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“La Scuola che verrà”: un manifesto in sei punti per cambiarla

Published by
Maria Sole Bosaia

Il Manifesto per la scuola che verrà contiene sei suggerimenti

La scuola secondo Daniele Novara: un manifesto in 6 punti

Daniele Novare e il team del Centro Psico Pedagogico di Piacenza hanno condiviso le loro osservazioni con alcune indicazioni sulla Scuola futura.

Hanno quindi redatto un Manifesto in 6 punti riguardante il tema metodologico, come organizzare i processi di apprendimento.

Ecco cosa dice il Manifesto della Scuola che verrà:

  • si impara dai compagni: la scuola ha necessità di un clima osmotico, la gita va fatta a inizio anno per creare il clima, non a fine anno come premio
  • si impara con le domande: non quelle che cercano la risposta esatta ma quelle maieutiche che attivano la voglia di scoprire
  • si impara nel laboratorio: l’alternativa alla lezione frontale è il laboratorio
  • si impara sbagliando: serve una valutazione evolutiva che tenga conto del punto di partenza e dei progressi fatti. Non degli errori
  • si impara con l’insegnante che fa da regista: gli insegnanti devono fare lavorare i ragazzi
  • si impara divertendosi: la didattica creativa accompagna alla scoperta. Ai ragazzi bisogna chiedere: “muovetevi, siate attivi“.

Novara ha individuato nella scuola pratiche inerziali, come si legge su Vita, che si protraggono senza reali motivazioni pedagogiche o intenzionalità metodologica. Ecco quali sono:

  • la lezione: “nei documenti ministeriali questa parola non c’è. Allora com’è che la lezione è entrata nella scuola? Per certe cose non c’è risposta.”
  • La nota
  • La campanella: “quando sei nel pieno del lavoro suona la campanell. Non ha senso, quale nesso ha con l’apprendimento?”
  • Il cortile piatto: nel piatto il gioco è monocorde, un cortile piatto è fatto per controllare i bambini, non certo per giocarci
  • l’intervallo nei banchi: si fa perché si teme che i bimbi si facciano male correndo
  • la disposizione dei banchi: “se è vero che l’ambiente attiva apprendimento, qui l’apprendimento lo attiva la bidella il pomeriggio, che sistematicamente rimette in fila i banchi. È incredibile che l’insegnante non possa disporre dello spazio in funzione dell’apprendimento”

L’esperto invita ad organizzare le attività a seconda degli obiettivi, con una logica aziendalistica e produttiva, di stimolo e risposta.

Novara esalta la lezione frontale, inoltre la scuola del controllo va sostituita con quella dell’appredimento, dove vi è la centralità degli alunni e del gruppo classe, si avviamo processi di scambio e imitazione.

Il pedagogista Francesco Dell’Oro ha condannato anche l’ossessione per i voti.

Preoccupiamoci del benessere, delle relazioni con i compagni, quando il ragazzo sta bene a scuola, lo studente arriva esorta.

Milena Santerini, pedagogista dell’Università Cattolica, ha specificato che la lezione serve e che è necessario esplicitare dei contenuti prima di creare autonomia di apprendimento.

Infine la psicologa Silvia Vegetti Finzi ricorda invece che il problema degli adolescenti è il fatto che gettino la spugna.

Infine Anna Oliviero Ferraris ha sottolineato che a scuola non si va solo per imparare ma anche per stare con i compagni.

Un luogo dove si hanno buone relazioni, ci si sente accolti, un luogo significativo. Gli alunni invece spesso a scuola si sentono trattati in modo anonimo”.

Unimamme voi cosa ne pensate di queste riflessioni?

Noi vi lasciamo con un approfondimento sui bulli che aggrediscono i professori della psicologa Maura Manca.

Maria Sole Bosaia

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