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Vaccini multipli: non sovraccaricano il sistema immunitario

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valeria bellagamba
Vaccino (iStock)

Vaccini multipli: non sovraccaricano il sistema immunitario. la conferma dalla scienza

La preoccupazione più diffusa tra i genitori dei bambini che devono essere vaccinati è se i vaccini multipli, come esavalente e quadrivalente, possano danneggiare o sovraccaricare il sistema immunitario. Si tratta di una preoccupazione molto diffusa e che spesso rende tante famiglie restie a far vaccinare i propri figli oppure le induce a rimandare la vaccinazione.

Le evidenze scientifiche hanno già dimostrato la sicurezza dei vaccini polivalenti, ma le rassicurazioni non sono mai troppe, anzi sono sempre utili. Su questo tema ha fatto chiarezza l’Istituto Superiore di Sanità su Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica.

I vaccini multipli sono sicuri

Ma così tutti insieme, non sono troppi? Non indeboliscono il sistema immunitario?“, quante volte genitori preoccupati hanno rivolto queste domande ai medici? Quante volte l’avete fatto voi o l’avete anche solo pensato, unimamme? Sono domande assolutamente legittime, soprattutto a seguito dell’aumento del numero dei vaccini somministrati nei primi anni di vita del bambino tramite vaccini polivalenti, alcuni dei quali sono obbligatori altri solo raccomandati. Pensiamo al vaccino esavalente (contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B, Haemophilus influenzae tipo b) somministrato già a 3 mesi, con la prima dose, mentre il trivalente o quadrivalente (contro morbillo, parotite, rosolia e varicella) si inizia tra i 13 e il 15 mesi. Tenendo conto dei vari richiami e dei vaccini consigliati contro rotavirus, meningococco B e C e pneumococcico coniugato, comincia a trattarsi di un bel numero.

Quindi, le preoccupazioni dei genitori sono assolutamente normali e gli operatori sanitari devono fornire risposte possibilmente semplici, basate sulle evidenze, che li aiutino a capire.

Vaccini obbligatori (iStock)

I vaccini oggi disponibili, rassicura Epicentro, sono estremamente purificati e controllati nella composizione e nel numero di antigeni (in genere dell’ordine delle unità) e, nonostante il numero di malattie infettive contro cui si esegue la vaccinazione nei primi due anni di vita sia aumentato rispetto a qualche decennio fa, il numero massimo di antigeni attualmente somministrati è inferiore a quello che i bambini italiani ricevevano in passato. Secondo i calcoli, sommando tutti i vaccini somministrati nei primi due anni di vita si giunge a un numero complessivo di circa 250 antigeni. Invece, qualsiasi malattia infettiva causata da un singolo agente patogeno comporta l’esposizione dell’organismo a migliaia di antigeni.

Già a due mesi di età il sistema immunitario del bambino è in grado di rispondere alla vaccinazione. Aspettare a vaccinare dunque non serve ad aumentare la sicurezza dell’atto vaccinale. Anzi, rimandare le vaccinazioni può comportare dei rischi, perché si prolunga il periodo in cui il bambino è esposto alle infezioni prevenibili con vaccino e alcune malattie sono molto più pericolose se contratte nei primi mesi di vita, con esiti anche letali.

Non bisogna dimenticare poi i vantaggi dell’uso dei vaccini multipli:

  • ridotto numero di sedute vaccinali necessarie, con un minore stress per i piccoli;
  • rischio ridotto di reazioni avverse;
  • minore impegno per le famiglie ;
  • minor carico dei centri vaccinali.

Le vaccinazioni multiple non indeboliscono né sovraccaricano il sistema immunitario. Se questo accadesse si dovrebbe verificare un aumento delle infezioni a seguito delle vaccinazioni.

Per rispondere in modo completo e dettagliato alle preoccupazioni dei genitori, nel 2013, l’Institute of Medicine, ora National Academy of Medicine, aveva sottolineato la necessità di effettuare ulteriori studi sui vaccini multipli.

La risposta l’ha data uno studio danese che ha dimostrato che non esistono evidenze che l’esposizione ad antigeni multipli sia associata ad un aumentato rischio per malattie infettive non prevenibili da vaccinazione.

Di recente, uno studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato sulla prestigiosa rivista Jama (Journal of the American Medical Association) è giunto alla stessa conclusione. Si tratta di uno studio caso-controllo all’interno di una vasta coorte di 495.193 bambini, nati dal 1° gennaio 2003 al 31 settembre 2013, e condotto da parte di 6 organizzazioni sanitarie partecipanti al Vaccine Safety Datalink, il progetto di ricerca creato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi per condurre studi epidemiologici sulla sicurezza dei vaccini.

I ricercatori si sono domandati se l’esposizione a vaccini multipli nei primi 23 mesi di vita del bambino è associata ad un aumentato rischio di infezioni diverse da quelle prevenibili con vaccinazioni?

Gli autori dello studio hanno selezionato:

  • 193 casi di bambini di età 24-47 mesi con una diagnosi confermata di infezione non prevenibile con la vaccinazione (come infezioni delle alte e basse vie respiratorie, infezioni gastrointestinali e altre malattie virali e batteriche),
  • e 751 bambini del gruppo di controllo senza tali infezioni.

Poi hanno confrontato l’esposizione antigenica cumulativa media nei primi 23 mesi di vita nei due gruppi.

I risultati dello studio hanno dimostrato che l’esposizione ad antigeni vaccinali è stata simile nei due gruppi (esposizione media cumulativa casi vs controlli 240,6 vs 242,9, con una differenza non statisticamente significativa). Gli autori hanno concluso che tra bambini di età tra 24 e 47 mesi con infezioni non prevenibili da vaccinazioni non sono state rilevate differenze significative nell’esposizione antigenica cumulativa nei primi 23 mesi, stimata rispetto ai bambini senza infezioni.

Pertanto i risultati danno un’ ulteriore conferma della sicurezza degli attuali calendari vaccinali. Dello studio americano vi abbiamo già parlato nei mesi scorsi, occupandoci degli effetti delle vaccinazioni multiple sul neonato.

valeria bellagamba

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