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Un bambino di 10 anni tenta il suicidio ma sopravvive stupendo i medici

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Maria Sole Bosaia

Un bambino di 10 anni ha tentato il suicidio e la mamma condivide un messaggio importante.

Un bambino di 10 anni tenta il suicidio: la sua storia e il suo messaggio

Amber Traxler è una mamma di 5 bambini americana che ha deciso di condividere la storia del figlio per aumentare la consapevolezza.

Nel giugno del 2006 mio figlio ha provato a togliersi la vita a 10 anni. Stava passando un periodo duro, gli mancava suo nonno che era morto l’anno prima. Quando è stato trovato non aveva più polso ed è rimasto per quasi una settimana attaccato ai macchinari per il sostegno alla vita e senza mostrare segni di attività al cervello o miglioramenti.

Mai nemmeno in un milione di anni avrei pensato che il suicidio potesse attraversare la mente di mio figlio, è sempre stato un bambino felice pieno di amore e di vita. Dopo che suo nonno è morto è diventato più arrabbiato, facile a irritarsi e si è aggravato velocemente. Ho pensato che non ci fosse niente di inusuale, ho pensato che attraversasse una fase come tutti i preadolescenti , normale per la maggior parte dei ragazzi della sua età. Diceva che andava tutto bene.

Un giorno la mamma di Jared ha organizzato un falò con la sua mamma. A un certo punto la nonna del ragazzino ha chiamato il nipote che si trovava nella stanza degli ospiti, ma questi non le ha risposto.

Lei ha provato ad aprire la porta degli ospiti per capire perché la ignorasse. Non la stava ignorando. La porta era bloccata, ho dovuto prendere la chiave. Non dimenticherò mai il modo in cui ha gridato. Il mio cuore mi è balzato in gola e ho capito istantaneamente che c’era qualcosa che non andava. Mio figlio si era impiccato e l’espressione del suo viso rimarrà per sempre nella mia mente. Era scuro violaceo con sangue intorno alle labbra.

Era in ginocchio piegato in avanti. Il mio bambino era morto.

Ero incinta alla 30° settimana della mia figlia minore quindi non c’era molto che potessi fare a parte gridare aiuto mentre mia mamma e mia sorella lo tiravano giù. Ho trascorso 10 minuti a gridare aiuto per strada: “mio figlio non c’è più.” Ero sotto shock. Sono tornata nella stanza e ho visto che mia mamma era riuscita a farlo respirare di nuovo ma lui soffriva.”

In ospedale il ragazzino è stato attaccato a molti macchinari. “Volevo solo tenere stretto il mio bambino mi sentivo come se lo avessi deluso. Come mamma avrei dovuto vedere i segnali di allarme, avrei dovuto saperlo, ma non l’avevo fatto“.

“Mi aspettavo il peggio. Non riuscivano a tenere la sua temperatura stabile e facevano fatica a tenerla regolata. La sua temperatura cedeva e loro cercavano di scaldarlo. Poi è arrivata la febbre e gli hanno messo una coperta per raffreddarlo. Aveva i brividi e questo mi spezzava il cuore. Volevo saltare nel letto e riscaldarlo. Ma non potevo”.

I medici hanno dovuto indurre il coma al bambino per farlo guarire.

“Ho trascorso ogni secondo seduta su una sedia vicino a lui gli unici momenti in cui mi sono assentata sono stati per mangiare qualcosa e fare una doccia. Fissavo il mio prezioso bambino con le lentiggini mentre gli accarezzavo i capelli. Gli ho detto che se poteva sentirmi che ero lì accanto a lui e che non l’avrei lasciato. Lo amavo tantissimo e  avevo bisogno che ce la facesse.

Non posso spiegare le sensazioni che ho provato quando si è svegliato. Dio ha sentio i miei pianti, tutte le mie preghiere e le preghiere da guerriera. Questo è senza dubbio un intervento divino. Lui è davvero un combattente. Ha lottato per sopravvivere. Aveva dei graffi sul retro del collo per aver cercato di togliere la corda ma alla fine è svenuto e ha smesso di respirare.

Dio non mi ha benedetto solo una volta con mio figlio, ma due. Sono contenta che mio figlio ce l’abbia fatta perché senza di lui sarei stata persa.”

Questa mamma ha poi condiviso il messaggio del figlio per tutti…

Il suicidio non ha stagioni. La consapevolezza dovrebbe esserci ogni giorno. Ciao sono Jared e questa è la mia storia.

Tre anni fa sono entrato nella stanza di mio nonno per chiedere di poter prendere in prestito un bastone per la pesca. Ho camminato verso il letto per svegliarlo ma ho scoperto che era morto. Avevo 9 anni.

Non ho mai raccontato a nessuno come mi sentivo. Dicevo solo che mi mancava ma non come mi sentissi nel profondo. La depressione. Un anno dopo, a qualche giorno di distanza dall’anniversario, ho preso una decisione permanente su uno stato emotivo temporaneo. Ho provato a suicidarmi

Mia nonna mi ha chiamato e ha gridato aiuto. Non avevo polso. Mia nonna ha lavorato su di me mentre mia mamma ha segnalato a qualcuno di chiamare il 911.

Ci sono voluti 30 minuti prima che arrivasse aiuto. Mi hanno attaccato a macchinari di sostegno e una settimana dopo hanno detto: il suo cervello è morto. Mi hanno detto che se anche mi fossi svegliato la qualità della mia vita sarebbe stata quasi zero. Dopo qualche minuto di questa conversazione con la mia famiglia mi sono svegliato. I giorni seguenti sono stati confusi. Ho dovuto reimparare cose come camminare e alimentarmi da solo. I medici mi hanno detto che medicalmente non dovrei essere qui. Non possono spiegarlo. Nessuno sopravvive a ciò a cui sono sopravvissuto, nessuno sopravvive per parlarne.

Ringrazio Dio ogni giorno per avermi ritenuto degno di riportarmi indietro e che non sono io a decidere quando è il momento di andare.

Sono qui per fartelo sapere. Tu sei importante. Non importa quanto sia piccolo o grande il tuo fardello. Parla con qualcuno. Non lasciare vincere la depressione, ci sono e ci saranno giorni migliori. Trova qualcosa che ti piace fare quando sei triste. Io vado a pescare, poi penso al bene e a quanto sono benedetto”.

E voi Unimamme, cosa ne pensate di questa storia raccontata da questa mamma su Love What Matters?

Non sottovalutiamo alcuni segnali. Per questo vi lasciamo con un approfondimento sul suicidio infantile.

Maria Sole Bosaia

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