Bambini con autismo: i benefici dall’ossitocina esaminati in dettaglio da un nuovo studio.
Ci siamo già occupati dei benefici dell’ossitocina sui bambini affetti da autismo. Ora, un nuovo studio scientifico ha approfondito il meccanismo di funzionamento di questo neurotrasmettitore sulle relazioni sociali dei bambini autistici.
L’ossitocina è un neurotrasmettitore prodotto in un’area del cervello chiamata nucleo paraventricolare, situata nell’ipotalamo. L’ipotalamo è coinvolto nella regolazione della temperatura corporea, del senso di sazietà e di sete e nei comportamenti sociali, come l’attaccamento. Proprio in queste ultime funzioni interviene l’ossitocina, che svolge un ruolo importante nel favorire la socialità, nell’attività sessuale, nell’agevolare il processo biologico della nascita e instaurare un legame con il neonato. Per queste sue caratteristiche è chiamata anche l’ormone dell’amore.
L’ossitocina aiuta a migliorare la socialità nei bambini con disturbo dello spettro autistico (ASD). Un nuovo studio, condotto dai ricercatori dei dipartimenti di psichiatria e psicologia e neuroscienze dell’Università della North Carolina di Chapel Hill, ha provato ad individuarne i meccanismi.
Il disturbo dello spettro autistico (ASD) incide sullo sviluppo neurologico di un individuo, causando menomazioni nella comunicazione e nell’interazione sociale, nonché comportamenti limitati e ripetitivi. Sebbene vari trattamenti farmacologici siano solitamente prescritti per trattare i sintomi associati all’autismo, come ad esempio irritabilità, disattenzione e aggressività, al momento non esistono trattamenti farmacologici approvati per trattare le caratteristiche principali di questo disturbo.
Studi scientifici hanno dimostrato che l’ossitocina aumenta i comportamenti sociali, mentre studi sugli individui in via di sviluppo hanno dimostrato che la somministrazione intranasale di ossitocina aumenta la fiducia nel gruppo e la consapevolezza interocettiva, riducendo anche la paura. Perfino gli studi sugli animali hanno confermato questo ruolo dell’ossitocina. Nei mammiferi non umani è stato dimostrato che l’ossitocina favorisce i comportamenti paterni e riproduttivi, così come altri comportamenti prosociali.
A causa della necessità di trattamenti efficaci per i sintomi dell’autismo, è cresciuto l’interesse sulle potenzialità dell’ossitocina di migliorare i problemi di comunicazione nelle persone con disturbo dello spettro autistico. Alcuni studi sugli effetti dell’ossitocina sull’autismo hanno dimostrato i benefici sul comportamento sociale, tra cui un miglioramento nel riconoscimento delle emozioni, un aumento dello sguardo e un maggiore senso di fiducia negli altri. Altri studi, tuttavia, non hanno trovato benefici clinici dell’ossitocina sui risultati sociali primari, mentre un altro studio ha rilevato che gli effetti benefici dell’ossitocina sulle abilità sociali delle persone con autismo erano moderati dai livelli endogeni del neurotrasmettitore pre-trattamento, suggerendo che la somministrazione di ossitocina può essere utile per alcuni individui con autismo, ma non per tutti.
Nonostante vi siano prove che l’ossitocina possa portare benefici clinici almeno ad un sottogruppo significativo di individui con disturbo dello spettro autistico, i meccanismi con cui agisce non sono compresi fino in fondo. Un possibile meccanismo di azione può essere la capacità di modulare la sensibilità e la rilevanza percepita di ricompense esterne che influenzano il comportamento e facilitano l’apprendimento basato sulla ricompensa.
Secondo studi preclinici il sistema di ricompensa nel cervello (Sistema Dopaminergico Mesocorticolimbico) è un meccanismo attraverso il quale l’ossitocina esercita i suoi effetti a favore dei comportamenti sociali. Il sistema di ricompensa è una rete neurale che comprende l’area tegmentale ventrale (VTA), lo striato ventrale (in primo luogo il nucleus accumbens, ma anche il tubercolo olfattivo), striato dorsale (il nucleo caudato e putamen), la substantia nigra (la pars compacta e la pars reticulata), la corteccia prefrontale, la corteccia cingolata anteriore, la corteccia insulare, l’ippocampo, l’ipotalamo (in particolare, il nucleo oressinergico nell’ipotalamo laterale), talamo (più nuclei), nucleo subtalamico, globo pallido (sia esterno che interno), il pallido ventrale, il nucleo parabrachiale, l’amigdala, e il resto della amigdala estesa.
