Malato di Hiv ha rapporti non protetti con oltre 200 partner in tutta Italia. Scattano le ricerche delle presunte vittime.
Un caso che ha scosso tutta Italia e ha fatto ripiombare nel terrore dell’Aids. Una malattia a cui non si pensa quasi più, ma che rimane un pericolo concreto. Oggi grazie ai farmaci quasi più nessuno si ammala di Aids, perché il virus dell’Hiv può essere tenuto sotto controllo. A patto però che ci si curi e che il virus venga diagnosticato in tempo. Purtroppo molte persone non sanno di aver contratto l’Hiv e prima della diagnosi passa molto tempo.
Un trentaseienne della provincia di Ancona è stato arrestato il 12 giugno 2018 dalla polizia a seguito della denuncia della fidanzata che lo ha accusato di averle trasmesso il virus dell’Hiv tramite rapporti sessuali non protetti. I due avevano una relazione dall’inizio dell’anno, un rapporto stabile dal punto di vista della donna, che pertanto l’aveva fatta sentire sicura nell’avere rapporti non protetti con il nuovo compagno. I due, peraltro, si conoscevano già da qualche anno.
I problemi sono iniziati in primavera, quando la donna si è ammalata di quella che sembrava una normale influenza, con un fastidioso mal di gola. Le cure che vengono normalmente somministrate in questi casi non avevano però avuto effetto. La donna continuava a stare male, ad avere la febbre e l’insistente mal di gola. Approfondendo il proprio stato di salute con visite ed esami, la donna ha scoperto di essere sieropositiva. Non avendo avuto altre relazioni sessuali, né avendo tenuto comportamenti a rischio di contrazione del virus dell’Hiv, la donna ha chiesto subito spiegazioni al fidanzato, che all’inizio è stato evasivo, poi ha confermato e infine negato di essere sieropositivo.
Scioccata da quello che le era accaduto, la vittima si è rivolta ad un avvocato e ha subito sporto denuncia presso la Procura della Repubblica di Ancona, che ha avviato immediatamente le indagini per scongiurare ulteriori contagi. L’uomo, messo davanti alle sue responsabilità, aveva detto alla fidanzata che l’Aids non esiste, che è “un complotto delle cause farmaceutiche” e sono i farmaci che uccidono. Comprensibile, dunque, che gli investigatori avessero fretta di raccogliere elementi sull’uomo, per evitare che contagiasse altre persone con il suo comportamento irresponsabile.
Esaminate le cartelle cliniche e raccolti i dati necessari sul 36enne per ottenere un provvedimento a suo carico, la polizia lo ha arrestato su disposizione del pm di Ancona nella casa dei genitori dove viveva.
Si è scoperto che il giovane è affetto da virus di Hiv da circa 10 anni, non si è sottoposto ad alcun trattamento contro il virus e che la compagna morta lo scorso anno, con la quale ha avuto una bambina che oggi ha sette anni, sarebbe morta a causa del virus. La giovane sarebbe stata contagiata dal 36enne e quindi convinta, sempre sulla base di teorie negazioniste, a non curarsi. Un comportamento folle che l’ha fatta ammalare di Aids e poi ne ha causato la morte per una delle patologie collegate alla malattia.
Eppure oggi l’Aids si può evitare. Grazie ai farmaci antiretrovirali è possibile fermare il decorso del virus Hiv e impedire che si formi l’immunodeficienza, che poi causa la morte per qualunque infezione. Il problema è che il virus dell’Hiv non sempre mostra i suoi sintomi subito ed è perfettamente normale che una persona pur sieropositiva non sviluppi sintomi anche per anni e appaia sana. Questa circostanza è un problema perché può accadere che le persone non sappiano di essere infette e quindi assumano comportamenti rischiosi anche per altri. Inoltre, essere sieropositivi senza saperlo per lungo tempo può far scoprire la malattia quando è troppo tardi.
Per questi motivi, i medici e le autorità sanitarie non si stancano mai di ripetere di avere sempre rapporti sessuali protetti, utilizzando il preservativo, soprattutto quando si tratta di rapporti occasionali, e di non temere di sottoporsi al test dell’Hiv, che è un semplice esame che rimane riservato ma che può salvarci la vita.
