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Attualità

Un bimbo di 2 mesi gravemente abusato ha trovato 2 amorevoli genitori (FOTO)

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Maria Sole Bosaia

Una coppia di genitori ha deciso di adottare un bambino con gravi problemi di salute.

Adozione di un bambino malato: la storia di Jett

Unimamme, oggi vi parliamo di una bella storia di adozione che ci mostra come ci siano tanti modi diversi per diventare una famiglia.

Chas e Katie Shira sono una giovane coppia americana che, dopo quasi un anno di matrimonio, si è trasferita in una piccolissima cittadina del Texas, composta da 100 persone, perché Chas aveva trovato posto come pastore.

Prima del trasferimento però, entrambi avevano collaborato con un’associazione no profitiy: Buckner, per portare aiuto nei quartieri e nelle scuole più povere. Tramite questa organizzazione Chas e Katie avevano avviato le procedure per diventare genitori affidatari.

Consapevoli della grande quantità di bambini che potevano avere bisogno di aiuto, cure, una casa, erano fermamenti convinti di poter offrire un ambiente sano per uno di loro.

Nel dicembre del 2015, dopo aver cambiato agenzia, perché Buckner non aveva la licenza nella città dove abitavano, O’Brien, Chas e Katie hanno accolto nella loro famiglia il piccolo Jett.

Jett, di soli due mesi, era nato dipendente da metamfetamine, quindi era molto piccolo e malato, inoltre aveva un femore rotto.

“Quando la nostra agenzia ci ha chiamato ci hanno detto letteralmente: “c’è un bambino di 2 mesi al Cook’s in Fort Worth, ha crisi di astinenza da metanfetamine, ha anche un femore rotto, voi potreste prenderlo?” Non riuscivo a pensare come avrebbe potuto essere in condizioni peggiori. Infine per completare il quadro io e Katie eravamo convinti che ci avrebbero dato un bambino più grande, almeno di 2 anni.“.

Il piccolo Jett era così malato che i servizi sociali hanno rotto il protocollo chiedendo ai novelli genitori affidatari di guidare per tre ore presso l’ospedale di Fort Worth e ricevere direttamente dalle infermiere le istruzioni per occuparsi del bimbo.

Mentre si preparavano ad accogliere il bimbo Chad si è ricordato un vecchio detto attribuito a John Wesley “fai il maggior bene possibile al maggior numero di persone possibili“. Dopo aver sentito la descrizione di questo piccolino ricordo di aver detto a Katie: “a questo bambino farebbe bene, possiamo farlo per lui”.

Pieni di entusiasmo Chad e Katie si sono recati in ospedale per conoscere Jett, ma il primo impatto con la struttura non è stato dei più felici.

Dal momento che il piccolo era vittima di abuso era ricoverato sotto falso nome e i due genitori affidatari hanno fatto fatica per entrare nel reparto di terapia intensiva perché i loro nomi non risultavano nel registro dei visitatori.

“Probabilmente non gli abbiamo ispirato molta fiducia, a ogni domanda dell’infermiera sul nutrire un bambino, cambiarlo e qualsiasi cosa riguarante un neonato la nostra risposta era no.”

Ora però, nonostante Chad e Katie non avessero esperienze con bambini piccoli, dovevano occuparsi di uno che aveva una fasciatura Pavlik. “Era come giocare a Operiamo, solo nella vita vera”.

La fasciatura era intorno a entrambe le gambe ed era attaccata al petto con delle cinghie. Chad e Katie dovevano riuscire a cambiargli il pannolino senza toccargli le gambe.

Una missione che a loro sembrava impossibile.

“Per quei primi due mesi, tutto ciò che fa un bambino, lui lo faceva con estremo dolore”.

Date le sue dimensioni poteva assumere quantità minime di antidolorifico.

“Le prime settimane sono state molto difficili. Non solo era un bimbo che piangeva come qualsiasi altro bambino di 2 mesi, ma aveva gravi ferite e aveva già sperimentato un trauma.Ma ce l’abbiamo fatta e non è trascorso molto tempo prima che i suoi occhi si illuminassero e le sue gambe guarissero”.

Essendo il bimbo in affido Chad e Katie dovevano organizzare gli incontri con la famiglia d’origine di Jett, i cui genitori facevano dentro e fuori da programmi di disintossicazione. Dopo un anno e aver finita la riabilitazione i genitori hanno chiesto la restituzione del figlio.

Chad allora ha voluto saperne di più, soprattutto se ci fossero istanze penali pendenti sui genitori di Jett, dal momento che era stato ricoverato per abusi.

Chad ha scoperto che nessuno aveva sporto denuncia, né i servizi sociali né la polizia avevano un fascicolo sul caso e, ancora adesso, non si sa di chi sia la colpa.

Nonostante i genitori naturali richiedessero il figlio, senza aver mai spiegato come si fosse rotto una gamba, alla fine i servizi sociali hanno deciso che il miglior interesse del bimbo fosse quello di rimanere con Chad e Katie.

Nei mesi successivi Chad e Katie, oltre a seguire la guarigione di Jett hanno dovuto affrontare una battaglia legale con i genitori naturali del bimbo, alla fine della quale una giuria ha dato ai primi la piena custodia del bimbo.

Nonostante l’appello dei nonni paterni per la custodia dopo altri sei mesi dal verdetto Chad e Katie hanno potuto adottare Jett Brien Shira.

“Il nostro caso si è definitivamente chiuso l’11 gennaio 2018, dopo aver trascorso 821 giorni in affido, tutti con noi e 820 dopo che lo avevamo prelevato dall’ospedale con una gamba rotta, Jett era diventato legalmente un membro della famiglia”, come ha dichiarato Chad su Love What Matters.

Per ricordare la minuscola cittadina di O’ Brien che aveva dato loro l’incredibile occasione di incontrare il proprio figlio, Chad e Katie hanno dato a Jett il secondo nome Brien.

Successivamente Chad e Katie hanno continuato ad essere genitori affidatari per altri bambini.

“Conosco il difficile viaggio che giace dietro l’affido, il viaggio che prevede di accogliere un bimbo nella tua casa e poi lasciarlo, oppure il viaggio che si conclude con lui che rimane. Entrambi comportano del dolore. Ma entrambi comportano amore. Non riesco ad immaginare di avere una famiglia amorevole, avere una stanza per un bambino in quella casa, e non aprire la porta e invitarlo. Spesso le persone dicono che amano troppo i bambini per aprire la porta e poi vederli andare via, ma trovo difficile usare l’argomento “troppo amore” come scusa per tenere la porta chiusa. La vita è davvero molto breve e non sono sicuro di cosa raggiungerò. Ma ogni giorno torno a casa e vedo Jett e so che almeno in un piccolo momento della mia vita io e mia moglie abbiamo fatto qualcosa di buono. L’affido e l’adozione sono uno dei modi più tangibili in cui ci possiamo amare l’un l’altro”.

Infine Chad conclude: “speriamo che la storia di Jett ispiri altre persone a seguire la strada dell’adozione o dell’affido. Speriamo che chiunque la legga sia ispirato a tirare sù il telefono e rispondere sì quando qualcuno chiamerà per un bambino in difficoltà. Quei bambini sono là fuori, stanno solo aspettando che qualcuno spalanchi la porta delle loro case”.

Unimamme, voi cosa ne pensate di questo commovente messaggio?

Noi vi lasciamo con l’adozione di un bambino con bisogni speciali.

Maria Sole Bosaia

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