Un bambino ha avuto un ictus durante la gravidanza.
Una mamma ha deciso di condividere la storia di suo figlio per aumentare la consapevolezza su un possibile problema.
“Il nostro primogenito Landon è nato il 19 dicembre del 2006, circa 2 anni e mezzo dopo il nostro matrimonio. Sapevamo di volere una grande famiglia.
Dopo aver perso il nostro secondo figlio che aveva 5 settimane nell’Agosto del 2009 a causa dell’idrosi fetale siamo rimasti devastati. Non siamo nemmeno riusciti a portarlo a casa dall’ospedale. Dio però ci ha benedetti con un miracolo.
Ho scoperto di essere incinta nel gennaio del 2015, con la data d’attesa per il parto per settembre 2015.
Sapevo che ci sarebbero state alcuni problemi e rischi con la gravidanza. Vedete, il mio sangue è Rh Negativo con anticorpi, il bimbo avrà sangue positivo come il suo papà.
Questo è ciò che accade: gli anticorpi riconoscono il sangue positivo del bambino come estraneo e svolgono il loro ruolo di anticorpi cercando di proteggermi e uccidono le riserve di sangue del bimbo. Il bimbo quindi diventerà anemico.“.
Così Denise si è recata da uno specialista che le ha assicurato che avrebbero potuto avere un bimbo sano. A 10 settimane sono stati testati gli anticorpi ed erano altissimi. A 11 settimane di gravidanza Denise ha iniziato la plasmaferesi per il feto con una linea inserita nel suo collo, in quel modo hanno abbassato gli anticorpi, ma la donna doveva fare molta attenzione perché estremamente vulnerabile. Poi ha iniziato una terapia di immonuglobulina per sei settimane, ogni sessione durava 4 – 8 ore.
A 18 settimane però il figlio, Cannon, aveva bisogno di sangue.
“Cannon ha ricevuto il sangue da un ago inserito nella mia pancia attraverso il cordone ombelicale, è stato molto doloroso”.
Il bimbo ha ricevuto 7 trasfusioni nell’utero, con l’ultima a 31 settimane, alla 32° esima i movimenti fetali si sono fermati e il piccolo è nato con cesareo, pesava 2,3 kg.
Il piccolo Cannon è rimasto per due settimane in terapia intensiva a causa di problemi con la nutrizione.
“Ha ricevuto trasfusioni fino al terzo mese, finché il corpo non ha iniziato a produrre il sangue di cui aveva bisogno.
Verso i sei mesi ho fatto presente al pediatra che Cannon tendeva ad usare principalmente la parte sinistra e ho chiesto se era normale. Lui ha voluto controllare con i raggi X.”.
Da quel test i genitori hanno saputo che non c’era niente di rotto, così si sono rivolti a uno specialista dei nervi.
“Loro hanno piantato degli aghi nel suo braccio destro e hanno accertato se sentisse qualcosa. Li sentiva, è stato in quel momento che la parola ictus è stata pronunciata per la prima volta.
Il medico ha notato che teneva il pollice destro nel pugno, un segno di ictus nei bambini e negli adulti. Noi sapevamo che nostro figlio avesse avuto un ictus. Non aveva nemmeno avuto le convulsioni. Avremmo saputo se nostro figlio avesse avuto le convulsioni. E poi i bambini non hanno gli ictus. Così pensavamo“.
I genitori di Cannon hanno acconsentito ad ulteriori approfondimenti. Al piccolo è stata fatta una risonanza magnetica.
“Verso la fine ho guardato mio marito, Dustin, e ho visto un’espressione orribile sul suo volto, mentre il medico gli parlava. Quando Dustin mi ha guardata ho capito che qualunque cosa gli avesse detto il medico non era niente di buono. Mi sono sentita mancare. Il medico stesso esitava a dirmi la verità. Non solo Cannon aveva avuto un ictus, ma anche uno molto grande. Grande abbastanza da uccidere un uomo adulto. Il medico ha detto che il suo intero lato sinistro era danneggiato. Ho visto l’immagine ed era orribile. Non c’era sangue e ogni arteria era bloccata. Il lato destro era pieno e sano. La parte sinistra era nera e vuota. Questo non poteva accadere a noi. Anche il medico era scosso. Cannon era sempre lo stesso, sorridente, felice, coinvolto dal medico mentre rispondeva bene ai test di occhi e udito. Non riusciva a credere alla risonanza”.
Con quei risultati non era possibile che il figlio di Denise fosse in grado di sentire, vedere e parlare. “L’unica risposta era Dio e tutte le preghiere che avevamo pronunciato per questo bambino durante tutta la gravidanza e dopo”.
Successivamente è stata pronunciata la diagnosi di mezza paralisi cerebrale dovuta a emiplegia. Si tratta di debolezza muscolare o paralisi parziale di un lato del corpo.
Denise ha svolto diverse ricerche online scoprendo che esiste un tipo di terapia chiamata Constraint-Induced Movement Therapy dove si ingessa il braccio il braccio sinistro e la mano per riorganizzare il cervello affinché lui sappia che può muovere anche la parte destra.
Durante tutte le terapie del figlio Denise ha avuto il sostegno di famiglia e colleghi.
“Nell’ultima settimana abbiamo assistito a grandi progressi. Per la prima volta è stato in grado di nutrirsi da solo con la mano destra e sollevare piccoli oggetti. Ora stiamo lavorando sul lanciare una palla“.
Denise ha voluto raccontare la sua storia, raccontandola su Love What Matters, per un motivo ben preciso: informare i genitori su alcuni segni da osservare.
“Dal momento che maggio è il mese della consapevolezza pediatrica sull’ictus vorrei suggerire ai genitori di seguire il vostro istinto.
I bambini normalmente non mostrano una mano dominante fino a 3 anni. Se vedete un piccino favorire una mano rispetto all’altra chiedete il parere del medico.
Inoltre se una mano è sempre stretta a pugno o se il pollice è all’interno, fate attenzione.
Prima iniziate la terapia e cominciate a occuparvi dei problemi medici, meglio è. Dal momento che l’ictus di Cannon si è verificato nell’utero non l’abbiamo visto. Non abbiamo mai notato convulsioni, questa è una cosa da controllare quando nasce il piccolo.
Non incolpatevi mai. Donne che hanno avuto una gravidanza favolosa senza nausee mattutine o complicazioni durante la gravidanza possono avere bambini che hanno un ictus. Non è colpa vostra e questo è stato qualcosa per cui mi sono incolpata. Ci sono voluti molti dottori per convincermi che non era colpa mia e crederci. Contrariamente a quanto crede la maggior parte delle persone gli ictus possono capitare e accadono anche ai bambini, ai neonati e i piccoli ancora nel grembo“.
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