L’ossitocina e la dopamina mesocorticolimbica interagiscono in modo tale che l’attivazione dei neuroni recettori dell’ossitocina nell’area tegmentale ventrale aumenta l’attività dopaminergica nel più ampio sistema di ricompensa. Quando viene somministrato un antagonista del recettore dell’ossitocina, viene rilasciato un livello inferiore di dopamina all’interno del nucleus accumbens. Questo dimostra l’influenza dell’ossitocina sulla trasmissione della dopamina nel sistema della ricompensa.
Due studi di neuroimaging funzionale hanno evidenziato la rilevanza della risposta alla ricompensa nelle regioni del cervello mesocorticolimbico ai potenziali meccanismi di azione dell’ossitocina nelle persone con autismo. Tuttavia, nessuno dei due ha usato un compito di ricompensa per testare direttamente questa ipotesi.
L’obiettivo dello studio dell’Università della North Carolina di Chapel Hill è stato invece quello di estendere i risultati già raggiunti dai due studi, valutando l’impatto della somministrazione intranasale di ossitocina sulla risposta alle ricompense nelle persone con autismo, utilizzando compiti di ritardo di incentivi sociali e non sociali. I compiti di incentivazione sono adatti per studiare l’integrità funzionale del sistema mesocorticolimbico.
Lo studio ha preso in esame 28 bambini e adolescenti, di età media di circa 13 anni, con disturbo dello spettro autistico, sottoposti a due scansioni di risonanza magnetica funzionale, dopo la somministrazione in doppio cieco di ossitocina e placebo per via intranasale. Durante le due sessioni di scansione, i partecipanti hanno completato attività di ritardo di incentivi sociali (es. immagini di visi sorridenti) e non sociali (es. immagini di soldi) e sono state esaminate le risposte a tali incentivi.
Per studiare gli effetti dell’ossitocina sul sistema della ricompensa, i ricercatori hanno utilizzato un compito di ritardo degli incentivi e hanno esaminato nei bambini con autismo le risposte neurali a ricompense sociali e non sociali dovute alla somministrazione di una singola dose di ossitocina intranasale rispetto al placebo.
Attività basate su attivazione e connettività neurali sono state esaminate per valutare l’impatto dell’ossitocina rispetto al placebo sulle risposte del cervello mesocorticolimbico all’anticipazione e agli esiti della ricompensa sociale e non sociale.
Durante l’anticipazione della ricompensa non sociale, c’è stata una maggiore attivazione delle parti del cervello del sistema della ricompensa (nucleus accumbens destro, corteccia cingolata anteriore sinistra, corteccia frontale orbitale bilaterale, corteccia frontale superiore sinistra e polo frontale destro) con la somministrazione di ossitocina rispetto al placebo.
Diversamente, durante l’anticipazione e gli esiti della ricompensa sociale, non si sono verificati aumenti significativi nell’attivazione cerebrale, con la somministrazione di ossitocina rispetto al placebo.
Le analisi della connettività funzionale hanno rivelato generalmente cambiamenti nelle connessioni cerebrali frontostriatali durante la somministrazione di ossitocina, in risposta a ricompense non sociali, ma non a quelle sociali.
La conclusione degli studiosi è che gli effetti della somministrazione intranasale di ossitocina sui sistemi cerebrali che elaborano le ricompense nelle persone con autismo sono stati osservati soprattutto durante l‘elaborazione degli stimoli di importanza incentivante non sociale.
Questi risultati hanno implicazioni importanti per la comprensione degli effetti dell’ossitocina sui sistemi neurali che elaborano le ricompense, così come per i trial sperimentali di nuovi trattamenti per l’autismo, sviluppati per migliorare i deficit di comunicazione sociale negli autistici.
Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Neurodevelopmental Disorders.
Concetti complessi, ma che rappresentano risultati importanti per la ricerca di nuovi farmaci e nuove “cure” dei disturbi dell’autismo.
Che ne pensate unimamme?
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