Quello che è sconcertante nel caso del giovane sieropositivo di Ancona è che l’uomo si è comportato in modo assolutamente irresponsabile, se non criminale, tanto che i media lo hanno già chiamato “l’untore”. L’uomo, che potrebbe aver contratto l’Hiv da un rapporto occasionale non protetto, ha contagiato la compagna e madre di sua figlia – la bambina per fortuna non è sieropositiva – e le avrebbe impedito di curarsi o l’avrebbe convinta a non farlo, poi a nemmeno un anno dalla morte della compagna si è trovato una nuova fidanzata e ha contagiato anche lei, senza preoccuparsi minimamente dei danni che avrebbe potuto causarle. Ma c’è di più.
Al momento dell’arresto, quando la polizia si è presentata in casa sua per portarlo in carcere ed effettuare le perquisizioni di rito, il giovane quasi in aria di sfida ha detto agli agenti: “Se credete davvero che l’Aids esiste procedete pure alla perquisizione e portatemi in carcere“. L’uomo ha anche ammesso senza battere ciglio di aver avuto in questi anni 228 rapporti sessuali, non protetti. L’ultimo lo ha avuto il giorno prima di essere arrestato.
Il numero elevato di rapporti sessuali è stato possibile grazie agli incontri sul web, attraverso appositi siti di appuntamenti, dove l’uomo adescava le sue “prede”, sia donne che uomini. Inoltre, il 36enne ha lavorato per anni come autotrasportatore, girando in lungo e largo l’Italia, e intrattenendo relazioni sessuali con persone di diverse regioni. Per questo è scattato subito l’allarme anche a livello nazionale.
In tutti questi anni, l’uomo non ha avuto scrupolo di avere rapporti sessuali con un gran numero di partner, finendo con il tradire e soprattutto infettare mortalmente la compagna con la quale conviveva, madre di sua figlia. Abilmente è riuscito a convincere i suoi partner occasionali, donne e uomini, a non usare il profilattico durante il rapporto. Un comportamento che sembra un disegno diabolico. Fino all’ultima fidanzata, che appena ha scoperto di essere sieropositiva non ha esitato a denunciare l’ormai ex compagno, per impedire che altre persone fossero contagiate: “Sono stata defraudata della libertà di scelta, non voglio che altre donne facciano la mia stessa fine“.
Quando la vicenda è stata resa pubblica, la polizia ha diffuso le generalità e le foto dell’uomo, che si chiama Claudio Pinti, perché in casi come questo prevale l’interesse pubblico a tutela della salute collettiva e volto ad informare le persone che possano aver avuto rapporti con l’uomo. La Squadra Mobile di Ancona ha anche lanciato un appello a tutti coloro che hanno possano avere informazioni utili, invitandoli a farsi avanti
Nel frattempo, l’uomo è stato condotto in carcere con l’accusa di lesioni gravissime dolose. Poi, se dovesse essere dimostrato che la sua ex compagna, morta un anno fa di Aids, sia stata contagiata proprio da lui, si potrebbe aggiungere anche l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Quello che fa impressione in questa vicenda è l’atteggiamento dell’uomo che nega che l’Hiv sia causa dell’Aids e addirittura afferma che non esista. Un comportamento che potrebbe essere una sorta di autodifesa: il non voler accettare la malattia. Ciò non fa venire meno la gravità delle sue condotte sessuali.
L’uomo, che in tutti questi anni non si è curato, potrebbe essere a sua volta vittima del negazionismo dell’Aids, un fenomeno diffuso soprattutto a metà degli anni novanta e con il quale si nega che l’Hiv sia un problema e che causi l’Aids. Purtroppo diversi ciarlatani e anche alcuni ex medici sostengono una tesi del genere in Italia, mentre in alcuni Paesi stranieri il negazionismo dell’Aids ha fatto danni enormi, facendo morire centinaia di migliaia di persone che non si erano curate.
Una vicenda che dimostra ancora una volta che le fake news e le teorie complottiste in campo medico sono pericolosissime e non vanno seguite. “In medicina, le bugie uccidono“, ha commentato sul caso il prof. Roberto Burioni.
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