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I genitori devono imparare a rispettare la privacy dei bambini (VIDEO)

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Maria Sole Bosaia

La campagna mediatica #KidsForPrivacy vuole sensibilizzare i genitori circa le immagini dei figli minorenni messe in rete.

Tuteliamo la privacy dei bambini grazie a una campagna sui social

Moltissimi genitori scattano innumerevoli foto dei propri pargoli che poi condividono in rete senza accorgersi dei pericoli insiti in questo atto.

Child Rescue Coalition sta cercando di sensibilizzare gli adulti attraverso diversi social media con la campagna @KidsForPrivacy.

In occasione del  National Child Abuse Prevention Month l’associazione ha preparato un filmato diretto ai genitori spiegando che se anche viviamo nell’epoca degli iPhone e di Instagram questo non significa che tutte le immagini dei piccoli vadano messe in mostra. Le innocenti foto dei bambini li espongono al pericolo dei pedofili.

La CRC, organizzazione no profit, lavora con investigatori, ufficiali di polizia, filantropi, avvocati e agenzie per il benessere dei bambini per mettere fine allo sfruttamento dei piccoli.

Una parte del loro operato è dedicata a punire i pedofili, l’altra alla prevenzione dei crimini.

Secondo i dati raccolti la maggior parte dei genitori pubblica 1500 foto dei figli sui social prima che questi compiano 5 anni.

Forse ricorderete l’esperimento virale su cosa accade alla foto dei bimbi su Facebook.

L’89% dei genitori inoltre non ha controllato le impostazioni di Facebook in un anno, inserendo restrizioni della privacy.

In modo particolare la campagna si indirizza alle immagini dei bimbi nudi, che sono sul vasino, fanno pipì o magari posano in costume.

Per bloccare tutto ciò ai genitori viene chiesto di partecipare alla campagna usando determinati hashtag come #pottytraining con foto diverse, in cui i volti dei bimbi o le loro parti intime sono oscurate.

Si spera così di catturare l’attenzione di altri genitori che postano foto senza rispetto della privacy dei figli.

“Sappiamo che questo potrebbe essere un tema sensibile per i genitori. La nostra campagna non vuole fare vergognare o sentire in colpa i genitori e costringerli a non condividere immagini della loro famiglia. Vogliamo solo educare tutti i genitori ad essere coscienti su cosa postano riguardo i figli“.

Spesso i genitori non vedono il pericolo in ciò che postano, per questo motivo l’organizzazione ha proposto 100 diversi potenziali hashtag:

  • #pottytrainingtime (allenamento al vasino)
  • #kidsshower (doccia dei bambini)
  • #nakedbaby (neonato nudo)
  • #nakedtoddler (bambino nudo)
  • #nakedkids (bimbi nudi)
  • #cantkeepclothesonhim (non vuole vestiti addosso)
  • #childbath (bagnetto)
  • lovesbeingnude (ama girare nudo)

Il potenziale pericolo nel condividere momenti privati è maggiore dei benefici, dal momento che i social media ora sono un parco giochi digitale per pericolosi pedofili che rubano e pongono foto innocenti dei bambini in contesti di sfruttamento con danni irreversibili e durevoli. L’obiettivo di questa campagna è di aumentare la consapevolezza sull’importanza di proteggere i bambini e la loro privacy nell’età dei social media mentre si scopre che i predatori online stanno diventando più aggressivi nella ricerca di queste immagini”.

Ecco quindi alcuni consigli degli esperti.

I genitori prima di condividere una foto dei figli dovrebbero porsi alcune domande:

  • Perché sto condividendo questo?
  • Perché vorrei che qualcun altro condividesse un’immagine come questa di me?
  • Vorrei che questa immagine di mio figlio venisse vista e scaricata da pedofili nel dark web?
  • Questo è qualcosa di cui voglio che la vita digitale dei miei figli faccia parte?

Sempre secondo l’organizzazione il 90% dei bimbi avrà una presenza sui social media prima di aver compiuto 2 anni e ciò che viene postato su di loro ha importanza.

“Sfortunatamente molte persone non sanno quanti predatori sessuali ci siano nella nostra comunità”.

La Child Rescue Coalition ha tracciato 50 milioni di computer in possesso di materiali illegali riguardanti abusi sessuali sui bambini.

La tecnologia, lo ricordiamo, ha condotto all’arresto di insospettabili persone: insegnanti, coach, capi boy scout e dottori.

Anche se un genitore ha messo in atto tutte le strategie per tutelare la privacy è sempre possibile che qualcuno di cui ci fidiamo o che sono amici virtuali possono essere dei predatori sessuali. Quando condividi una foto di tuo figlio questo può sembrare innocente per una persona normale, sfortunatamente questa può essere vista da un predatore in una luce molto diversa”.

E come dice lo slogan “è tuo figlio, ma è la sua privacy“.

Noi vi lasciamo con la vicenda di un insospettabile pedofilo che ha adescato e violentato 3 bambini.

Maria Sole Bosaia

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