisogno di più. Aiuto.
La notte passata è stata dura per te. Ti ho chiesto di guardare il piccolo per poter andare a letto presto.
Il neonato stava piangendo, urlava sul serio. Potevo sentirlo dal piano di sopra e il mio stomaco si è annodato a quel suono, chiedendosi se dovessi scendere e sollevarti dall’incarico o chiudere la porta in modo da poter avere il sonno di cui avevo disperatamente bisogno.
Ho scelto l’ultimo. Sei entrato nella stanza 20 minuti più tardi, con il bimbo che piangeva ancora freneticamente. Hai piazzato il bimbo nella culla e hai gentilmente spinto la culla a pochi centimetri dal mio lato del letto, un chiaro gesto per dimostrare che non ce la facevi più ad occuparti di lui.
Volevo urlare contro di te. Volevo lanciare un’epica lotta proprio in quel momento. Avevo guardato il bimbo e nostro figlio di 2 anni per tutto il giorno. Mi sarei dovuta svegliare per allattare il piccolo durante la notte.
Il minimo che potessi fare era cullarlo per un paio d’ore per lasciarmi provare a riposare.
Solo poche ore di prezioso sonno. Ti sembra troppo da chiedere?
So che entrambi vediamo il modo di onorare la nostra genitorialità nell’allevare i figli nei ruoli di mamma e papà.
Entrambe le nostre mamme sono state le principali persone ad occuparsi di noi e i nostri papà aveva le mani relativamente fuori.
Erano papà eccellenti, ma non ci si aspettava da loro di trascorrere una significativa parte di tempo a cambiare pannolini, dare da mangiare, curare, occuparsi dei bambini.
Le nostre mamme erano le super donne che mantenevano le dinamiche di famiglia.
Cucinavano, pulivano, allevavano i bambini.
Ogni aiuto dal papà era il benvenuto, ma inaspettato.
Ci vedo precipitare in queste dinamiche sempre di più, ogni giorno.
Mia è la responsabilità di nutrire la famiglia, tenere la casa pulita, occuparsi dei bambini è dato per scontato, persino quando sono tornata al lavoro.
Mi incolpo per la maggior parte di tutto questo. Precedentemente ho lasciato capire che potevo farlo.
E in verità lo voglio.
Senza offesa, non sono sicura se voglio sapere quale settimana sarebbe degna della cena con te che cucini.
Vedo altre mie amiche e mamme che fanno tutto, e lo fanno bene.
So che lo vedi anche tu. Se loro riescono a organizzarsi, e anche le nostre mamme ci riuscivano, perché noi non dovremmo?
Magari i nostri amici fingono in pubblico e lottano segretamente in privato. Magari le nostre mamme soffrivano in silenzio per anni e ora, 30 anni dopo, semplicemente non ricordano quanto sia stata dura.
O magari questo è qualcosa che mi rimprovero ogni giorno, non sono qualificata per questo lavoro, come invece lo sono tutti gli altri.
E tanto quanto faccio una smorfia solo pensandoci, sto per dire: ho bisogno di più aiuto.
Parte di me si sente un fallimento solo per il fatto di chiederlo. Intendo, tu aiuti.
Sei un padre straordinario, fai un grande lavoro coi bambini. Al di là di questo dovrebbe venirmi facile no? L’istinto materno no?
Ma sono umana, vado avanti con 5 ore di sonno a notte e sono morta di sonno. Ho bisogno di te.
Al mattino ho bisogno che tu prepari nostro figlio di 2 anni in modo che io possa occuparmi del piccolo e preparare il pranzo per tutti e bere una tazza di caffè.
E no, preparare il figlio di 2 anni non vuol dire piazzarlo davanti alla tv. Significa assicurarsi che sia andato in bagno, prepararli la colazione, vedere se vuole l’acqua, preparargli la borsa per la scuola.
La sera, ho bisogno di un’ora per decomprimermi a letto sapendo che nostro figli di 2 anni è addormentato nella sua stanza e che tu ti stai occupando del piccolino.
So che è dura sentire il bimbo piangere. Credimi, lo so.
Ma se io posso guardare e calmare il bimbo per la maggior parte del giorno, tu puoi farlo per un’ora o due la sera.
Per favore. Ho bisogno di te.
Nei fine settimana ho bisogno di più pause. Tempo in cui posso uscire di casa da sola e sentirmi come un individuo.
Anche se significa solo camminare intorno all’isolato o fare un salto al negozio di alimentari.
Qualche volta, quando ho programmato una lezione di nuoto, o un’uscita divertente, sembra che abbia tutto sotto controllo, ho bisogno che tu mi dia una mano.
O che suggerisca che vada a fare un riposino mentre lo fanno anche i bambini.
O che cominci a mettere via i piatti senza che lo suggerisca io. Ho bisogno di te.
Infine ho bisogno di sentirti grato per tutto quello che faccio. Ho bisogno di sapere che hai notato la lavatrice fatta e che ho preparato una bella cena.
Voglio sapere che apprezzi il fatto che allatto al seno a tutte le ore e mi tiro il latte quando sono al lavoro quando sarebbe più facile usare la formula.
Spero che tu noti che non ti chiedo mai di rimanere a casa dagli eventi della tua cerchia e attività sportive.
Come mamma, è dato per scontato che starò a casa, e che sarò sempre disponibile per occuparmi dei bambini mentre sei fuori e continuo a nutrire il presupposto che, bene, sarò sempre a casa.
So che questo non è il modo in cui l’hanno fatto i nostri genitori. Vorrei poter fare tutto e farlo sembrare senza sforzo.
Vorrei non aver bisogno dei complimenti per fare la maggior parte delle cose che le persone si aspettano da una mamma.
Ma sto sventolando una bandiera bianca e ammettendo che sono umana.
Ti sto dicendo quanto ho bisogno di te, e se continuerò ad andare avanti al ritmo a cui sto andando, mi spezzerò.
E questo ti ferirà, farà del male ai bambini, alla nostra famiglia.
Perché, diciamolo chiaramente: anche tu hai bisogno di me.”
Unimamme, cosa ne pensate di questa richiesta di aiuto?
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