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I bambini sono astuti manipolatori? Uno studio sulle espressioni facciali

Published by
Maria Sole Bosaia

Secondo uno studio gli schemi facciali non sono universali ma espressioni pre calibrate di emozioni.

Le espressioni facciali dei bambini: uno studio

Una recente ricerca condotta studiando dei giocatori di bowling, ha osservato che questi sorridevano non nel momento del trionfo ma quando si voltavano a guardare gli amici. Questo ha favorito le basi per una teoria controversa, la Behavioural Ecology View dell’espressione facciale (BECV), promossa da esponenti della De Montfort University e della University of California.

Secondo questi scienziati gli schemi facciali universali non esistono. Si tratta infatti di espressioni pre cablate, strumenti flessibili per influenzare il comportamento di altre persone.

La stessa gamma di esposizioni facciali è stata associata a:

  • rabbia
  • disgusto
  • paura
  • gioia
  • tristezza
  • sorpresa

in molte culture diverse.

Secondo lo studioso Paul Ekman, a favore delle Teoria delle Emozioni di Base (BET) dell’Università della California “la capacità degli esseri umani in culture diverse di etichettare espressioni facciali con un elenco di termini per le emozioni è stata replicata quasi 200 volte”.

Altri due studiosi, Crivelli e Fridlund, sostenitori invece della Behavioural Ecology View, ritengono che la teoria di Ekman ha seri problemi metodologici. I dati raccolti su alcune tribù risultano essere incoerenti con la teoria dell’universitalità.

Secondo la teoria BET l’immagine di un Trobrianders con un volto ansimante viene identificata come espressione di paura.

Crivelli e Fridlund ribattono però che il volto ansimante viene usato come minaccia in diverse comunità indigene.

Secondo i due studiosi i cattivi abbinamenti riguardanti le ricerche sui volti originali sono sempre stati attribuiti a sovrapposizioni governate da regole culturali.

Il fatto che molte persone, per esempio, associno il sorriso alla felicità ha a che fare con l’evoluzione genetica e culturale convergente e non una lettura volontaria e forzata di emozioni positive.

Vediamo come tutto questo si applica ai bambini.

I piccoli sorridono spesso quando vedono un famigliare o un animale domestico, mentre gli occhi si spalancano quando sentono rumori forti e le bocche si abbassano quando piangono. Per la teoria BECV queste espressioni facciali non significano l’espressione di felicità, tristezza, paura. Secondo i sostenitori della BECV queste espressioni vogliono influenzare il comportamento di altre persone, come di seguito spiegato:

  • sorriso: (felicità) influenza la persona che interagisce a giocare o l’affiliazione
  • broncio (tristezza): serve a reclutare soccorso o protezione dell’interagente
  • sguardo di rimprovero (rabbia): l’influenzare chi interagisce a sottomettersi
  • prendere una boccata d’aria (paura): evitare l’attacco di chi interagisce attraverso la propria sottomissione o ritirata incipiente
  • neutro (emozione soppressa o mancanza di emozione): porta l’interlocutore da nessuna parte nella traiettoria di interazione.

Certo è che a volte sorridiamo, ma non per questo siamo felici.

Secondo la teoria BET questi sono sorrisi sinceri. Ma se il proposito di sorridere è di incoraggiare le altre persone a interagire non sono sinceri.

Fridlund e Crivelli attraverso gli studi sugli animali hanno teorizzato un’ecologia della segnalazione basata sugli interessi degli espositori e dei destinatari.

Stando ad altre ricerche siamo più predisposti a usare schemi facciali quando siamo con altre persone.

Qualcuno critica la BECV sottolineando che sorridiamo, aggrottiamo le sopracciglia, ecc… anche quando siamo soli. Crivelli e FIdlund rispondono che in realtà non siamo psicologicamente soli.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa teoria di cui si parla su Taylor e Francis Online?

Noi vi lasciamo con un approfondimento su come i neonati riconoscano le emozioni negli altri nei primi mesi.

 

Maria Sole Bosaia

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