La nipote di Martin Luther King: “Anch’io ho un sogno”. Il toccante discorso della bambina.
Sabato 24 marzo in tutti gli Stati Uniti e in particolare a Washington si è tenuta la “March For Our Lives” (la marcia per le nostre vite), la grande manifestazione dei ragazzi americani contro le armi, lanciata dai sopravvissuti alla strage della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, per chiedere regole più severe sul possesso di armi
Da più parti si sono sollevate voci di protesta contro la vendita facile delle armi da fuoco negli Usa, soprattutto a ragazzi troppo giovani e a soggetti affetti da disturbi psichici. Nessuno chiede la messa al bando completa delle armi, ma solo una regolamentazione, sia nei confronti di chi le compra sia nei confronti della vendita di quelle potentissime, come le armi d’assalto e automatiche. Neppure queste minime limitazioni, tuttavia, sono state accettate dalla potentissima lobby delle armi NRA, National Rifle Association, che è passata subito al contrattacco lanciando una campagna di odio e diffamazione persino contro le vittime e i sopravvissuti delle recenti stragi, come quella di Parkland, quando nel giorno di San Valentino sono state uccise 17 persone, tra studenti e insegnanti, nel corso dell’ennesima sparatoria messa a segno dall’ennesimo ragazzo disturbato.
Chi chiedeva una regolamentazione delle armi è stato pesantemente insultato e attaccato, senza nessun rispetto per il suo dolore. La lobby delle armi ha sguinzagliato media compiacenti e agit prop. Ma “Enough is enough“, hanno risposto i ragazzi, “quando è troppo è troppo”. Così, questa volta, non solo ci sono state le testimonianze delle vittime e i loro appelli, in risposta alla violenza verbale della NRA e alle preghiere ipocrite dei politici. Questa volta c’è stato qualcosa di più: una vera e propria sollevazione popolare, che si è manifestata in gesti concreti, a partire dall’emozionante intervento di Emma Gonzales, la ragazza sopravvissuta alla strage di Parkland, che ha risposto coraggiosamente a lobbisti e politici. Un cambiamento nell’opinione pubblica che le aziende più grandi hanno subito intuito, tanto da cambiare le loro politiche: Walmart ha deciso di non vendere più le armi ai minori di 21 anni (negli Stati Uniti la maggiore età), mentre molte altre aziende hanno deciso di non accettare più le sponsorizzazioni delle aziende produttrici di armi. Segnali piccoli, ma forti, che hanno iniziato a far scricchiolare lo strapotere della NRA.
Qualcosa, finalmente, si sta muovendo, ma l’evento più straordinario di questi giorni è la March For Our Lives, che ha visto affluire nella sola città di Washington centinaia di migliaia di ragazzi provenienti da tutti gli Stati Uniti, molti insieme ai loro genitori e nonni. Una partecipazione impressionante, secondo la stampa americana la più grande manifestazione di giovani negli Usa dai tempi delle grandi proteste del Vietnam.
Un vero e proprio fiume umano che ha intasato i grandi viali della capitale Usa, riempiendo tutta Pennsylvania Avenue, la lunga via di Washington che unisce la Casa Bianca al Campidoglio. Proprio davanti al Campidoglio è stato allestito il grande palco sul quale sono saliti i testimoni delle stragi delle armi e gli artisti che hanno portato il loro sostegno ai manifestanti.
C’è stato poi un momento molto emozionante che ha fatto rivivere sul palco lo spirito delle grandi manifestazioni degli anni ’60, quelle per i diritti civili. Sul palco è salita una bambina di 9 anni, Yolanda Renee, nipote di Martin Luther King, figlia si suo figlio Martin Luther King III.
La bambina, accompagnata mano nella mano da una ragazza, ha detto, come disse suo nonno nel celebre discorso dell’agosto del 1963, di avere un sogno, un sogno di un mondo senza armi.
“Mio nonno aveva un sogno: che i suoi quattro figli piccoli non fossero giudicati dal colore della loro pelle, ma dal contenuto del loro carattere. Io – ha aggiunto la bambina – ho un sogno: quando troppo è troppo e questo dovrebbe essere un mondo libero dalle armi. Punto! Ripetete queste parole dopo di me: Spargete la voce: avete sentito? In tutto il Paese, noi saremo una grande generazione!“.
Le persone hanno ripetuto in coro le parole scandite dalla piccola Yolanda. È stato un momento davvero toccante e di grande potenza, di cui pubblichiamo il video qui sotto.
Il palco dal quale ha parlato la nipote di Martin Luher King si trova a poca distanza dal National Mall, il luogo dove suo nonno tenne il celebre discorso “I have a dream” del 28 agosto del 1963, durante la marcia per i diritti civili. Quest’anno, poi, si commemorano i 50 anni dall’uccisione di King, avvenuta in un agguato con un fucile, il 4 aprile del 1968.
Cosa ne pensate unimamme di questa manifestazione?
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