Dal coma alle Olimpiadi: la storia straordinaria di Victoria Arlen, ragazza americana campionessa di nuoto
Victoria Arlen è una giovane donna americana la cui storia merita di essere raccontata. Una storia che commuove e infonde ottimismo e fiducia nella vita, mostrando quanto la determinazione, il coraggio e la voglia di lottare possano cambiare radicalmente situazioni che sembravano spacciate. Ci sono situazioni durissime, difficilissime da affrontare e purtroppo non è detto che si riesca ad avere successo nonostante gli sforzi e l’impegno, ma le storie di persone come Victoria sono da prendere ad esempio.
Alle Paralimpiadi, ad essere precisi, ma si tratta in ogni caso di un risultato straordinario e impensabile quando Victoria Arlen si ammalò e cadde in coma e i medici dissero che era spacciata. Victoria però è riuscita a sorprendere tutti e questo è avvenuto non solo grazie alla sua forza eccezionale, ma anche e soprattutto grazie al supporto della sua famiglia, che ha sempre creduto in lei, l’ha curata amorevolmente, l’ha accudita e sostenuta. L’aiuto dei genitori e dei fratelli è stato determinante, accanto alla voglia di vivere della ragazza.
Victoria Arlen era una bambina molto sportiva, che praticava nuoto e danza, e abitava ad Exter, nel New Hampshire, con i genitori e tre fratelli maschi. All’età di 11 anni, nel 2006, contrasse due malattie rare che le cambiarono la vita per sempre: la mielite trasversa e l’encefalomielite acuta disseminata. Victoria aveva iniziato ad avere dei dolori alla schiena, a fare fatica a camminare, poi a parlare e deglutire. Aveva perso anche il controllo delle mani. Poi è caduta in coma.
I medici avevano detto ai genitori che non ci sarebbero state possibilità di recupero. Avevano diagnosticato che sarebbe rimasta in coma per sempre, incapace di muoversi e di comunicare con l’esterno. Ma non avevano immaginato la volontà di Victoria di vivere e la determinazione dei genitori di aiutarla.
Victoria non aveva subito danni cerebrali, era solo incapace di comunicare con l’esterno, ma sentiva tutto e capiva tutto.
La famiglia della ragazza non accettò la diagnosi negativa dei medici, così riportò Victoria a casa, allestendo una camera come una stanza d’ospedale. Qui i genitori si prendevano cura costantemente di Victoria, mentre i fratelli le parlavano tutti i giorni, le raccontavano cosa accadeva nel mondo fuori e le davano coraggio. I fratelli non sapevano che Victoria poteva sentire tutto quello che le dicevano.
Dopo un lungo periodo di coma durato 4 anni, Victoria riuscì stabilire un contatto visivo con la madre. Era uscita dal coma e quello era il primo segnale del suo recupero.
Nonostante l’inatteso risveglio, i medici restavano pessimisti sul ritorno della ragazza alla normalità. Anche in questo caso, però, si sbagliavano, mentre la famiglia continuava a sostenerla. Piano piano Victoria aveva ripreso a fare piccoli movimenti. Presto aveva imparato di nuovo a parlare, mangiare e muoversi.
Victoria era stata fin da piccola un’appassionata di nuoto, così i fratelli decisero di riportarla in piscina. Un giorno la portarono via dalla sua stanza e la buttarono letteralmente in acqua. Per Victoria fu quasi un trauma, ma la ragazza superò quasi subito lo shock e per lei fu l’occasione di superare la paura e tornare a nuotare. Non poteva camminare, ma muovere le braccia sì e proprio grazie al nuoto riacquistò agilità nei movimenti e fiducia in sé stessa. In piscina e nell’acqua aveva ritrovato la sua libertà dopo gli anni di coma, chiusa in una stanza. Iniziò così ad andare in piscina tutti i giorni e allenarsi in modo professionale. Il suo obiettivo erano le Paralimpiadi di Londra del 2012.
Victoria raggiunge anche questo obiettivo e non solo. Non partecipò semplicemente alle Paralimpiadi, già un grande risultato, ma portò a casa anche una medaglia d’oro e tre d’argento.
Risultati straordinari, raggiunti anche grazie al suo motto personale: “affrontalo, abbraccialo, sfidalo, conquistalo”.
Ma non finiva qui. Dopo la vittoria alle Paralimpiadi appena due anni dopo dall’uscita dal coma, Victoria si poneva un altro obiettivo: quello di tornare a camminare.
Insieme alla madre si trasferì a San Diego, in California, per partecipare al Project Walk program, un programma per aiutare le persone paralizzate a riacquistare la mobilità. Dopo il soggiorno in California, Victoria e la madre tornarono in New Hampshire, dove la sua famiglia aprì una sede distaccata del Project Walk program, in modo da potersi esercitare stando vicina a tutta la sua famiglia e dando la possibilità di recupero anche ad altre persone del luogo.
Nel 2015, dopo un lungo allenamento e la tenacia e la costanza tipiche degli atleti, Victoria riusciva a muovere i primi passi a distanza di quasi dieci anni da quando era caduta in coma. Nel giro di pochi mesi, la ragazza era tornata a camminare da sola.
“Non ho fatto tutto questo da sola – ha detto Victoria – e sono grata a tutti coloro che mi hanno aiutata ad arrivare fin qui. Ogni giorno, diventavo più confidente con la mia nuova realtà. Ho pensato che fare questi passi sarebbe stato il mio traguardo. Ma in realtà sono stati solo l’inizio“.
Dopo il completo recupero, Victoria è diventata una motivatrice e una speaker pubblica e ha iniziato a girare gli Stati Uniti per raccontare la sua storia e incoraggiare gli altri a non arrendersi mai.
L’altro grande successo è stato per lei quello di partecipare nel 2017 all’edizione statunitense di “Ballando con le stelle“, conquistando subito il pubblico e arrivando alle semi-finali. Un risultato straordinario per una ragazza che è rimasta per 10 anni paralizzata.
Una storia fonte di grande ispirazione e fiducia.
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