Il Campidoglio ha deciso di rimuovere i cartelloni contro l’aborto affissi dall’associazione prolife CitizenGo, che ora parla di censura.
“L’aborto è la prima causa di femminicidio” recitavano i manifesti shock che hanno sconvolto Roma nel giorni scorsi. Gli autori, gli attivisti pro-life di CitizenGo, erano gli stessi del famoso “bus della libertà”, un camion che contestava la presenza dell’ideologia gender nelle scuole d’Italia.
“Abbiamo deciso di puntare su un forte slogan provocatorio – che fa leva sulla giusta, particolare attenzione di questi anni contro la violenza sulle donne – per affermare che la prima violenza sulle donne è proprio l’aborto” spiegava CitizenGo in un post su Facebook. “Innanzitutto perché in gran parte del mondo è utilizzato come metodo di soppressione mirata delle donne, nel silenzio del femminismo radical-chic, e in secondo luogo perché le stesse donne che lo praticano, o meglio che lo subiscono, sono anch’esse ‘uccise’ nella loro intimità psichica e fisica. Più passano gli anni e più le ricerche scientifiche rendono nota l’entità drammatica dei traumi post-abortivi. Dopo 40 anni dobbiamo certificare il fallimento totale della Legge 194, che avrebbe dovuto aiutare le donne nella gravidanza e tutelare la maternità, e invece combatte la maternità, incentiva l’aborto e lascia dietro di sé milioni di bimbi soppressi e milioni di donne ferite”.
I cartelloni hanno suscitato un’ondata di polemiche e di sdegno da parte dei cittadini e delle organizzazioni a sostegno delle donne, i cui diritti individuali e la cui libertà di scelta sarebbero stati così messi in discussione. E così Campidoglio ha quindi deciso di coprire e rimuovere i manifesti che sono stati giudicati “lesivi del rispetto delle libertà individuali e dei diritti civili e politici“.
“Alla fine è giunta la censura – ha dichiarato CitizenGo – Roma Capitale ha notificato ieri sera la diffida alla società concessionaria per la rimozione della campagna #stopaborto di CitizenGo, appellandosi al comma 2 dell’art.12 del Regolamento della Pubblicità”.
“È brutale accomunare il tema del femminicidio a quello dell’aborto che è regolato per legge. Temi così delicati meritano una particolare attenzione e sensibilità e non possono ridursi a slogan. Il rispetto delle donne consiste anche nell’evitare strumentalizzazioni mediatiche” ha commentato invece la giunta capitolina.
E voi Unimamme cosa ne pensate di tutta questa faccenda?
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