Fecondazione eterologa: ex coppia litiga sul futuro dell’embrione creato in Spagna quando i due erano ancora sposati.
La fecondazione eterologa è diventata legale in Italia solo nel 2014. Prima chi riceveva l’infausta diagnosi di infertilità aveva solo due possibilità: o rassegnarsi, oppure cercare di diventare genitore attraverso la fecondazione artificiale in un altro Paese, spesso la Spagna.
E’ quello che avevano pensato di fare Francesca e Davide – entrambi nomi di fantasia – che nel 2014 quando erano ancora una coppia sposata sono andati in Spagna per effettuare la fecondazione eterologa impiantando nell’ ovulo della donna il seme di un donatore esterno (Davide infatti è sterile).
I due poi sono tornati in Italia, ma nel 2015 hanno deciso di separarsi. Ora la donna, romana poco più che 30enne e con dei lavori saltuari nell’ambito dell’estetica, vorrebbe ritornare a coronare il sogno di diventare madre anche senza l’ex coniuge, il quale però non ne vuole più sapere. “Per di più quell’ovulo è stato fecondato con il seme di un altro uomo“: dice l’avvocato dell’uomo a Repubblica.it
La procedura però prevede un’altra cosa: nel momento in cui si accetta di sottoporsi alla fecondazione eterologa si firma un consenso informato in cui praticamente è come se si diventasse genitori di quell’embrione e pertanto il suo destino – se impiantarlo o meno – deve essere deciso dalla coppia insieme.
“ll mio assistito non vuole affrontare i costi umani e finanziari di una nascita dopo la separazione e la fine del rapporto matrimoniale con la signora. Se nascesse un bimbo lui sarebbe costretto per legge a mantenerlo, a versare un assegno mensile, forse addirittura a cedergli la casa di proprietà. Non lo ritiene giusto, visto che l’ex moglie è libera di rifarsi una vita e decidere anche di diventare madre con un altro compagno. Perché ostinarsi a volere quel figlio?”. “E poi dovremmo accettare il principio che un embrione abbia più diritti di un feto, il quale fino al terzo mese può essere abortito per decisione unilaterale della madre. In questo caso il padre non può invece scegliere unilateralmente il destino del suo embrione”.
La donna però vuole continuare la sua battaglia e far valere i propri diritti. Il problema è la lotta contro il tempo: un embrione impiantato man mano che passano gli anni perde di vitalità e quindi c’è il rischio che una volta impiantato non cresca. Per il momento la normativa non è chiara, visto che non c’è una regolazione legislativa. A decidere sarà un giudice.
E voi unimamme cosa ne pensate? Io credo che non ci sia una risposta giusta, perché se è giusto per una donna cercare di diventare madre anche da sola, dall’altro non bisogna obbligare nessuno ad essere sottoposto ad una decisione che è già abbastanza chiara.
E voi unimamme cosa ne pensate? Intanto vi lasciamo con il post che parla di fecondazione eterologa: le nuove linee guida.
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