Correre in gravidanza è sicuro per mamma e bambino, lo afferma uno studio scientifico. La buona notizia per tutte le mamme sportive.
Tranquille unimamme, potete correre in gravidanza senza problemi. Lo sostiene uno studio scientifico, il più ampio mai realizzato a livello internazionale.
Molte donne incinte temono di danneggiare il bambino se si muovono troppo in gravidanza, eppure l’attività fisica fa bene, sia alla mamma che al bambino e oggi le donne sono incoraggiate praticarla durante la gravidanza. Fare esercizio fisico, infatti, porta molti benefici:
Ovviamente si deve trattare di attività fisica su misura, quella più adatta alla donna incinta, al suo fisico e alle sue abitudini, evitando sforzi dannosi.
Cosa accade quando si tratta di donne sportive, abituate a correre? Ora uno studio scientifico rimuove tutte le paure e afferma che correre in gravidanza è sicuro e non comporta conseguenze negative sul bambino.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del King’s College London, St Thomas’ Hospital su 1.293 donne che praticano abitualmente la corsa. Le partecipanti sono state selezionate da parkrun, associazione che organizza corse settimanali in 450 parchi in tutto il mondo, coinvolgendo 1,25 milioni di corridori in tutto il mondo.
Le donne sono state divise tra coloro che continuavano a correre durante la gravidanza e coloro che smettevano.
Le donne che correvano in gravidanza sono state ulteriormente classificate dallo studio a seconda dei chilometri corsi settimanalmente e fino a quale trimestre avevano corso.
Sono stati raccolti i dati su precedenti gravidanze: l’età gestazionale al parto e il peso alla nascita del bambino.
Altri dati hanno incluso la percentuale di parti vaginali assistiti, la prematurità in gestazioni clinicamente importanti e le complicazioni in gravidanza. Questi dati sono stati correlati alle dimensioni attese del bambino, tenendo conto dell’etnia della madre, della sua altezza, del suo peso e del sesso del bambino, in modo da consentire una valutazione accurata dell’impatto della corsa sulla gravidanza.
I risultati hanno mostrato che non ci sono state significative differenze nell’età gestazionale al parto o nel peso del bambino nelle donne che avevano continuato a correre e in quelle che avevano smesso.
Mentre le percentuali di parto vaginale assistito erano più alte nelle donne che correvano, probabilmente a causa dell’aumento del tono muscolare del loro pavimento pelvico.
Dallo studio dunque non risultano effetti negativi legati all’intensità o alla frequenza della corsa durante la gravidanza e si può affermare che continuare a correre nel terzo trimestre è sicuro.
Tra le donne prese in esame dalla ricerca, una donna aveva addirittura corso una maratona il giorno prima della scadenza del termine, mentre altre avevano corso regolarmente mezze maratone durante tutta la gravidanza. Addirittura donne incinte di tre gemelli correvano abitualmente.
Il professor Andrew Shennan, autore principale dello studio, ha affermato: “Ci sono oltre 2,8 milioni di corridori parco in tutto il mondo, molti dei quali sono in età riproduttiva. Con l’assistenza di parkrun, nel più grande studio del suo genere, abbiamo stabilito che correre in gravidanza è sicuro. Le donne possono continuare la pratica dell’esercizio fisico durante la gravidanza e vorremmo incoraggiarla per assicurare un esito sano sia per lei che per il bambino“.
Janice Rymer, Vice Presidente per l’Educazione al Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (RCOG), ha dichiarato a Tommy’s: “Raccomandiamo che tutte le donne svolgano un regolare esercizio fisico durante la gravidanza poiché può aiutare a ridurre l’affaticamento, il dolore lombare, le vene varicose, il gonfiore delle caviglie e le sensazioni di stress, ansia e depressione. Questo nuovo studio mostra che, nella maggior parte dei casi, è sicuro sia per la madre che per il bambino se una donna che corre regolarmente continua a farlo durante la gravidanza“.
Per approfondire ulteriormente i risultati dello studio saranno comunque necessarie ulteriori analisi.
Lo studio è stato pubblicato su BMJ Open Sport & Exercise Medicine.
Che ne pensate unimamme?
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