Un bambino prematuro è rimasto decapitato alla nascita a causa di un errore medico.
Vaishnavy Laxman, ginecologa quarantunenne ora imputata in un processo, non dimenticherà mai quanto accaduto il 16 marzo del 2014, così come la mamma che ha perso il figlio in modo orribile mentre si era affidata alle sue sue cure.
La drammatica vicenda si è svolta presso il Ninewells Hospital di Dundee, in Scozia, due anni fa, ma solo ora si è arrivati al processo che vede imputata la dottoressa Vaishnavy Laxman per negligenza, per aver decapitato un bambino durante il parto.
Ecco quanto accaduto in questa vicenda a cui potreste stentare a crede, ma che purtroppo si è verificata davvero.
Due anni fa a una mamma si sono rotte le acque alla 25° settimana, dopo un esame si è scoperto che il piccolo aveva un prolasso del cordone ombelicale e che si trovava in posizione podalica, mentre la mamma era dilatata solo di 2-3 cm, invece dei 10 necessari per un parto vaginale.
La mamma era al suo primo parto ed era spaventata. “Avevo fatto un’ecografia il venerdì precedente e mi avevano detto che mio figlio era podalico e che se fosse successo qualcosa l’avrebbero fatto nascere con un cesareo“.
La donna però ha dichiarato che, una volta in ospedale, nessuno l’ha informata o le ha detto cosa stesse accadendo.
“Un sacco di persone continuavano a ripetere che il bambino doveva uscire, ma nessuno mi guardava negli occhi e mi diceva cosa stava per succedere“.
C’erano due dottori tra le sue gambe, uno sul lato destro per tenerle la mano e altre tre persone in sala parto con lei.
“Sono stata esaminata da una dottoressa, ma non mi ha detto niente. Controllavano il battito del bambino ed era precipitato, è stato a quel punto che hanno detto che doveva uscire”.
La donna era chiaramente confusa e sopraffatta dall’emergenza, in preda a forti dolori e senza nessuno che le spiegasse cosa accadeva.
È stato a quel punto che la dottoressa ginecologa Vaishnavy Laxman ha preso la decisione più infausta. Ha deciso che questa mamma avrebbe dovuto partorire in modo naturale e non con un cesareo. Ricordiamo che la mamma era alla 25° settimana, quindi il bimbo era prematuro, in posizione podalica e che la donna era dilatata di soli 2-3cm.
“Mi ricordo che mi hanno detto che ero dilatata di 2 cm e che dovevo spingere. Nessuno mi ha detto che non avrei avuto un cesareo, mentre tutto quello che sentivo era dolore”.
Come unico sollievo per il dolore la mamma ha ricevuto dello spray sulla lingua, secondo i medici doveva aiutarla ad allentare la cervice, ma tutto quello che sentiva lei era dolore.
La donna ha anche cercato di ribellarsi al trattamento ma il personale medico l’ha rimessa giù sostenendo che dovevano far uscire il bambino.
“Per due volte hanno provato a tagliarmi la cervice e nessuno mi ha detto che l’avrebbero fatto. Non c’era anestetico, io gli ho detto che non mi sentivo bene, di fermarsi, cosa stessero facendo, “non voglio”, ma nessuno mi ha mai risposto” ha raccontato la donna sul Mirror.
La vita del bimbo era a rischio, il battito cardiaco era sempre più debole, la dottoressa ha scelto la soluzione più pericolosa.
Mentre incitava la mamma a spingere lei ha tirato il feto verso l’esterno, riuscendo ad estrarre fuori gambe e braccia. La testa del piccino però è rimasta incastrate nella cervice e il bimbo, molto fragile in quanto prematuro, è rimasto decapitato.
Successivamente una persona è sopraggiunta a comunicarle che il figlio era morto. Anche la dottoressa Laxman si è presentata chiedendo scusa. La mamma però non conosceva ancora i dettagli e quindi ha cercato di mostrarsi comprensiva.
“Le ho detto che andava bene, che quelle cose accadevano. Ti perdono”.
Quando però la donna ha appreso quanto accaduto ha iniziato a gridare e a disperarsi.
“Non userò mai la parola nato morto, perché non è nato morto, è stato decapitato. Ero incinta, alla mia prima gravidanza, non ero sicura di cosa stesse accadendo e mi hanno tranquillizzato dicendomi che quello era il miglior posto possibile”.
L’ostetrica Mona Chard ha dichiarato che non ha visto la dottoressa Laxman parlare con la paziente delle procedure.
L’avvocato del Consiglio Medico generale, Charles Garside, ha commentato: “il tentativo di manipolare la testa del bambino per uscire è fallito perché la cervice si è serrata intorno alla testa e a dispetto degli sforzi il tentativo è fallito. La dottoressa ha fatto 3 tentativi di tagliare la cervice ma ha fallito e la testa del bambino si è staccata dal corpo ed è rimasta nel ventre della madre”.
Successivamente è stato praticato un cesareo per rimuovere la testa del bimbo e presentarlo alla madre col corpo completo.
L’avvocato ha sottolineato che alla paziente non è stato dato conforto, sollievo dal dolore e spiegazioni, che la dottoressa ha fallito nel praticare un cesareo in un momento dove ogni istante era prezioso e che la sua scelta di praticare un parto vaginale in quella situazione è stata errata.
“I neonati sono fragili, ma questo bimbo lo era ancora di più ed essere tirato e rigirato poteva fare ancora più danno”.
La mamma del bimbo, dopo il dramma, ha urlato alla dottoressa: “non potrò mai perdonarti”.
La Laxmann si è detta dispiaciuta ma ha negato di essere responsabile della morte del bambino.
Unimamme, questa purtroppo non è la prima volta che si verifica un evento simile. In Calabria, nel gennaio del 2016, al figlio di una coppia si è staccato il cranio mentre la donna lo stava partorendo. Il processo contro 4 medici però non ha portato a condanne perché l’autopsia non ha potuto accertarne le responsabilità e secondo loro il feto era già morto da 48 ore.
In Cile è accaduto qualcosa di simile a quanto avvenuto in Scozia, con una mamma che è arrivata in ospedale in travaglio e con il figlio che è stato decapitato.
In Argentina, idem.
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