Povertà infantile in Italia: i numeri di un dramma che mette a rischio il futuro del Paese. Un problema gravissimo, finora sottovalutato.
Ci siamo già occupati in diverse occasioni della povertà infantile in Italia. Un fenomeno drammatico, di proporzioni enormi, che se non verrà affrontato subito a livello governativo, con misure d’urto efficaci, rischia di compromettere per sempre il futuro dell’Italia, Paese già segnato dalla forte denatalità.
La povertà dei bambini e ragazzi italiani ha numeri spaventosi, che riflettono in primo luogo la povertà delle loro famiglie: nuclei familiari numerosi, famiglie monogenitoriali o monoreddito, lavori sempre più precari con stipendi sempre più bassi sono le cause principali della povertà minorile e familiare in Italia.
I numeri sulla povertà in Italia sono spaventosi e riguardano anche i minori. Se non si interverrà urgentemente con provvedimenti che sanino questa situazione, l’intero Paese finirà per esserne travolto, compromettendo per sempre il suo futuro. Se alla povertà diffusa aggiungiamo anche la scarsa natalità, le previsioni sul futuro dell’Italia sono più che pessimistiche.
Crisi economica, elevata disoccupazione, precarietà diffusa, lavori mal pagati e scarse misure di welfare sono tra le cause dell’aumento della povertà in Italia, che comprensibilmente hanno accresciuto il senso di disagio e di rancore nella popolazione.
L’Italia viene messa in guardia di continuo dai demografi, per il bassissimo indice di natalità. Ma risulta difficile capire come riprendere a fare più figli di fronte al bassissimo tasso di occupazione femminile in Italia e di fronte alle continue discriminazioni delle donne sul lavoro: i colloqui di lavoro con domande intrusive sulla vita privata, le minacce, i ricatti, le dimissioni in bianco. Alcune leggi sono intervenute ad arginare questa deriva, ma sono state sufficienti. Il tasso di occupazione femminile in Italia è al 48,8%, uno dei più bassi in Europa, peggio di noi fa solo la Grecia. Il dato corrisponde alle ultime rilevazioni Istat e si riferisce al giugno 2017 ed è perfino positivo, perché si tratta del record storico di donne occupate in Italia.
Poche donne che lavorano significa meno figli, meno figli significa una società più povera, come meno cittadini a sostenere sanità e pensioni. Poche donne che lavorano significa famiglie monoreddito, in cui solo il padre porta a caso lo stipendio, e dunque più povere.
L’occupazione e la retribuzione del lavoro femminile hanno un impatto molto forte sulla demografia e sulla ricchezza di una nazione. Non considerare questi fattori significa ipotecare il futuro o meglio buttarlo via in un pericoloso gioco d’azzardo in cui le possibilità di vittoria sono remote.
Dunque nel nostro Paese ci sono quasi 5 milioni di individui in condizione di povertà assoluta. Di questi un numero importante sono minori: 1 milione e 292 mila sono i bambini in povertà assoluta in Italia, secondo i dati di Save the Children che denuncia anche problemi scolastici per questi minori.
Un rapporto del 2017 della Commissione europea, “Progress across Europe in the implementation of the 2013 EU Recommendation on ‘Investing in children: Breaking the cycle of disadvantage’ A study of national policies“, denuncia che in Italia il 33% dei minori si trova in una condizione di elevato rischio di povertà assoluta.
La povertà genera nuove povertà, come spiega IlSole24Ore, e la mancanza di opportunità e occasioni di lavoro ha fatto precipitare i giovani italiani nel vortice dell’inattività: i neet (not in education, employment or training), ovvero i ragazzi che non studiano e non lavorano sono in Italia il 20% dei giovani tra i 15 e i 24 anni (dati della Commissione europea riferiti al 2016).
Un quadro drammatico, che peggiorerà le condizioni di lavoro, istruzione, formazione, cultura, benessere e salute di un’intera popolazione se non si interverrà per invertire la tendenza a partire dal lavoro per i giovani e dalle condizioni di occupazione.
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