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Scuola

Cellulari vietati a scuola: la decisione drastica della Francia

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valeria bellagamba
Telefono cellulare a scuola (iStock)

Cellulari vietati a scuola: la decisione drastica della Francia. Il divieto stabilito per scuole elementari e medie a partire dal prossimo anno scolastico.

Una decisione che era stata già annunciata da tempo e che faceva parte anche del programma elettorale del presidente Macron: la Francia ha vietato i telefoni cellulari a scuola. C’è chi esulta e chi invece considera il provvedimento inutile e retorico.

L’Assemblea nazionale francese ha approvato lo scorso 7 giugno 2018 la proposta di legge presentata dalla maggioranza di governo, La République En Marche (LREM), per introdurre “divieto effettivo” dei telefoni cellulari nelle scuole elementari e medie francesi dall’inizio del prossimo anno scolastico. Secondo il governo si tratta di un “segnale alla società” e a favore della legge oltre al partito di Macron LREM hanno votato i Centristi del MoDem e UDI. I partiti di opposizione, invece, hanno definito la legge “inutile”, addirittura un “imbroglio”, o un’operazione pubblicitaria”.

Telefoni cellulari vietati a scuola

Tutti sappiamo quanto siano disturbanti i telefoni cellulari o gli smartphone in classe. I ragazzi non seguono le lezioni e si distraggono per inviare messaggi o pubblicare l’ultimo post sul loro social preferito (dai ragazzi Snapchat e Instagram, mentre Facebook ormai è un social da “vecchi”). Peggio ancora quando il cellulare diventa una sorta di arma per riprendere scene di bullismo o atti di violenza contro compagni o insegnanti per poi pubblicarle sul web. Casi di cui purtroppo la cronaca si è riempita negli ultimi tempi.

Usare il cellulare a scuola per motivi personali è sicuramente sbagliato, ma proviamo a pensare all’uso didattico che può esserne fatto, attraverso app specifiche o mappe interattive per accompagnare e rendere più efficace e stimolante la lezione. Insomma il male non sta tanto nell’oggetto, quanto piuttosto sul suo utilizzo. Lo smartphone è uno strumento dalle infinite potenzialità, che può essere di aiuto anche nello studio purché se ne faccia un uso corretto e si eviti ogni abuso.

In questo ultimo senso la ormai ex Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ne aveva proposto l’utilizzo a scuola. La ex Ministra aveva istituito un gruppo di lavoro per stilare nuove linee guida sull’uso dello smartphone, ma anche del tablet a scuola. Subito era stata investita da una marea di polemiche, molte in verità fine a se stesse.

Gli esperti nominati dalla Fedeli hanno stilato un decalogo sull’uso dei dispositivi mobili in classe che è stato poi inviato alle scuole.

Il decalogo del MIUR (BYOD – Bring Your Own Device)

  1. Ogni novità comporta cambiamenti.
    Ogni cambiamento deve servire per migliorare l’apprendimento e il benessere delle studentesse e degli studenti e più in generale dell’intera comunità scolastica.
  2. I cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi e utilizzati per il raggiungimento dei propri scopi.
    Bisogna insegnare a usare bene e integrare nella didattica quotidiana i dispositivi, anche attraverso una loro regolamentazione. Proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione. A questo proposito ogni scuola adotta una Politica di Uso Accettabile (PUA) delle tecnologie digitali.
  3. La scuola promuove le condizioni strutturali per l’uso delle tecnologie digitali.
    Fornisce, per quanto possibile, i necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso responsabile dei dispositivi personali (BYOD). Le tecnologie digitali sono uno dei modi per sostenere il rinnovamento della scuola.
  4. La scuola accoglie e promuove lo sviluppo del digitale nella didattica.
    La presenza delle tecnologie digitali costituisce una sfida e un’opportunità per la didattica e per la cultura scolastica.
    Dirigenti e insegnanti attivi in questi campi sono il motore dell’innovazione. Occorre coinvolgere l’intera comunità scolastica anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale.
  5. I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine.
    È la didattica che guida l’uso competente e responsabile dei dispositivi. Non basta sviluppare le abilità tecniche, ma occorre sostenere lo sviluppo di una capacità critica e creativa.
  6. L’uso dei dispositivi promuove l’autonomia delle studentesse e degli studenti.
    È in atto una graduale transizione verso situazioni di apprendimento che valorizzano lo spirito d’iniziativa e la responsabilità di studentesse e gli studenti. Bisogna sostenere un approccio consapevole al digitale nonché la capacità d’uso critico delle fonti di informazione, anche in vista di un apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
  7. Il digitale nella didattica è una scelta: sta ai docenti introdurla e condurla in classe.
    L’uso dei dispositivi in aula, siano essi analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni.
  8. Il digitale trasforma gli ambienti di apprendimento.
    Le possibilità di apprendere sono ampliate, sia per la frequentazione di ambienti digitali e condivisi, sia per l’accesso alle informazioni, e grazie alla connessione continua con la classe. Occorre regolamentare le modalità e i tempi dell’uso e del non uso, anche per imparare a riconoscere e a mantenere separate le dimensioni del privato e del pubblico.
  9. Rafforzare la comunità scolastica e l’alleanza educativa con le famiglie.
    È necessario che l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle questioni relative all’uso dei dispositivi personali. Le tecnologie digitali devono essere funzionali a questa collaborazione. Lo scopo condiviso è promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili.
  10. Educare alla cittadinanza digitale è un dovere per la scuola.
    Formare i futuri cittadini della società della conoscenza significa educare alla partecipazione responsabile, all’uso critico delle tecnologie, alla consapevolezza e alla costruzione delle proprie competenze in un mondo sempre più connesso.

Non un semplice uso del telefonino in classe, dunque, ma un utilizzo consapevole, a scopo didattico, con l’obiettivo di educare e di formare cittadini consapevoli all’uso delle tecnologie. La Ministra Fedeli del resto aveva già spiegato: “Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto”, precisando che l’uso dei dispositivi elettronici in classe “è autorizzato solo a scopo didattico, non per chiamate o messaggi”.

L’ultima regolamentazione dell’uso del cellulare in classe in Italia risale al 2007, quando era ministro Giuseppe Fioroni che con una circolare vietò l’uso dei telefonini in classe. “Dovere specifico di ciascuno studente non utilizzare il telefono cellulare in classe e altri dispositivi elettronici, durante lo svolgimento delle attività didattiche” si legge nella circolare, nella quale si prevedono anche “sanzioni disciplinari appositamente individuate per ciascun istituto scolastico”. La linea più morbida della Fedeli, tuttavia, non ha eliminato il divieto del cellulare in classe per usi personali.

Approccio completamente diverso, invece, è quello adottato dalla Francia che ha vietato con legge l’uso di telefonini, smartphone e dispositivi elettronici in classe nelle scuole elementari e medie francesi. L’utilizzo del cellulare sarà consentito solo ai docenti.

Che ne pensate unimamme? Preferite la linea dura della Francia o quella italiana che prevede eccezioni all’uso del cellulare a scuola?

valeria bellagamba

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