Bullismo a scuola: una ragazzina di 12 anni vittima di bullismo condivide una lettera aperta in cui si rivolge ai bulli che l’hanno costretta a cambiare istituto.
“Cari compagni, diciamo così“. Inizia in questo modo la lettera di Alice (nome di fantasia), una ragazzina di 12 anni, che è stata costretta a cambiare scuola dove era stata vittima di bullismo.
Una scuola certamente non frequentata da alunni con situazioni disagiate o difficili (come invece alcuni istituti tengono a sottolineare), ma figli di professionisti molto rinomati della città di Ferrara.
E’ ora di parlare di bullismo con il proprio nome. Non bisogna cercare scappatoie e soprattutto intervenire. Sono la scuola e i genitori i responsabili, tanto da poter rispondere penalmente alle colpe dei bulli.
In questa storia che proviene da Ferrara, però, pare che l’istituto – ripetiamo uno dei più blasonati della città – non abbia fatto nulla. A spiegarlo sono i genitori di Alice al quotidiano La Nuova Ferrara:
“E’ come se volessero mettere la polvere sotto il tappeto non risolvendo i problemi come quelli di Alice. Parliamo di bullismo e cyberbullismo fatti anche piccoli, che accadono però ogni giorno, da mesi, dallo scorso anno”. A testimoniarlo i tanti messaggi sulle chat di Whatsapp della classe, nei messaggi vocali inviati: “Ti spacco quel flauto di m…”. “Put…” “Goditi il fidanzato ora, poi si troverà una più bella e più magra di te”. “Dammi i compiti, tu se al nostro servizio”. “Non puoi respirare, inquini l’aria. Dove cammini avveleni il suolo, non puoi vivere, o essere una di noi”.
Un’escalation di esasperazione che ha portato Alice a cambiare scuola, mentre i genitori e gli insegnanti pare siano rimasti a guardare pur rendendosi conto di quanto stava succedendo, come testimoniano i messaggi su Whatsapp: “Gli altri genitori hanno detto che i ragazzi se la dovevano veder tra di loro. Così anche gli insegnanti che in merito alla chat, vero cyberbullismo, dicevano che non potevano entrare nel merito: e allora, ci chiediamo, la scuola interviene solo quando accade qualcosa di grave?”.
Alice ha scelto di andarsene, ma prima ha lasciato una lettera con l’intenzione di darla ai professori per farla leggere in classe. “Voleva consegnarla ai professori affinché la leggessero in classe ai 27 compagni, forse non l’avrebbero letta, da qui la decisione di farvela pubblicare“. Eccola:
“Cari compagni, si fa per dire, in questi giorni le cose in classe si sono aggravate e io non ci ho più visto.
Mi sono stancata di questa situazione che va avanti da troppo tempo e lo sapete anche voi.
Mi sono stancata di stare qua, in questa classe, mi sono stancata di sentirmi dire che non faccio parte della vostra scuola.
Mi sono stancata di sentirmi dire che non faccio parte della vostra squadra, ma sapete? E’ molto meglio così.
Non voglio fare parte di una squadra di bugiardi e sì, me ne sono andata, cambio scuola.
Finalmente sì, l’ho fatto: mi sono rotta.
Sappiate che non me ne vado da perdente, perché io non perdo, lascio perdere.
Lascio perdere questa situazione.
Non proverò più a rifare la testa a chi non ce l’ha.
E’ come se chiedessi a uno dei miei gatti di abbaiare. Sono stanca di tutto e di tutti, perciò basta: vado a essere finalmente felice. In questa gabbia di matti non lo sono mai stata.
Mi dispiace per quelle due tre persone che invece mi volevano bene.
Uno di questi – ci tengo a fare il suo nome – c’è sempre stato a difendermi e ha avuto il coraggio di farlo quando si era uno contro 27.
Io lo ringrazio, come ringrazio le altre poche persone che mi volevano bene.
Da molti sono delusa, non da quelli che mi hanno attaccata, ma da quelli che sono rimasti in silenzio.
Infine saluto gli insegnanti che mi hanno istruita ed educata e che sono sempre – o quasi – stati corretti.
Detto questo, addio: sono felice di andarmene”.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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