Una ragazza di origine pakistana ma residente in Italia sarebbe detenuta in Pakistan dalla sua famiglia contro la sua volontà.
Antonia (nome di fantasia), fino a qualche mese fa, era una comune studentessa di origini pakistane che frequentava, insieme ai suoi compagni di un istituto scolastico veronese.
In febbraio, la ventenne, si è recata in Pakistan con la sua famiglia nel paese d’origine per presenziare al matrimonio di un fratello, ma da quel momento non si è fatta più sentire, gettando nell’ansia tutti i suoi amici.
La giovane sembrava svanita, ma qualche settimana fa ha ricominciato a farsi sentire.
I suoi messaggi però, invece di rassicurare gli amici e le amiche, li hanno fatti inquietare ancora di più fino a spingerli a consultare le autorità per fare chiarezza sulla situazione.
Il ricordo di Sana Cheema, la venticinquenne pakistana che viveva a Brescia ed è stata uccisa dal padre e dal fratello maggiore perché non voleva un matrimonio combinato è ancora fresco nella mente dei ragazzi veronesi.
“Tutto dev’essere fatto in una volta, se no stavolta mio padre uccide pure me” ha scritto in un messaggio Antonia, come riportato dal Corriere.
Nei messaggi scambiati con gli amici su WhatsApp ci sono anche degli audio in cui la ragazza ha raccontato di essere stata costretta ad abortire quando è arrivata in Pakistan per poi essere legata per giorni a una sedia, sedata.
Antonia infatti era incinta di un ragazzo veronese quando ha lasciato l’Italia, il giovane però non era tollerato dal padre che quindi avrebbe organizzato il viaggio per costringerla ad abortire.
Secondo quanto raccontano le amiche della ragazza il viaggio sarebbe dovuto durare soltanto pochi giorni, invece si è trattato di mesi.
Quando sono arrivati gli sconvolgenti messaggi i giovani ne hanno parlato prima con i professori, poi con i media nazionali.
Alla fine, a scuola, è sopraggiunta la Digos. Si è scoperto così che Antonia, l’anno scorso, aveva denunciato il padre per maltrattamenti.
Si era trasferita in una casa famiglia, ma alcuni giorni dopo aveva deciso di tornare a casa.
L’istituto scolastico ha provato ad avvertire il consolato del Pakistan, ma senza risultati.
Nel frattempo anche i parenti di origine pakistana tacciono.
Stando a quanto trapelato dai messaggi su cellulare il padre avrebbe ritirato i documenti della ragazza per impedirle di lasciare il Pakistan.
Quindi Antonia avrebbe contattato le amiche italiane per farsi aiutare.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa inquietante vicenda?
Noi vi lasciamo con la storia di una ragazza picchiata e uccisa da una gang.
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