Bullismo: tre minorenni sono stati arrestati dopo le ripetute denunce di un papà di un 13enne.
Il bullismo è reato. Non bisogna fare distinzioni tra bullismo e azioni criminali, perché in questo modo si sminuisce il problema. Chi compie un’azione di bullismo commette un’infrazione della legge e va punito, con le conseguenze legali e penali che ciò comporta. Però il problema spesso viene sminuito oppure appunto si fanno delle distinzioni che non portano a migliorare e a prendere coscienza di una piaga dilagante.
Episodi di violenza privata, estorsione, minacce, fanno parte del bullismo, non è vero che “i bulli non rischiano il carcere per rapine, estorsione, minacce” come è stato scritto da qualche giornalista. Sono proprio queste le azioni che possono portare il bullo in carcere o in comunità, dipende dall’età.
Da Ferrara arriva una storia che per ora ha il lieto fine: 3 minorenni, tra i 13 e i 16 anni, sono stati arrestati e vista la loro pericolosità messi per il momento in alcune comunità. Si tratta di una piccola baby gang, conosciuta in città con il nome di “Quelli del sotto Mac”, perché si trovavano nei pressi del Mc Donald’s di piazza Trento Trieste. Sono accusati di rapina, due di loro di estorsione, violenza privata e un altro di spaccio di droga.
Prima di arrivare a questo sono state fatte ben 6 denunce in 15 giorni da parte del padre di una vittima, un ragazzo di 13 anni minacciato addirittura di morte mentre aspettava l’autobus dopo la scuola assieme al fratello undicenne: “Se non ritiri la denuncia finisce male. Ti riempio di botte fino ad ammazzarti” riporta Repubblica.it. I genitori hanno appunto sporto immediatamente denuncia per rapine e aggressioni, l’ultima per stalking e violenza privata.
Il padre del ragazzo, un avvocato, ha detto a La Nuova Ferrara di essere stato lui stesso minacciato da uno di questi ragazzi mentre si trovava con il figlio al luna park (dopo le minacce i genitori hanno cominciato a scortare i figli ovunque, sia a scuola sia altrove): “L’ho incontrato al Luna park, mi ha quasi sfidato: io volevo parlargli quando all’improvviso, ad un segnale, sono stato accerchiato da altri 5/6 ragazzi come lui, il branco. Che mi chiedevano con fare minaccioso se avevo dei problemi. Io mi sono limitato a dare a K. il mio biglietto da visita e a dire: “Sono stato io a denunciarti, lascia stare mio figlio”. Ma ho avuto la percezione che quelli siano una vera banda organizzata. Come volete chiamarli? Non sono una baby gang?”.
In un’altra intervista rilasciata a Il Resto del Carlino l’uomo sottolinea che in una situazione così pesante sia comunque importante denunciare: “E’ difficilissimo, ma credo lo si possa fare solo attraverso la legalità. Denunciando. Sa quante volte mio figlio è venuto da me dicendo: papà, diamogli i 50 euro che chiede così mi ridà il mio telefono e la chiudiamo qui. Ho cercato di fargli capire che quella non era la strada buona, anche se non è stato semplice”.
Un caso certamente non isolato e se ora il ragazzino appare più sereno è anche importante che se ne parli, perché non succeda ancora.
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