Alfie Evans: la decisione della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Per i genitori del piccolo Alfie è un colpo durissimo e una speranza annientata: la decisione di staccare il respiratore al loro bambino è legittima e non viola i diritti umani. Così ha stabilito la Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, l’ultimo grado di giudizio a cui i genitori si erano appellati contro le decisioni dei giudici inglesi che avevano dato ragione all’ospedale dove il bambino è ricoverato sull’interruzione delle cure.
Alfie, 22 mesi, è affetto da una grave condizione neurologica degenerativa, di cui i medici tuttavia non sono stati in grado di spiegare le origini. Nessuna diagnosi è stata possibile, l’unica cosa certa è che il bambino ha subito gravissimi danni cerebrali ed è in uno stato semi vegetativo. Il piccolo Alfie non è in grado di nutrirsi né di respirare da solo, ha bisogno del sondino nasogastrico e di una macchina che lo aiuti a respirare. Alfie è in queste condizioni da un anno circa e i medici hanno spiegato ai genitori che il loro piccolo non si sarebbe mai più ripreso, che ogni altra cura sarebbe stata inutile e che nell’interesse del bambino era giunto il momento di staccare le macchine e lasciarlo morire.
Una prospettiva che ha trovato la netta opposizione dei genitori, che hanno fatto e stanno facendo di tutto pur di impedire che il loro bambino venga privato della vita.
Tom e Kate, i giovani genitori del piccolo Alfie, due ragazzi ventenni, sono legatissimi al loro figlioletto e stanno combattendo uan battaglia gigantesca, che sta ricevendo sostegno morale ma anche economico da tutto il mondo.
Secondo i genitori, Alfie risponde agli stimoli, quindi il suo cervello non è assente. I genitori del bambino hanno pubblicato diversi video e foto in cui il Alfie sembra rispondere agli stimoli: muove braccia e gambe, se toccato e spostato, apre gli occhi quando sente la voce del padre (anche se il suo sguardo sembra perso nel vuoto), sbadiglia e succhia il ciuccio. Tutte queste cose per i genitori non possono essere soltanto un riflesso, sebbene il bambino sia gravemente malato e tenuto in vita dalle macchine. Papà e mamma del piccolo Alfie hanno inondato i social di foto e video del loro bambino mentre si muove o succhia il ciuccio. A dimostrazione che Alfie è vivo e non sta morendo.
Al contrario, i medici dell’ospedale Alder Hey Children di Liverpool, dove il piccolo Alfie è ricoverato, affermano che il bambino è come se fosse morto: la sua attività cerebrale è assente, come lo stimolo a respirare, che è la base della vita, il cervello del bambino è irrimediabilmente compromesso e da questa condizione non si torna indietro. Inoltre, secondo i medici, quelle che sembrano risposte del bambino agli stimoli sono solo riflessi condizionati che possono trarre in inganno.
Affermazioni che hanno fatto arrabbiare i genitori di Alfie, che hanno postato nuovi video del loro bambino sul gruppo Facebook aperta in suo sostegno: Alfie’s Army, l’esercito di Alfie. Sul gruppo tantissimi sostenitori mandano messaggi di incoraggiamento a Tom, Kate e al piccolo Alfie, pubblicano articoli e foto, lasciano preghiere ma contribuiscono anche con donazioni al fondo aperto dalla famiglia per sostenere le spese per le cure del figlio e le spese legali nella battaglia contro l’ospedale.
La contrapposizione tra i genitori di Alfie e l’ospedale, ha dato il via ad un iter giudiziario, in cui i genitori del bambino hanno fatto ricorso in tutti i gradi di giudizio, sperando nell’aiuto della magistratura. I giudici di tutti i gradi di processo nel Regno Unito hanno dato ragione all’ospedale e torto ai genitori. La Corte Suprema di Londra il ricorso lo ha rifiutato, sostenendo che non aggiunge nulla di nuovo e non pone una questione di interesse generale.
Così i genitori del piccolo Alfie hanno tentato presso la Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, alla quale si può fare ricorso per fare valere i propri diritti, quando si ritiene che sia stato calpestato uno dei suoi diritti sancito nella Convenzione europea per i diritti dell’uomo.
La Corte di Strasburgo ha respinto il ricorso di Tom e Kate, ritenendolo non ammissibile, perché non ci sono evidenze di violazione dei diritti umani. La decisione è arrivata mercoledì 28 marzo e per Tom e Kate è stato un autentico colpo al cuore.
Tom Evans ha scritto su Facebook che lui e la madre del bambino erano “a pezzi, sconvolti e in pena” e che la decisione voleva dire che suo figlio “stava per essere ucciso“.
Un dolore fortissimo, di fronte al quale, però, Tome e Kate non sembra vogliano arrendersi e promettono battaglia.
Intanto, sabato 31 marzo si terranno due manifestazioni di protesta contro al decisione dell’ospedale Alder Hey Childen di staccare la ventilazione ad Alfie. Una manifestazione si terrà davanti al municipio di Liverpool, l’altra a Londra davanti a Downing Street, la sede del governo britannico.
Il papà di Alfie ha anche rivolto un appello a tutte le autorità che possano aiutarlo:
“Per favore, nostra Regina, Papa Francesco, per favore Angela Merkel… qualcuno salvi il nostro innocente bambino che non sta morendo. Lui guarda nei nostri occhi tutti i giorni, risponde ai nostri stimoli sempre. Alfie James Evans ti amiamo tanto, tanto tanto e faremo tutto quello che possiamo“.
Dal canto suo l’ospedale Alder Hey di Liverpool ha assicurato di agire per il bene del bambino e nel suo solo esclusivo interesse. “la nostra priorità – hanno precisato dall’ospedale – è ora di lavorare con i genitori di Alfie per concordare il piano di cure palliative più appropriato e chiederemmo che la loro privacy sia rispettata questa volta“.
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