In una scuola milanese i ragazzi devono vestirsi secondo un certo dress code.
Con l’arrivo del caldo i ragazzi cominciano ad arrivare in aula con un abbigliamento più leggero, ma secondo alcuni insegnanti ormai si è passato il segno ed è giunto il momento di intervenire.
Presso l’Istituto Comprensivo Leonardo Da Vinci la dirigente Concetta Pragliola ha inviato una circolare alle famiglie ricordando che tutti gli alunni devono evitare di andare in classe con un abbigliamento non consono: pantaloncini, cannottiere e bermuda.
L’iniziativa ha destato qualche perplessità, invece la sociologa Chiara Saraceno sostiene l’iniziativa, come si legge su Il Fatto.
Ecco cosa scrive: “fino a dieci anni fa nessuno si sognava di andare a scuola o all’università con le infradito. La differenza tra la spiaggia o la scuola dovrebbe essere mantenuta. Non è un problema di quanta pelle si mostra ma che ci si presenti in modo diverso a seconda del luogo che si frequenta. Senza esagerare nel formalismo è necessario che come si imparano i ritmi del tempo è utile imparare la diversità dei luoghi: l’aula non è la discoteca”.
L’idea di un codice di abbigliamento però non è nuova.
Già nel 2012 l’Istituto alberghiero Vespucci di Milano mise al bando micro e mini gonne.
E, ancora, nel 2015, in un istituto professionale alberghiero – tecnico agrario era stata emanata una circolare invitando tutti gli studenti a vestirsi in modo rispettoso.
Erano stati quindi vietati i pantaloncini corti a parte i pinocchietti e le canottiere, le studentesse invece non potevano indossare magliette troppo scollate o minigonne.
Forse ricorderete della mamma americana che, qualche tempo fa, si era ribellata alla politica dell’abbigliamento scolastico discriminante per le ragazze.
A Rimini, invece, nell’Istituto Belluzzi – Da Vinci il consiglio di istituto aveva messo al bando i pantaloncini corti, quelli coi buchi, le magliette stracciate, le canotte, i cappellini, ciabatte e infradito.
Nel 2014, presso il liceo Righi, è stata acquisita una circolare in cui si invitava esplicitamente gli alunni a ricordare l’importanza di un certo dress code e quindi di non vestirsi come si andrebbe in discoteca e in locali simili.
Unimamme, voi cosa ne pensate dell’imposizione di queste nuove regole?
Vi lasciamo con la storia di una bambina mortificata dall’insegnante per il suo abbigliamento giudicato inappropriato.
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